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“Cosa sono gli NFT” è una domanda che vale ancora la pena farsi


A ottobre del 2020, un anno prima che il mondo scoprisse gli NFT grazie allo straordinario valore – 69,3 milioni di dollari – raggiunto da Everydays-The First 5,000 Days di Beeple, la casa d’aste Christie’s ha venduto la prima cripto arte della sua storia: una rappresentazione digitale del primo codice Bitcoin, la popolare cripto valuta inventata da Satoshi Nakamoto.

L’opera – “Bloc 21”, una parte della serie “Portraits of a Mind” – partiva da una base d’asta di 22mila dollari. Un anonimo acquirente l’ha comprata per una cifra che ha superato di gran lunga le aspettative: 130mila dollari. Quell’asta del 2020 è stato, in un certo senso, il preludio dell’ascesa – altrettanto sorprendente – delle cripto valute e degli NFT, due esempi di beni digitali che sfruttano la medesima tecnologia decentralizzata e trasparente: quella delle blockchain.  

Quattro anni dopo il primo NFT battuto da Christie’s, davanti ai miei occhi – in collegamento su Zoom – si materializza il suo autore. L’artista si trova nel suo studio di Londra, ha la tuta sporca di vernice bianca. Sta lavorando a una nuova opera utilizzando l’intelligenza artificiale generativa.

Il suo nome è Ben Gentilli, ma è meglio noto con il nome d’arte Robert Alice, uno dei pionieri della cripto arte nonché uno dei massimi esperti al mondo di NFT. Non potrebbe essere altrimenti. Alice è il curatore di un magnifico libro Taschen, dal titolo “On NFTs”, che si può considerare la nuova Bibbia per coloro che creano, collezionano, scambiano o semplicemente amano i non-fungible token.

L’enorme volume di 605 pagine, pubblicato nel formato iconico di Taschen chiamato “Baby Sumo”, è una fotografia estremamente accurata di un movimento artistico innovativo e rivoluzionario. “On NFTs”, pubblicato in tre edizioni limitate (la più economica costa 750 euro), raccoglie – tra le tante cose – le opere di criptoarte che hanno fatto la storia, le parole dei loro autori, le ultime tendenze e anche numerosi “dietro le quinte” dei processi creativi dei maggiori artisti: da Beeple a Snowfro e Refik Anadol

Tutto è passato dalle mani – e tra le mani – di Robert Alice, che ha deciso di aprire “On NFTs” con un pezzo di storia digitale.

Si tratta della mail del 1993 in cui Hal Finney –  informatico, attivista crittografo e uno dei primi utilizzatori di Bitcoin – ha previsto la nascita degli NFT. Il 17 gennaio di trenta anni fa Finney ha scritto: “Ho pensato a un nuovo modo per veicolare la moneta digitale: sotto forma di carte collezionabili crittografiche”.

“Quelle righe di Finney testimoniano quanto siano profondamente intrecciate le reti blockchain e l’idea stessa di arte” dice Robert Alice, genuinamente sorpreso dal fatto che qualcuno possa aver notato una “introduzione” così particolare.

L’arte, dunque, è stata la killer application delle criptovalute?

“Sì, io penso di sì. È interessante notare che la prima applicazione di successo delle criptovalute sia stata l’arte. È stata l’arte a spingere le persone a usare la blockchain per acquistare qualcosa di diverso dalle stesse criptovalute. E penso che, in chiave storica, ci siano due aspetti fondamentali. Il primo è proprio la mail di Hal Finney, che evidenzia due concetti venticinque anni prima che Bitcoin venisse inventato: l’arte come oggetto da collezione, gli NFT come carte collezionabili e l’importanza che queste siano rare: una caratteristica fondamentale per comprendere l’arte contemporanea in relazione proprio agli NFT. Ma c’è un altro aspetto fondamentale”.

E qual è?

“Scavando ancora più a fondo, e guardando agli albori della storia di Bitcoin, agli inizi delle blockchain, la primissima azione sul primissimo blocco della blockchain di Bitcoin è stata quella di Satoshi Nakamoto che ha inserito un link nel blocco genesis [si pensi alla pietra miliare su cui poggia l’intera rete Bitcoin, nda]: “The Times 03/Jan/2009 Chancellor on brink of second bailout for banks” [Si ritiene che questo messaggio sia un riferimento alla crisi finanziaria del 2008 e all’intenzione di creare una valuta indipendente dal sistema bancario tradizionale, nda].

