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Francesca Dominici: “I dati sono il progresso, e solo gli scienziati possono salvare il pianeta”


Tra i 100 scienziati più influenti al mondo nel campo della salute globale, c’è lei. Si chiama Francesca Dominici, 54 anni, romana, professoressa di biostatistica e direttrice di Data Science all’Università di Harvard, a Boston. Time Magazine l’ha inclusa nella lista dei 100 scienziati top.

Calcola come abbattere l’inquinamento atmosferico, esaminando la relazione tra le polveri sottili e i ricoveri ospedalieri o i decessi negli Stati Uniti. Ha scoperto che i livelli di inquinamento ritenuti sicuri dal governo americano erano invece pericolosi. Così dopo anni di studi, machine learning e intelligenza artificiale, è riuscita a far cambiare la legge sull’ambiente a Joe Biden.

 

Scienziata, maratoneta, mamma. Dominici si è sempre impegnata per avere un impatto sulla vita delle persone. Qualche giorno fa Time l’ha inserita tra gli scienziati “Catalizzatori” per il suo lavoro capace di apportare grandi cambiamenti nella società.

Un Oscar alla carriera. “Abbiamo incrociato i dati dei database amministrativi di 65 milioni di americani con le rilevazioni dei principali inquinanti presenti nell’aria, ottenute dalle stazioni di monitoraggio e dai satelliti. Vent’anni di calcoli, modelli di machine learning e di intelligenza artificiale per raccontare un mondo invisibile: la quantità di particolato sottile (polveri di dimensioni attorno ai 2,5 micron), che ogni americano respira durante la vita. Poi li abbiamo confrontati con la traiettoria dei ricoveri ospedalieri“.

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Il risultato? “Abbiamo scoperto che la soglia di sicurezza dei livelli degli inquinanti negli Stati Uniti non era sufficiente per proteggere la salute. Così, presentata l’informazione al governo, siamo riusciti a far cambiare la legge. E il 7 febbraio del 2023, Biden ha avviato un giro di vite, riducendo le concentrazioni consentite di queste particelle: sono state abbassate da 12 a 9 microgrammi. È un’enorme vittoria per la salute pubblica. L’impatto sulla salute ha un valore di trilioni di dollari. Ma c‘è anche un effetto sul cambiamento climatico. L’industria petrolifera, quella automobilistica e tutte le industrie che prima avevano la possibilità di inquinare fino a un certo livello, ora non lo possono fare più”.

Gli studi di Dominici sono stati pubblicati su Science, sul New England Journal of Medicine, su Nature. Già durante la pandemia, nel 2020, aveva scoperto che l’aumento di un microgrammo per metro cubo di polveri sottili nell’aria era associato a un incremento dell’11% del rischio di mortalità da Covid. E la prima intuizione di questa scoperta l’ha avuto proprio facendo jogging nella Pianura Padana. “Quello che conta per me non è tanto pubblicare sulle riviste scientifiche ma avere un impatto e cambiare le leggi”.

 

La legge in questione è una legge federale: si chiama il Clean Air Act. “Il presidente Nixon negli anni ’70 ha creato questa legge federale che diceva che l’Environmental Protection Agency (EPA), ogni cinque anni deve guardare all’evidenza scientifica per stabilire se i correnti livelli degli inquinanti nell’aria sono bassi abbastanza da salvaguardare la salute degli americani. Noi abbiamo dimostrato che le persone continuavano ad andare in ospedale, nonostante respirassero livelli di  particolato sottile inferiore a quello che l’EPA sosteneva come livello sicuro”.

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Per spiegare le polveri sottili, Time nel capitolo dedicato alla scienziata romana scrive: “Non le vedrai mai, ma sono ovunque. Prodotte all’aria aperta dagli scarichi dei veicoli, dalle centrali elettriche, da incendi e altro. Prodotte in casa da fonti come il fumo, la cottura alla griglia, la frittura di cibi, il fumo dei caminetti. Sono polveri sottilissime, abbastanza piccole da penetrare nel tessuto polmonare e sono collegate a malattie cardiache, asma, basso peso alla nascita e altri mali…”

Appassionata da sempre di statistica e data science, Dominici ha sempre guardato ai dati come il mezzo per trasformare il mondo in un posto migliore. “I dati sono tutto. Sono la soluzione di ogni problema. È un’esagerazione? Per me, i dati sono il progresso.

Sono disponibili ovunque, ci dicono come ci comportiamo, cosa scegliamo, come pensiamo. Studiando i dati noi possiamo prevedere quello che succede nel futuro e capire quali sono le conseguenze di varie decisioni. Per questo vanno usati in modo rigoroso. Personalmente ho fatto ricerca nel modo più rigoroso possibile: quando vai contro gli interessi di forze enormi, devi essere in grado di difendere le tue conclusioni in modo forte”.

