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Respinta la mozione di sfiducia a Toti, consiglio regionale della Liguria tra le proteste. Il facente funzione Piana: “Possiamo arrivare sino a fine mandato”


Contano i numeri, al voto, e al voto del Consiglio regionale ligure sulla sfiducia a Giovanni Toti è finita 18 a 11: 11 i voti favorevoli alla mozione delle opposizioni che chiedeva le dimissioni del governatore agli arresti domiciliari, quelli di Pd, Lista Sansa, M5S e Linea Condivisa (non Azione), 18 quelli contrari. Un muro contro muro tra opposizioni e maggioranza già ampiamente previsto (in fondo «i numeri sono numeri, sapevamo la nostra mozione non sarebbe passato ma era nostro dovere imprescindibile presentarla», spiega il consigliere di minoranza Gianni Pastorino), che oltre a respingere la sfiducia al governatore sospeso, in oltre sei ore di dibattito in aula, ha fatto da anteprima ad alta tensione a quelle che saranno nel futuro più prossimo le rispettive posizioni in campo.

Le opposizioni a ribadire «il fallimento di una brutta pagina per la Liguria» e la «necessità di andare a nuove elezioni», chiedono i capogruppi di Pd e M5s, Luca Garibaldi e Fabio Tosi. Il centrodestra a ricompattarsi nella difesa a oltranza del suo presidente, e svelare una volta per tutte la strategia politica di fondo per uscire senza troppi danni dalle secche della tempesta giudiziaria: tamponare le crepe del fronte viste nei primi giorni dopo gli arresti, «procedere passo dopo passo» (in giunta si ragiona «di 30 giorni in 30 giorni», fa capire il fedelissimo di Toti, l’assessore Giacomo Giampedrone) e puntare a resistere alla guida della Regione fino all’estate, in modo da potersi preparare per tempo – e con il benestare delle segreterie nazionali dei partiti – a una probabile (ma ancora eventuale, a maggior ragione dopo ieri) tornata elettorale anticipata a inizio 2025.

Nella giornata (mancata) della verità, del resto, più che l’ultima prova di fedeltà di una maggioranza che nelle ultime tre settimane ha sbandato su più fronti, gli orfani del presidente confinato ai domiciliari hanno messo in scena soprattutto il rilancio politico contro tutto e tutti che aveva chiesto lo stesso Toti. E così è soprattutto il “ciao Giovanni” con cui termina l’intervento Alessandro Bozzano, capogruppo totiano in Consiglio regionale, uno tra i tanti fedelissimi di Toti citati tra le carte dell’inchiesta sulla corruzione in Liguria eppure scelto per leggere la lettera scritta al Consiglio dal presidente sospeso per replicare alla mozione di sfiducia delle opposizioni, a raccontare la rotta data dai partiti di maggioranza alla battaglia in aula.

Anche con il banco del suo presidente vuoto, il centrodestra tira dritto anche davanti alle richieste ufficiali di dimissioni del governatore: è l’ultima mossa politica di Toti, ancora ai domiciliari nella sua casa di Ameglia, ma che anche a distanza sposta il fuoco dell’inquadratura dalle inchieste e rilancia sulla politica. “Fa il martire dopo aver distrutto la Liguria”, lo accusano le opposizioni: “Rimettiamo la chiesa al centro del villaggio, Toti non può tornare qui, Toti non è più credibile, non potete far credere che quanto emerso, le aggravanti mafiose, il disprezzo delle regole, il lavoro per pochi più che per tutti sia la normalità solo per salvare la poltrona”, accusa l’ex candidato presidente giallorosso Ferruccio Sansa. “Non riuscirà la spallata politica che state tentando, e come questa perderete le prossime elezioni per vostra incapacità”, accusa gli avversari di sempre il presidente arrestato per corruzione, con il suo intervento letto in aula.

Scarpe a terra contro la corruzione davanti al consiglio regionale della Liguria



Iniziata ancora prima della campana del via al Consiglio, mentre fuori dall’aula un centinaio di manifestanti protestava per chiedere le dimissioni del governatore e le tribunette del Consiglio da cui la scorsa settimana era partita la contestazione nei confronti delle forze di centrodestra si riempiva di militanti e esponenti di maggioranza, un modo per “disinnescare” proteste che ci sono comunque state, a raccontare la strada intrapresa dal centrodestra ligure sono così le parole del presidente ad interim della Regione Alessandro Piana («Tecnicamente possiamo andare avanti fino a fine mandato, politicamente ce lo chiederemmo se fossimo a tre mesi dagli arresti, ora sono passate tre settimane») e pure presenze silenti ma particolarmente significative: la parlamentare totiana Ilaria Cavo in tribuna, la storica portavoce di Toti Jessica Nicolini nei corridoi del Consiglio nonostante le ferie forzate imposte fino a lunedì prossimo, entrambe a rivendicare l’appartenenza alla stagione del presidente. «Un percorso che ha cambiato la Liguria dopo anni nell’ombra».

