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“L’identità italiana non esiste, diamo forza alle differenze”. Maura Gancitano a RepIdee 2024


«Il concetto di inclusione è oggi una parola chiave, perché viviamo in una società che ci fa sentire esclusi o sempre a rischio di restare ai margini. L’attenzione su questo tema risponde a una grandissima paura che hanno le persone giovani, ma anche quelle anziane, le persone povere o quelle senza cittadinanza». Maura Gancitano, scrittrice e divulgatrice, si prepara a Repubblica delle Idee e ai dibattiti legati dal “filo rosso” che tiene insieme la lotta alla povertà con quella alle discriminazioni .

il programma

Repubblica delle Idee, ritorno a Bologna: “Generazione Futuro. Più inclusione, più Europa”


Gancitano, lei a Bologna sarà sul palco con Pegah Moshir Pour per affrontare il tema delle generazioni emergenti. Perché è urgente occuparsi degli italiani senza cittadinanza?

«Dopo un dibattito sullo Ius soli e lo Ius culturae, il tema è stato messo da parte, perché sembra di non poter trovare su questo un accordo tra forze politiche, neanche tra quelle progressiste. Abbiamo in Italia milioni di persone che vivono difficoltà quotidiane e un governo che sottolinea un’identità italiana che non esiste. Perché l’identità italiana è per sua natura una mescolanza di lingue e costumi diversi, in quella stereotipata che viene proposta è molto difficile riconoscersi. L’inclusione ha a che fare con la consapevolezza che essere italiani ha sempre significato una molteplicità di cose ed è una proposta di cooperazione tra differenze».

IL PROGRAMMA E COME ISCRIVERSI

Il diritto di voto è del resto uno strumento di inclusione e finché non lo si può esercitare, si è messi in disparte, come anche il film di Paola Cortellesi, “C’è ancora domani”, spiega bene a proposito delle donne…

«Non poter votare, non potersi candidare, non poter essere rappresentati, è gravissimo. Si dice spesso che nel parlamento di un Paese dovrebbero essere rappresentate tutte le provenienze di chi si trova sull’autobus la mattina. Se chi ci rappresenta restituisce una totale omogeneità per ceto sociale, per cultura o territorio di provenienza, vuol dire che c’è qualcosa di storto. Un Paese democratico dovrebbe rappresentare la moltitudine delle soggettività che convivono e questo è essenziale».

Perché è così importante sentirsi parte della propria comunità a tutti gli effetti?

«Per un desiderio di immaginazione di futuro. In Italia oggi cambiare la propria condizione di partenza, superare la condizione di minoranza, è difficile come non era mai stato almeno nell’ultimo secolo».

L’idea di inclusione vale per molti aspetti, che verranno presi in esame lungo tutto il programma di incontri di Repubblica delle Idee. Cosa tiene insieme situazioni diverse?

«Parleremo con Fabrizio Acanfora e Valentina Tomirotti di come andare oltre l’idea di inclusione, perché non si tratta di allargare maglie molto strette, con qualcuno che alla fine decide di includerti, ma di proporre l’idea di convivenza. Facciamo fatica a far convivere le diversità. Delle disabilità si parla come di sfortune o grandi doni, ma i disabili chiedono che sia previsto che loro ci siano, a partire dall’ eliminazione delle barriere architettoniche. La proposta di classi differenziali è aberrante e va contro ogni evidenza scientifica».

Per lei ci sono forme di esclusione più gravi?

«Non si fanno classifiche in questo caso, ma intersezioni. Creare un conflitto, una scelta necessaria tra diritti civili e sociali significa non vedere che le cose si tengono insieme. Nell’ultimo anno si è ricominciato a parlare di povertà perché quella emergente è tantissima, ma chi ne parla ha sensibilità rispetto a tutte le altre discriminazioni».



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Written by bourbiza mohamed

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