Perché quel messaggio lasciato da Satoshi Nakamoto è così importante?

“È stata un’azione di arte concettuale e allo stesso tempo politica. È come se Satoshi avesse inserito nel blocco zero, il primissimo blocco, un link a un’opera d’arte contemporanea, all’arte visiva, se così vogliamo chiamarla. Per certi versi  si potrebbe affermare che il primo blocco di Bitcoin conteneva un NFT o era il prototipo di un NFT”.

In questo momento gli NFT sono più arte, più criptovalute o semplicemente un modo come un altro di fare soldi?

“È una buona domanda, in effetti. La prima cosa da dire è che, riguardo agli NFT, questo [“On NFTs di Taschen, nda] è in realtà un libro specificamente sull’arte NFT. Perché è di questo che si tratta: arte realizzata come NFT. Ma  la tecnologia è agnostica, giusto? Puoi farci qualsiasi cosa tu voglia. Posso scrivere un codice che crea una bomba atomica oppure potrei scrivere un codice che interferisca con le elezioni presidenziali del 2016 o un codice che unisca le persone per eventi di beneficenza, giusto? Puoi farci qualsiasi cosa. È lo stesso con gli NFT: puoi creare qualsiasi cosa”.

Che cosa sono, alla fine, gli NFT?

“C’è un capitolo del libro chiamato “NFTs” in cui numerosi membri della community forniscono le loro definizioni. E la diversità di opinioni evidenzia due cose. Prima cosa: non esiste una definizione unica di cosa sia un NFT. Seconda cosa: stiamo ancora cercando di capirlo e di definirlo in tempo reale. Non è come chiedere: ‘Cos’è un dipinto?’. Quello lo sappiamo cos’è, esiste da 800 anni. Io penso che gli NFT siano tante cose: sono arte e sono beni scambiabili. Non credo che si possano scindere le due cose. Questa idea che l’arte tradizionale non sia un bene scambiabile è un pensiero comune errato. Basta andare da Sotheby’s o Christie’s, e vedere cosa vendono”.

E dunque qual la differenza tra NFT e arte “tradizionale”?

“La differenza è che gli NFT sono iper-liquidi e molto più trasparenti. Ma ancora più importante, è che l’opera d’arte in sé non si sposta mai. L’arte è sulla blockchain, esiste lì perché tutti la vedano. Se invece compro un Picasso da Sotheby’s, lo porto a casa mia e nessuno può vederlo. Ma se compri un NFT, l’opera d’arte non si sposta mai: è sempre sulla blockchain. È solo il titolo di proprietà che cambia sullo sfondo”.

Erick Calderon (aka Snowfro)Chromie Squiggles, 2020Courtesy of the artist

Erick Calderon (aka Snowfro)
Chromie Squiggles, 2020
Courtesy of the artist 

Quindi il denaro, nel mondo degli NFT, non è tutto.

“Credo che le persone stiano un po’ sopravvalutando questo aspetto relativo al commercio e ai soldi. E intanto dimenticano che l’opera d’arte è sempre sulla blockchain. Potresti essere uno studente indiano nel mezzo del nulla, e avere comunque accesso a ogni singola opera d’arte NFT del mondo. E se vuoi creare arte fisica, devi recarti necessariamente nei principali centri d’arte. Quindi se la prima applicazione di successo della blockchain è stata l’arte, è perché c’era già un enorme mondo sconosciuto, questa comunità di artisti digitali che stavano lavorando e che hanno capitalizzato velocemente grazie agli NFT”.

On NFTs è una fotografia straordinaria degli NFT. Ma guardando agli attuali volumi e ai valori delle transazioni legate alla criptoarte, c’è chi dice che gli NFT attualmente non godano di buona salute. È così?

“Beh, penso che sia lo stesso per le criptovalute in generale. I media si interessano sempre molto quando ci sono grandi numeri coinvolti: è un titolo facile che fa vendere. E poi tutto tace quando quel numero scende, giusto? È palese nel caso delle criptovalute: nessuno ne ha parlato molto negli ultimi due anni perché il mercato è in calo. Ma se guardo ai Bitcoin, personalmente non sono interessato al picco del mercato. Mi interessa il fondo”.

