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Leonardo Scarpellini, morto alla Volvo a 24 anni, il nodo delle regole- Corriere.it


di Giuliana Ubbiali

L’imputato che patteggi: non si usava l’aria compressa. Il pm: i colleghi hanno detto il contrario

Le regole operative erano accessibili ai lavoratori dai terminali in reparto, era gi emerso all’udienza del 31 gennaio. Anche la formazione c’era, hanno riferito i testimoni della difesa ieri al processo all’amministratore delegato di Volvo Group Retail Italia, Giovani (nome francese, vive in Francia) Lo Bianco, di 59 anni. Ma il pm Raffaella Latorraca ha sollevato la questione: perch, allora, Leonardo Scarpellini l’ha fatto?

Meccanico, aveva 24 anni quando, il 19 gennaio 2017, mor nell’officina della Volvo Truck, a Boltiere. La sospensione pneumatica che stava sostituendo a un autocarro esplose. La procedura vuole che il cassone venga sollevato con dei martinetti, dei cric idraulici, e che l’aria vada completamente tolta. Scarpellini, stato ricostruito a processo, per spingere la molla — che un cilindro — nel posto giusto si aiut con dell’aria compressa.

Il pm ha rivolto il quesito ad Antonio Pezzano, che ha gi patteggiato 8 mesi. Era il capo meccanico preposto anche alla sicurezza sul lavoro. Ha riferito che chi non seguiva le procedure veniva richiamato. Gli capitato di doverlo fare. Ha spiegato che i giovani affiancavano per un anno i colleghi esperti e seguivano corsi di addestramento. Anche Leonardo, che aveva gi cambiato quelle molle altre volte senza segnalare difficolt. Pezzano ha detto di non aver mai visto qualcuno usare l’aria; le pistole ad aria compressa vengono impiegate per altro, come pulire o svitare i bulloni.

Obiezione del pm, a questo punto: altri colleghi hanno riferito che l’aria compressa veniva usata come l’ha utilizzata Scarpellini. Se qualcuno l’ha fatto — ha ribattuto il testimone — ha agito a sua insaputa. Oltre a Pezzano, ha gi patteggiato la stessa pena anche Dario Notario, preposto manager service. Il punto, ora, stabilire se anche l’ad abbia avuto responsabilit per la morte del ragazzo. Secondo le imputazioni, viol il dovere di richiedere ai lavoratori in officina di osservare le indicazioni operative, non vigil sull’adempimento della procedura e non cur l’adeguata formazione. Dopo l’udienza del 21 febbraio con altri due testimoni, le parti concluderanno il 28 marzo quando, forse, il giudice Patrizia Ingrasc pronuncer la sentenza. Mamma Tina sar l come ieri in fondo all’aula 5 con i familiari. Per mio figlio — disse a margine della scorsa udienza — non me ne perder nemmeno una.

22 febbraio 2023 (modifica il 22 febbraio 2023 | 08:21)



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Written by bourbiza mohamed

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