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“Ilaria ha chiesto di essere trasferita nell’ambasciata d’Italia”, l’appello di Roberto Salis. “A rischio anche chi la sta aiutando”


“Ilaria chiede il trasferimento nell’ambasciata d’Italia”. L’appello arriva da Roberto Salis, padre dell’attivista candidata alle Europee nella lista Alleanza Verdi e Sinistra, durante una tappa della campagna elettorale a Bari.

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“Quello che ci aspettiamo dal governo italiano è che si occupi della difesa dei cittadini italiani – ha detto – Oggi Ilaria ha contattato l’ambasciatore italiano e ha chiesto di essere trasferita presso l’ambasciata d’Italia anche per evitare di esporre inutilmente a rischi di ritorsioni i cittadini italiani che in questo momento la stanno aiutando”. E anche perché l’indirizzo al quale Ilaria Salis sta scontando i domiciliari a Budapest sarebbe stato condiviso da un gruppo di naziskin tedeschi. E quindi è ancor più in pericolo.

Roberto Salis ha rassicurato sulle condizioni di sua figlia, “sta un pelino meglio”, dice – come raccontato dalla stessa attivista in un’intervista a Repubblica – e da quando è ai domiciliari, “dorme meglio, non ha le cimici nel letto, mangia molto meglio, l’alimentazione ora la possiamo stabilire noi”. Ma “è ancora molto provata. Deve recuperare la forma fisica e dal punto di vista psichico è difficile capirlo perché è molto premurosa nei confronti dei suoi genitori. Non lascia intravedere eventuali segnali di debolezza”.

Salis ha poi lanciato un appello a “reagire con forza a questi soprusi che avvengono da stati dittatoriali che fanno parte della nostra Unione senza averne il merito per poterlo farle. Le regole in casa altrui dipende da come sono definite. Nel senso che se sono regole ingiuste o sbagliate vanno contestate. Non è possibile trovarsi in una situazione in cui in Europa nel 2024 ci sia una nazione in cui vengono tollerati degli atti che sono considerati apologia di nazismo in Germania e apologia di fascismo in Italia. Stare a guardare è da vigliacchi”.

Ha paragonato quello di sua figlia a “uno dei processi di Torquemada nell’inquisizione. Un modo di comportarsi che giustifica l’approccio di chi con le catene vuole dimostrare delle tesi costruite in maniera pretestuosa. Certamente non abbiamo mai perso la speranza perché se lo avessimo fatto avremmo fatto il loro gioco e se troviamo delle resistenze in noi aumenta la determinazione”. E infine ha chiarito: “Il caso di Chico Forti non c’entra nulla con quello di Ilaria”.



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Written by bourbiza mohamed

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