Può spiegarsi meglio?

“Cinque anni fa non venivano venduti NFT. Tre anni fa, gli NFT rappresentavano circa il 30% del mercato dell’arte. C’è stata questa enorme bolla speculativa. Oggi, rappresenta forse il 5%. Ma siamo passati da zero a 5% in soli cinque anni. E tra due anni probabilmente sarà di nuovo al 50% e poi scenderà al 7% circa. Quindi sì, certo, si potrebbe dire che guardando a dove eravamo due anni fa, il mercato NFT è in calo, non è in salute. Ma la realtà è che non era in salute nemmeno due anni fa: quella grossa speculazione non era sana perché non si basava sul valore a lungo termine. Quello che abbiamo adesso, invece, è sano. Abbiamo collezionisti che sono molto più attenti a quello che guardano. Riviste d’arte e media dedicano più tempo a recensire progetti e artisti che sono davvero a lungo termine, impegnati nel settore”.

Larva Labs, CryptoPunks #8219,#3831, #8896 & #5791, 2017(#8219 Courtesy of gmoney.eth;#3831 Courtesy of Cozomo de'Medici; #8896 & #5791 Courtesy ofSov)

Larva Labs, CryptoPunks #8219,
#3831, #8896 & #5791, 2017

(#8219 Courtesy of gmoney.eth;
#3831 Courtesy of Cozomo de’
Medici; #8896 & #5791 Courtesy of
Sov) 

Cos’è cambiato, per gli artisti, rispetto a cinque anni fa?

“Hanno più tempo per lavorare a progetti ponderati e di alta qualità, perché c’è più competizione con meno denaro in eccesso in circolazione. È una semplice dinamica di mercato. Quindi la qualità del lavoro è salita. Allo stesso tempo, la tecnologia blockchain è ancora in fase di sviluppo e diventa più efficiente, con l’aggiunta costante di nuove funzionalità. Quindi la struttura tecnologica di base sta migliorando.

Quando si è innamorato dell’arte crittografica? Qual è stata la scintilla?

“Mi sono avvicinato al mondo crypto dopo aver lasciato l’università, dove avevo studiato come storico dell’arte. Continuavo anche a fare arte, lavorando di sera come artista nel mondo dell’arte tradizionale e di giorno facevo una sorta di lavoro fisso per sbarcare il lunario, pagare i debiti studenteschi e così via. Ho lavorato in tutto il mondo dell’arte in posti come Hong Kong, Londra, Vancouver. Intorno al 2015, mi sono appassionato alle criptovalute. Ci sono inciampato sopra e le ho trovate affascinanti. E la prima cosa che faccio quando mi appassiono a un nuovo argomento è studiare l’arte che viene realizzata in quel campo, perché è così che capisco meglio le cose. Quindi ho iniziato a dare un’occhiata all’arte crittografica, prima ancora che esistesse il concetto di NFT. Ho iniziato a collezionare alcune di quelle prime opere d’arte crittografica. A quel tempo non c’erano molte persone in questo settore”.

Lei è stato uno dei primi a interessarsi agli NFT. Le è valso un vantaggio economico?

“È stata proprio la vendita di alcuni di quei pezzi, insieme a un po’ di criptovalute al culmine del primo ciclo di mercato nel 2017, a farmi guadagnare un po’ di soldi. Non una cifra enorme, ma abbastanza per pagare l’affitto per un anno e ottenere un minuscolo spazio di studio in una stazione di polizia abbandonata a sud di Londra. La stanza era stata usata in precedenza per conservare prove della polizia”.

Cosa ha fatto dopo?

“A quel punto ho iniziato a contribuire personalmente allo spazio artistico crittografico. Avevo studiato a fondo la storia dell’arte e poi avevo lavorato a lungo nel mercato dell’arte tradizionale, in gallerie, case d’asta e così via. E ho trovato le dinamiche di mercato e i sistemi di valore che stanno dietro all’arte tradizionale e quelli dietro alle criptovalute molto simili in molti modi. Perché in fondo l’arte è effettivamente solo una sorta di sistema monetario rudimentale da un punto di vista del mercato, come le conchiglie o altri oggetti storici. Ora abbiamo sistemi monetari molto avanzati, ma l’arte funziona in molti modi come un sistema più rudimentale, se vuoi guardarla da quella lente”. 