«Un modello Liguria che volete distruggere perché dimostra la vostra incapacità», attacca l’intervento del governatore sospeso affidato dalla sua casa di Ameglia al suo delfino, l’assessore Giampedrone, letta in aula dal capogruppo totiano Bozzano. Tre pagine di affondo politico scritte con l’obiettivo «di rovesciare le accuse, da accusato farsi martire e pure giudice», – è l’analisi di Sansa – in cui più che difendersi dai capi d’accusa il governatore senza Regione accusa il «tentativo di spallata», «l’odio» e «il tifo contro di ogni passo della Liguria» delle forze di minoranza di «confermare» tutta «la loro inadeguatezza», la «subalternità», «il fatto che perderanno anche le prossime elezioni, come negli ultimi dieci anni».

Uno scenario, quelle delle elezioni anticipate, che del resto agita a destra come a sinistra, la maggioranza che oggi si racconta compatta come le opposizioni almeno ieri non compatte fino in fondo (si è fatta notare, l’assenza del consigliere di Azione Pippo Rossetti, il più freddo in tema di sfiducia a Toti, ufficialmente per «indisposizione fisica»). Ma soprattutto è chiaro passerà lontano dai tavoli liguri: il tema finirà sul tavolo delle segreterie nazionali dei partiti, a Europee lasciate alle spalle, in attesa di una richiesta di revoca dei domiciliari del governatore che ancora non c’è, e chissà quando verrà presentata in Procura.

In casa Toti non c’è fretta, del resto, e la strategia per rilanciare un destino che pareva già scritto è diventata esplicita. «Intanto abbiamo dimostrato che siamo compatti, si naviga a vista, – faceva capire ieri un consigliere di maggioranza – per ora traguardiamo le Europee, poi proviamo a passare l’estate, poi si vedrà». Con buona pace della Liguria, e qualsiasi problema di opportunità politica. «Siamo arrivati al grado più basso dell’etica pubblica – sentenzia il dem Luca Garibaldi – ridotti gli spazi di discussione democratica e emersi presunti voti di scambio e accordi con esponenti di Cosa nostra mai stigmatizzati dal centrodestra, e anche per questo silenzio è giunto il momento di dare la parola ai liguri».

Se per i dem la mozione di sfiducia è “un atto politico necessario”, nei confronti di “un centrodestra che non è più in grado di portare avanti i processi di questi regione: L’inchiesta non è un fulmine a ciel sereno ma prova il fallimento politico e gestionale di cui il centrodestra è protagonista a tutti i livelli” – è la posizione di Garibaldi e il segretario del partito regionale, Davide Natale – la prima replica agli attacchi delle opposizioni è del resto quella dello stesso Toti.

“Con una miopia politica con rari precedenti, oggi, con questa mozione di sfiducia, le opposizioni tentano una spallata politica che non solo non riuscirà nei numeri, ma conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, tutta la loro inadeguatezza a guidare questa regione”. Inizia così la lettera letta in aula dal consigliere Alessandro Bozzano, tra un iniziale mix di fischi e applausi.

il consiglio regionale

“Toti delegittimato”: il centrosinistra tenta l’assalto alla poltrona vuota



“La spallata politica che tentate conferma tutta la vostra inadeguatezza nel guidare la regione, dopo dieci anni di sconfitte la sinistra prova a sfruttare l’eco di un’inchiesta presentando una mozione presentata in fretta, non sia mai che tutto si sgonfi – si rivolge alle opposizioni Toti – Ci saremmo aspettati da voi la volontà di portare avanti la volontà popolare, e invece confermate il tifo che in questi anni avete fatto in ogni inciampo, per ogni no, un odio diventato unita di misura della vostra incapacità. Odiate tutto quello che testimonia la vostra mediocrità”.

“La Regione Liguria è in una situazione straordinaria, per me può anche starci fino a fine mandato, abbiamo tutti i requisiti e le carte in regola per rimanere fino a fine mandato, salvo un’indicazione diversa da parte del presidente Toti”, dichiarerà poi il presidente ad interim Alessandro Piana a margine del Consiglio. “Dal punto di vista amministrativo abbiamo le carte in regola per poter continuare”. E a chi chiede “Vi sentite appesi all’esito delle elezioni europee?”, replica così: “I salami sono appesi”.



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Written by bourbiza mohamed

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