La storia di Francesca Dominici parte da Ciampino, in provincia di Roma.  “Provengo dalla periferia romana e la mia non era propriamente una famiglia di scienziati”. Si laurea in statistica a La Sapienza. “Ho capito che la scienza e i dati sarebbero stati la mia passione durante la mia prima lezione da studente di statistica. È stato un amore a prima vista“.

Inizia un PhD a Padova, ma dopo il primo anno decide di andare tre mesi a fare ricerca alla Duke University, in North Carolina. “Era il 1995, sono partita sola, con pochi soldi e senza sapere una parola di inglese. Seguivo le classi di statistica più difficili, perché più erano avanzate dal punto di vista tecnico, meno si parlava. Capivo di matematica, ma se parlavano in inglese non capivo nulla”.

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Tre mesi diventano anni. Il sogno da rincorrere quello della carriera accademica. Dominici finisce il dottorato di ricerca, conosce un altro scienziato italiano, se ne innamora. Lo sposa. Trova quello che doveva essere un lavoro temporaneo di post doctoral fellow alla Johns Hopkins University a Baltimore. Ma poi si ferma per 12 anni. Nel 2009 entra ad Harvard, l’università più prestigiosa del mondo (Center World University Rankings).

“È un posto unico al mondo. Sei circondato da scienza all’avanguardia di tutti i settori. Da un punto di vista intellettuale non c’è un luogo simile sul Pianeta. Ma la cosa bella è che l’eccellenza scientifica attira le menti più giovani. E questo mi dà la possibilità di imparare in modo continuo. Lavoro con machine learning e intelligenza artificiale, tutto nel nostro campo corre veloce, e le menti più giovani mi insegnano moltissimo. Il loro successo è più importante del mio”.

Quella di Dominici è una carriera straordinaria, in un ambiente estremamente competitivo. “La carriera accademica negli Stati Uniti è quasi brutale per una donna. C’è una competizione enorme, non c’è il maternity leave. Tutto è complicato, per molti anni vieni criticato, giudicato, rifiutato”.

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Come ce l’hai fatta?

“Me lo chiedo anch’io… (ride). Te lo dico col cuore: non sono un genio o una persona particolarmente intelligente. Sono una che lavora, ho una perseveranza quasi infinita e una grandissima forza di volontà. C’è questa visione dello scienziato simile a Einstein, ma non è così. Fare scienza non ha niente a che fare col fatto di essere geni o no. Si tratta di passione e di mettersi lì ogni giorno e andare avanti come una formichina. Due passi avanti, piccoli, ma ogni giorno.

Alle ragazze dico: scegliete la scienza, non circondatevi di chi vi instilla dubbi, rifiutatevi di sentirvi dire ‘no’. Scappate da chi vi chiede: sei sicura che vuoi fare scienza? Sei sicura che ci riesci? Non siamo mai completamente sicuri di nulla, dobbiamo andare avanti e circondarci di persone che ci sostengano. Mio marito ha avuto un impatto positivo sulla mia carriera. Quando ci siamo conosciuti era già uno scienziato affermato e mi ha sempre sostenuto. Poi, sai chi mi ha aiutato moltissimo? Avevo una nonna di Velletri che a 86 anni ha iniziato a fare la pendolare Roma-Stati Uniti per aiutarmi quando sono diventata mamma. Stava con noi mesi interi, permettendomi di fare carriera”.

Poi arriva forte il tema del cambiamento climatico. Come sarà il futuro del Pianeta?

Ci saranno sempre più ondate di calore, sempre più uragani, nubifragi. E ci saranno sempre più guerre. I Paesi sottosviluppati, in Africa, in India, in South Asia, avranno sempre meno accesso a cibo e a acqua. In questo momento c’è tutto il sud del Brasile completamente allagato. Davanti a questi terribili fenomeni, una volta ti riprendi, poi ricapita la seconda volta, e cosa fai? Milioni di sfollati, milioni di persone a un certo punto si mettono in viaggio, si spostano per conquistare territori che hanno ancora risorse. E scoppiano nuove guerre…”

La soluzione ancora una volta per Dominici passa dalla scienza. “Dobbiamo innanzitutto eleggere persone che comprendano la gravità del problema e sostengano la scienza. Il cambiamento climatico non si risolve con le opinioni, ma un approccio scientifico. E un governo che si fida degli scienziati non è scontato, è fondamentale. E dobbiamo prepararci a affrontare questi fenomeni. Immaginare strategiee soluzioni”

La scienza al potere. Come si sente dopo questo riconoscimento? “Come dopo un’enorme vittoria”.

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Written by bourbiza mohamed

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