Perché arte e criptovalute hanno sviluppato un legame così forte?

“Le criptovalute operano in modi molto simili all’arte, in termini di dinamiche di mercato: si tratta di sviluppare la reputazione, le dinamiche di rete, come infondere valore a qualcosa che intrinsecamente non ha valore. Che è lo stesso processo fondamentale con l’arte. E poi l’arte ha questi meccanismi d’asta, e in realtà Bitcoin ed Ethereum funzionano efficacemente come aste continue ogni giorno, ogni secondo”.

Qual è la percezione degli NFT che ha il mondo dell’arte tradizionale?

“Se studi la storia dell’arte, imparerai che ogni nuovo movimento artistico è nato come reazione al passato, ed è emerso da spazi marginali che il mondo dell’arte mainstream inizialmente rifiutava ed emarginava. Quindi, se vuoi creare arte rilevante e di impatto culturale, devi essere in quegli spazi marginali dove tutti dicono: “Cosa stai facendo? Non dovresti essere lì, è pazzesco, è strano”. Quando le persone hanno questo tipo di reazione intensa, di solito è un buon segno che sei nel posto giusto, non in quello sbagliato”.

Anche lei, agli altri, è sembrato folle?

“Intorno al 2017/2018 ho iniziato a mostrare l’arte crittografica – parlando di blockchain, NFT, arte digitale e cose del genere – ai miei amici del mondo dell’arte tradizionale. E per molte persone, la reazione è stata esattamente quella: “Che roba strana è? Sembra orribile. Perché le opere d’arte digitali avrebbero un valore?”.

Ma non l’hanno scoraggiata.

“No, come artista volevo far parte di una comunità che contribuiva a spingere la cultura contemporanea in avanti. Non volevo stare in uno studio a dipingere nature morte, cercando di competere con 800 anni di storia dell’arte. Volevo davvero far parte di qualcosa di provocatorio e nuovo”.

Se un giorno, ipoteticamente, Elon Musk ti chiedesse di portare su Marte solo una manciata di NFT presenti nel libro, quali sceglieresti e perché?

“Da editor del libro, non saprei scegliere dei preferiti. Sarebbe come chiedere a un genitore di scegliere il figlio preferito! Tuttavia, ho un legame personale con molti degli artisti presenti. La prima opera nel libro è “Quantum” di Kevin McCoy, considerata uno dei primissimi NFT in assoluto. Conosco Kevin da tempo e, di fatto, ho curato la storica vendita da Sotheby’s in cui quell’opera è stata messa sul mercato insieme ad altri pezzi cripto artistici di rilevanza storica. Ripensandoci, è stato davvero un momento epocale: l’equivalente NFT di qualcosa come “Les Demoiselles d’Avignon” di Picasso per il Cubismo, o “Quadrato Nero” di Malevi? per il Suprematismo, o le opere di Warhol per la Pop Art.

Kevin McCoy, Quantum, 2014Widely regarded as the first NFTever created.Courtesy of the artist

Kevin McCoy, Quantum, 2014
Widely regarded as the first NFT
ever created.
Courtesy of the artist 

Ma la bellezza della blockchain è che potrei frazionare ogni NFT del libro in modo da poterne portare una piccola percentuale di ciascuno. Penso che questo sottolinei l’importanza della decentralizzazione e dello spirito di comunità in questo spazio. Il libro stesso è stato curato in modo fortemente orientato alla comunità attraverso turni di votazione e co-curatela con molti degli artisti presenti, molti dei quali non conoscevo nemmeno prima di iniziare questo percorso, il che è piuttosto significativo.

Lei ama tutte le opere presenti in On NFTs?

“Sinceramente? No. Ma ci sono persone che considerano preziose le opere che io non amo, e questo è importante. Questo libro non è concepito come un tradizionale canone storico-artistico autorevole scritto da un’unica prospettiva monolitica. Il punto è celebrare la diversità di prospettive di un’intera comunità. Per quanto possibile, è un tentativo di eliminare le mie preferenze e mettere in luce voci e punti di vista differenti”.

