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LONDRA — La chiamano “la rivolta delle tessitrici”: 150 fabbriche ferme, 11mila operaie denunciate, almeno tre morti. Saccheggi e proteste hanno paralizzato il settore, protagonista di una trasformazione sociale che ha portato enormi benefici al Bangladesh ma anche motivo di ripetute accuse di sfruttamento all’industria occidentale dell’abbigliamento. Per adesso il risultato è uno sciopero a tempo indeterminato che aggiunge incertezza alle elezioni in programma nel gennaio prossimo in questa ex-colonia britannica che è l’ottavo Paese più popoloso del mondo, la terza maggiore nazione islamica e la seconda più forte economia dell’Asia meridionale.