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Per i chip più nuovi Intel scommette sull’Europa (ma per ora non sull’Italia)


 

L’obiettivo è ribilanciare il mercato mondiale dei semiconduttori, che adesso vede più dell’80% della produzione in Asia. E che invece, secondo Intel, deve poggiare non solo negli Stati Uniti ma anche e soprattutto in Europa. Un obiettivo ambizioso ma che, dopo l’inaugurazione della Fab 34 negli stabilimenti irlandesi di Intel, è sempre più concreto. 

L’azienda, guidata da Pat Gelsinger, un veterano che è tornato dopo venti anni alla guida dell’azienda di Santa Clara e ha ridefinito la strategia commerciale e tecnologica dell’azienda che ha sostanzialmente inventato il mercato dei processori per come lo conosciamo oggi, ha deciso infatti che l’Europa è al centro dei suoi calcoli. E se il discorso per aprire una fabbrica in Italia è ancora affidato alla diplomazia commerciale e alla politica, l’Irlanda gode invece da pochi giorni di un nuovo gioiello dal costo di 7 miliardi di dollari: la nuova Fab 34. Fa parte di una serie di investimenti in Europa per 17 miliardi di dollari e che comprende anche gli altri due “vecchi” stabilimenti del polo di Leixlip, dove avvengono le lavorazioni dei wafer di silicio prodotti nella fabbrica di Magdeburgo, in Germania, che poi verranno assemblati e testati nella fabbrica di Breslavia, in Polonia, in corso di realizzazione. 

La strategia fa parte di una vera rivoluzione interna messa in piedi da Gelsinger, che è stato richiamato a guidare una Intel in difficoltà economiche e strategiche nel 2021 e che ha saputo ritrovare rapidamente una direzione che gli analisti considerano vincenti. Alla base, la scelta di una tecnologia per la produzione dei chip che Intel aveva tralasciato: l’uso della tecnologia made in Europe (è fatta dall’olandese Asml, spin-off di Philips) EUV, Extreme Ultraviolet Lithography, che viene impiegata per la prima volta nella Fab 34 del polo irlandese. 

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La tecnologia di produzione per Meteor Lake

La litografia ultravioletta estrema consente di avviare la produzione di massa di chip su nodo Intel 4 (e poi Intel 3) per preparare i nuovi Intel Core Ultra con architettura Meteor Lake, i processori per computer che arriveranno a dicembre e che permettono il “tile compute”, la nuova generazione di Cpu Intel con un’architettura composta da più “strati” con funzioni diverse. Tra questi, è fondamentale lo strato specializzato per i calcoli necessari all’intelligenza artificiale con bassi consumi. Un “pezzo” di tecnologia che consente di avere i sistemi di machine learning attivi localmente sui dispositivi degli utenti senza bisogno di inviare dati nel cloud per fare le elaborazioni. “Tutta la nostra vita – ha detto Pat Gelsinger – diventa digitale. È la “Siliconomy”. Tutto va sul silicio: non solo la nostra economia ma anche la vita, il tempo libero. I semiconduttori sono fondamentali e il processo produttivo della Fab 34 è fondamentale per trasformare il mondo”. 

L’intelligenza artificiale è destinata a fare parte delle nostre vite, ma il suo motore non sono solo gli algoritmi e i dati necessari ad addestrarla. L’elemento chiave è la potenza di calcolo, cioè i processori, che finora sono stati soprattutto al centro, cioè nel cloud e nei grandi centri di calcolo specializzati. Invece, la mossa di Intel, come quella dei produttori di sistemi concorrenti soprattutto per dispositivi mobili come smartphone e tablet, va nella direzione opposta di portare la potenza di calcolo nei computer degli utenti, alla periferia. Questo vorrà dire sistemi di machine learning più rapidi nelle risposte e meno grattacapi di privacy perché i dati (la voce da riconoscere, le immagini da analizzare) non lasceranno più i dispositivi degli utenti. 

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La fabbrica 34 Intel

L’inaugurazione della Fab 34, la prima fabbrica di processori Intel con tecnologia EUV (Extreme Ultraviolet Lithography) polo irlandese di Leixlip, è una scena di un matrimonio simile a quello che poteva (e forse potrà ancora) essere realizzato in Italia. Assieme a Gelsinger e ai dirigenti di Intel che si sono occupati del progetto ha partecipato anche il Taoiseach irlandese (cioè l’equivalente del primo ministro) Leo Varadkar e la commissaria europea per la stabilità finanziaria Mairead McGuinness, che è anche una compagna di partito, il Fine Gael, di Varadkar.

Una scena importante non solo per la strategia di Intel ma anche per quella irlandese. A fare da involontario testimonial è Dermot Hargaden, general manager per l’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) dell’azienda. Irlandese, nato a pochi chilometri dal sito dove da trent’anni sorge il complesso di Intel, ci ha spiegato che da ragazzo ha deciso di studiare ingegneria e trovato lavoro in Irlanda proprio grazie alla prima fabbrica Intel. “Altrimenti – dice – come molti prima di me sarei andato a lavorare all’estero: nel Regno Unito o negli Stati Uniti”.

Intel, infatti, è parte di un cambiamento dell’economia irlandese radicale avvenuto negli ultimi quarant’anni. “Intel è venuta in Irlanda nel 1989 – ha detto Varadkar – quando ogni anno più di 70mila persone, il 2% della popolazione, lasciava l’Irlanda per trovare lavoro altrove. Oggi il quadro è molto diverso: non solo gli irlandesi non vanno più via, ma moltissime persone vengono da tutta Europa e da tutto il mondo a cercare una opportunità qui. E anche moltissimi irlandesi tornano a casa. Inoltre, viviamo in un momento di incredibili sfide, grandissime novità, dall’intelligenza artificiale alla robotica, e l’Irlanda può avere e ha un ruolo importante in tutto questo”.

L’impatto sull’economia locale

La creazione della Fab 34, oltre a portare nuovi posti di lavoro diretti, ha creato un vero mercato di aziende coinvolte nella sua realizzazione. Sono 340 le imprese che hanno partecipato, sia di nuova formazione che già presenti sul territorio. Piccole e medie imprese cresciute di 50 e più volte per produrre i materiali necessari alla realizzazione della Fab 34. Il campus di Leixlip, dove ha sede Fab 34, ha inoltre visto cambiare completamente il modo con il quale si costruisce e si fa industria nel settore dei semiconduttori: accanto al progresso tecnico c’è infatti lo sforzo ambientale: il 100% dell’elettricità utilizzata nel campus e nelle fabbriche viene da fonti rinnovabili, l’88% dell’acqua viene purificata e rimessa nel fiume Liffey, i rifiuti sono praticamente azzerati.

“Il futuro è green e digital”, dice Mairead McGuinness. Che aggiunge: “Avevo poco più di 10 anni quando, 50 anni fa, l’Irlanda è entrata nella Ue. Era un Paese molto diverso. Da allora siamo rimasti certamente irlandesi ma al tempo stesso è cambiato tutto: siamo andati molto avanti in termini di sviluppo sociale e dell’economia. Oggi l’Irlanda e l’Europa sono in prima linea non solo nella produzione delle nuove tecnologie, grazie alla partnership con Intel, ma anche nella dimensione etica con il Chip act e il Data act. Vogliamo guidare, regolare per dare una componente etica, alla rivoluzione tecnologica”. Perché la trasformazione digitale è soprattutto una trasformazione politica, sociale e culturale oltre che economica e tecnologica.

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Written by bourbiza mohamed

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