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Trova il Mio Dispositivo, come funziona la risposta di Google a Dov’è di Apple

Nato nel 2013 per aiutare le persone a ritrovare i loro dispositivi Android rubati o smarriti, migliorato e rinominato Find My Device nel 2017, il servizio Trova il Mio Dispositivo è stato completamente aggiornato da Google nel 2024 e adesso è accessibile anche in Italia, dopo il primo debutto solo in Canada e negli Stati Uniti.

 

Intorno alla metà di maggio, gli italiani con un account su Gmail hanno iniziato a ricevere le mail che li informavano che “i tuoi dispositivi Android entreranno presto a far parte della rete di Trova il Mio Dispositivo”: qui vediamo che cosa significa, come si usano le nuove funzionalità e anche come nascondere i propri dispositivi, se non si vuole essere aiutati (e aiutare) nel loro eventuale ritrovamento.

 

 

Trovare il cellulare anche se è offline

Come probabilmente si capisce, infatti, Trova il Mio Dispositivo serve appunto a questo: a trovare gli smartphone e i tablet (ma anche cuffie, auricolari, smartwatch) di cui si sono perse le tracce, o per distrazione o perché sono stati rubati. La novità sostanziale è che in qualche modo tutto funziona a prescindere dalle condizioni di connessione dei device: non serve necessariamente che siano accesi per trovarne le tracce, perché Google dovrebbe essere in grado di ricavarne la posizione “anche se sono offline”.

 

Per farlo, esattamente come fa Apple con la funzione Dov’è per gli iPhone e gli AirTag, vengono utilizzati il Bluetooth e i dati di prossimità: l’azienda spiega che “Trova il Mio Dispositivo userà la rete di oltre un miliardo di dispositivi della community Android e memorizzerà le posizioni recenti dei dispositivi” per poi tentare di localizzare quello che interessa a uno specifico utente. Nella pratica, funziona così: “I dispositivi che fanno parte della rete utilizzano il Bluetooth per scansionare i prodotti nelle vicinanze. Se altri dispositivi rilevano i tuoi prodotti, le posizioni in cui sono stati rilevati vengono inviate in modo sicuro a Trova il Mio Dispositivo”. La cosa funziona nelle due direzioni, perché “i tuoi dispositivi Android si comportano nello stesso modo per aiutare gli altri a trovare i loro prodotti offline quando vengono rilevati nelle vicinanze”.

 

Insomma, e detto in parole semplici: ogni device è come un’antenna discreta che rilascia segnali sul posizionamento e se il dispositivo smarrito o rubato passa accanto a una di queste antenne viene rilevato e può essere individuato attraverso Trova il Mio Dispositivo.

 

 

 

Come funziona l’app Trova il Mio Dispositivo

Il cuore di tutto è un’app (ma c’è anche questa pagina online) al cui interno sono elencati tutti i dispositivi associati al proprio account di Gmail che sono compatibili: si può cliccare su ognuno per vedere alcune informazioni fondamentali sulla batteria e la rete cui è eventualmente collegato, conoscerne la posizione, ricevere indicazioni stradali per raggiungerlo, farlo suonare (anche se è silenziato) ed eventualmente contrassegnarlo come smarrito e attivare la voce Proteggi dispositivo.

 

Quest’ultima opzione permette sia di bloccare il device con un codice numerico sia di scollegare il proprio account, così che i nostri dati siano al sicuro se non venisse più ritrovato: è un po’ come bloccare la carta di credito in caso di smarrimento. Inoltre, si può fare sì che sul display vengano mostrati un messaggio e un numero di telefono, che potrebbero essere utili per la persona che lo ritroverà.

 

Funziona tutto molto bene, quando funziona: nel nostro breve test siamo riusciti a individuare (mentre erano spenti) la posizione di più o meno tutti i device, tranne che dell’Asus Zenfone 11 Ultra che abbiamo provato di recente e che è ancora nella nostra disponibilità e dell’ultimo Pixel 8A (questo). Che è una cosa molto strana, sia perché il telefono è parecchio recente sia perché proprio i Pixel dovrebbero essere quelli meglio compatibili con Trova il Mio Dispositivo. Da Google ci hanno confermato che “la nuova funzionalità è in distribuzione per più account e per più dispositivi” e che dunque è possibile che non funzioni con la stessa efficacia su ognuno, soprattutto in questa fase iniziale.

 

 

 

Attenzione ai tracker malintenzionati

Ci sono altre cose utili che si possono fare, relativamente a questo, nelle Impostazioni del proprio telefono: accedendo alla sezione Sicurezza e privacy, si può cliccare su Strumenti per la ricerca di dispositivi e poi eventualmente spegnere Trova il mio dispositivo. Questo farà che il nostro dispositivo non possa aiutare gli altri nelle ricerche ma anche che non possa essere aiutato nel ritrovamento, ed è una cosa che onestamente sconsigliamo di fare.

 

Una cosa che invece consigliamo di fare, sempre nello stesso menù, è attivare l’opzione Avvisi sui Tracker Sconosciuti, che permette di ricevere una notifica nel caso in cui qualcuno cercasse di tracciare la posizione del nostro device usando un tracker magari lasciato nella tasca di una giacca, in una borsa o dentro a uno zaino. È un rischio che c’è anche con gli AirTag di Apple e anche Google, come l’azienda di Cupertino, ha appunto messo in piedi alcune contromisure per ridurlo il più possibile.

 

 



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Written by bourbiza mohamed

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