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Scaramella, a capo della nuova casa editrice Wudz: “Con un libro di Ishiguro inseguiamo ciò che rende umani”


Questa intervista fa parte di una serie di conversazioni con creativi e professionisti che si misurano, ormai ogni giorno, con i vantaggi e i limiti dell’intelligenza artificiale

La nascita di una nuova casa editrice, in un’epoca dominata dai social in cui (almeno apparentemente) si legge sempre meno, è un piccolo miracolo. Stavolta è avvenuto advertisement Arezzo, da una costola dell’etichetta discografica Woodworm che pubblica gli album di artisti italiani notevoli. Tra questi Malika Ayane, La Rappresentante di Lista e i Ministri.

Il Ceo di Woodworm, Marco Gallorini, qualche tempo fa ha pensato che sarebbe stato bello fare un po’ di spazio ai libri. E così ha affidato a Damiano Scaramella, un giovane editor con un lungo trascorso a Il Saggiatore, la guida di Wudz, una casa editrice che debutta al Guide Pleasure di Milano, a marzo prossimo, con tre titoli. Tra questi c’è un saggio firmato da Hiroshi Ishiguro che ha attirato la nostra attenzione. Si intitola “Come costruire un essere umano” e mette insieme le osservazioni dell’ingegnere giapponese che ha dedicato gran parte della sua vita lavorativa alla creazione di un umanoide il più possibile simile a una persona in carne e ossa.

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Ishiguro, che è stato ospite dell’ultima Italian Tech Week che si è svolta a Torino, è un fervido sostenitore della futura simbiosi tra uomini e avatar, agevolata dagli enormi passi in avanti fatti dall’intelligenza artificiale. Ishiguro è una figura affascinante, un luminare della robotica. “Ma ho sempre avuto la sensazione che in Italia fosse un po’ sottovalutato” dice Scaramella. “E così – aggiunge – ho provato a includerlo nel nostro piano editoriale”.

Appear ci è riuscito?

“In un modo molto ingenuo, forse: gli ho scritto una mail con parole di stima”.

Ha funzionato?

“Sì, mi ha risposto indirizzandomi a un testo che period stato appena pubblicato in Giappone, una sorta di diario di bordo che ha tenuto for every 30 anni, dove ha annotato tutte le osservazioni sugli androidi a cui ha lavorato”.

Cosa le è piaciuto del libro di Ishiguro?

“Io lo definisco il taccuino di un dottor Frankenstein contemporaneo. Non parla semplicemente di un ingegnere che costruisce robotic. Ma di uno scienziato che mentre lavora alle sue creature si accorge che manca qualcosa. Ishiguro intende creare un robotic che gli assomigli, ma capisce che for every farlo provide qualcosa di umano. E nel suo libro racconta proprio la ricerca di quel quid che ci rende esseri umani. È un testo che si può considerare anche filosofico”.

Lei è a capo di una giovane casa editrice in un periodo storico in cui molte parole vengono make dall’intelligenza artificiale. Almeno 100 miliardi di parole al giorno provengono dall’IA di OpenAI, stando a quello che dice Sam Altman. Che idea si è fatto di ChatGpt?

“Mi capita di usarla, talvolta, ma for each me è arrive gli oracoli dell’antica Grecia: non le credo mai del tutto. Non può rispondere, for every esempio, alla domanda più importante”.

Quale sarebbe?

“Un editore deve chiedersi, in questo momento, qual è lo scarto tra ciò che è umano e ciò che è artificiale. E la risposta, secondo noi, si interseca con il lavoro di Ishiguro: lo scarto che può garantire un essere umano è quello dell’immaginazione. Dobbiamo diventare esseri ancora più “pensanti”. E l’IA deve restare uno strumento for every automatizzare i compiti più semplici”.

La preoccupa il fatto che qualcuno potrebbe inviare a Wuds un manoscritto prodotto da un’intelligenza artificiale?

“Siamo ancora nella fase in cui proponiamo noi i lavori a degli autori, ma qualcosa inizia advertisement arrivarci e abbiamo già pensato a strumenti che possano individuare un testo scritto interamente o parzialmente con una IA”.

Ma è davvero così difficile riconoscere un libro scritto dall’IA?

“In realtà no, perché quando leggo un manoscritto mi concentro sull’idea che c’è dietro. Mi interessa capire se è in linea con quella della casa editrice. E questa cosa ChatGpt credo che non riesca a farla”.

L’IA però provide anche a cose buone, non crede?

“Io la uso for every avere informazioni sui mercati un po’ più difficili da monitorare, quelli che non sono dominati da libri in lingua anglofona o francofona. Credo che l’intelligenza artificiale offra  grandi possibilità di conoscenza. Tutto sta nel modo in cui la manipoliamo e la istruiamo, appear dice lo stesso Ishiguro”.

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Lei affiderebbe la valutazione di un manoscritto a una IA?

“L’ho fatto su un mio testo, quasi per gioco. Un romanzo a cui stavo lavorando. Mi ha dato opinions scolastici ma interessanti. Ma non la userei per un testo di  Wudz. Ci sono valutazioni che non sono così speedy for each una macchina. Ci sono for each esempio scelte stilistiche di un romanzo, che lo caratterizzano, e che ChatGpt invece può trovare sbagliate. Nel mio caso ChatGpt non è stato un editor eccezionale ma sono curioso di riprovarci”.

Perché l’IA non potrà mai essere un buon editor?

“La concezione che abbiamo di qualsiasi esperienza lavorativa è non restare mai uguali a sé stessi. Succede anche in Wudz. Molte volte il libro che non avremmo mai pubblicato, un mese prima, diventa invece un testo improvvisamente importante per costruire un pezzetto del nostro mondo. Il nostro lavoro è aperto a una metamorfosi continua, qualcosa che una macchina non sarebbe mai in grado di fare. Una macchina non cambierebbe mai rotta verso isole e posti nuovi. Questa è una qualità che penso sia ancora molto umana”. 

Da dove viene il nome Wudz?

“È la trascrizione fonetica della parola inglese ‘woods’, vale a dire ‘foreste’. I nostri libri copriranno temi molto diversi tra loro ma accomunati da uno stesso habitat culturale. Un po’ appear elementi molto differenti tra loro convivono nello stesso ecosistema ospitato da grandi foreste”.

Lei occur si è innamorato dell’editoria?

“Ho una laurea in Filologia, non credevo che avrei lavorato in una casa editrice. Ma poi ho fatto uno stage a Il Saggiatore e ci sono rimasto dieci anni. Mi è piaciuta proprio la possibilità di conoscere e toccare temi molto diversi, avere una visione aerea delle cose, e proprio questa visione è ciò che voglio trasferire a Wudz”.



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Written by bourbiza mohamed

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