Pussy Riot, VIRGIN MARY,PLEASE BECOME A FEMINIST,2021Courtesy of the artist

Pussy Riot, VIRGIN MARY,
PLEASE BECOME A FEMINIST,
2021
Courtesy of the artist 

Che impatto sta avendo l’intelligenza artificiale, in particolare quella generativa, sugli NFT?

“L’IA sta avendo un impatto enorme sul mondo degli NFT, sia sulla loro creazione che sul mercato. È interessante notare che la ricerca e la selezione iniziale degli artisti per questo libro sono iniziate all’inizio del 2022, e gran parte delle scelte erano già state fatte a metà del 2022. Tuttavia, il libro contiene un’intera sezione dedicata all’Arte Algoritmica che copre sia le pratiche artistiche generative che l’arte basata sull’intelligenza artificiale. Se lavorassi al libro ancora oggi, nel 2024, dividerei sicuramente quel capitolo in due distinti, dedicati rispettivamente all’arte generativa e all’arte basata sull’intelligenza artificiale. La quantità di opere create con l’IA che hanno guadagnato importanza solo nell’ultimo anno è sorprendente”.

Quali sono gli esempi più sorprendenti?

“Un filone interessante è quello del lavoro “on-chain”, che utilizza la blockchain stessa come mezzo creativo, e che sta appena iniziando a essere esplorato. Un altro è il lavoro basato sull’intelligenza artificiale. E poi c’è la combinazione di questi due elementi, ovvero l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la creazione di opere generative direttamente sulla blockchain. Questo sta dando vita ad alcuni dei progetti più affascinanti. Un ottimo esempio da analizzare è il progetto “Botto” trattato nel libro. Ritengo che sia uno dei progetti NFT più importanti e pionieristici creati fino ad oggi per quanto riguarda la fusione di questi concetti”.

A cosa sta lavorando ora?

“Sono a Londra, nel mio nuovo studio. È fantastico, molto più grande del primo, piccolissimo che avevo. È uno spazio di lavoro fisico davvero splendido. In realtà sto iniziando un nuovo progetto artistico fisico legato al lancio del libro On NFTs a New York [il ancio è avvenuto in concomitanza con un’asta che si è tenuta da Christie’s il 12 marzo 2024, nd]. Si tratta di un progetto di arte generativa che ho realizzato e che si chiama “Source on NFTs” (Fonti sugli NFT) che analizza i materiali e i riferimenti chiave che sono stati utilizzati per creare questo libro.Immagina di impilare i 30 libri, testi e manufatti più importanti e influenti che potrebbero essere considerati i mattoni fondamentali o le “fonti” che hanno spianato la strada per l’emergere degli NFT, come sarebbe questa lista? Quindi include elementi come il romanzo Neuromancer di William Gibson e ovviamente anche il “white paper” di Bitcoin. Gli scritti sull’arte contemporanea della vincitrice del Premio Pulitzer: Hito Steyerl. Molti altri testi filosofici, tecnologici e culturali chiave dal IV secolo in poi. Abbiamo preso i dati di testo da tutte queste fonti e li abbiamo utilizzati per addestrare un modello di elaborazione del linguaggio naturale per estrarre l’ “impronta” unica di ogni testo. Poi abbiamo creato un modello generativo che fa scontrare e combinare tutti quei testi in nuove storie e narrazioni ibride”.

Mi può fare un esempio?

“Si potrebbero prendere le texture e la terminologia dal “white paper” di Bitcoin e combinarle con lo stile di scrittura del Neuromancer di William Gibson. L’idea è visualizzare come queste diverse storie e fili si siano convertiti e incrociati per gettare le basi per la nascita degli NFT”.

Cosa rappresenta per lei il libro On NFTs?

“La cosa più importante è che questo progetto susciti ulteriori dibattiti, discussioni e prospettive alternative. È inteso come punto di partenza, non come parola finale. Se le persone non sono d’accordo con ciò che c’è in questo libro, va bene: significa che saranno motivate a creare le loro storie e resoconti alternativi, il che è vitale per la continua maturazione di questo settore. Essere autore di un libro come questo insegna quanto la scrittura della storia possa essere fragile e caotica. Si fa del proprio meglio per essere esaustivi, ma le email vengono perse, le persone vengono escluse involontariamente, progetti incredibili escono a pochi giorni dalla consegna”.





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Written by bourbiza mohamed

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