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“Un monumento nazionale”. Biden mette in sicurezza il Grand Canyon

NEW YORK – “La nostra terra è l’anima dell’America, passata da generazione in generazione. Fin dall’inizio del mio mandato mi sono impegnato per preservare almeno il 30 per cento di questo straordinario nostro patrimonio…”.

Nel pieno di un’estate che ha reso roventi gli stati del sudovest e sta invece provocando tornado e alluvioni a nordest, il presidente americano Joe Biden prova a rilanciare la sua stella offuscata di paladino ambientale, annunciando da Red Butler Airfield, in uno scenario da film western, la trasformazione in “monumento nazionale” – ovvero in area protetta – della zona intorno all’iconico Grand Canyon. Proprio nel cuore dell’Arizona soffocata da una cappa di calore che per 31 giorni ha toccato i 48 gradi ma ormai da oltre 50 giorni appesta gli abitanti della capitale Phoenix con temperature sopra i 40.

La designazione interessa una superficie di 4.046 chilometri quadrati, serve a garantire il blocco permanente delle estrazioni di uranio in quella che è considerata terra sacra dalle popolazioni indigene. “Preservare questa terra è un bene per il Pianeta, un bene per l’economia perché crea nuovi posti di lavoro nel settore turistico, un bene per l’America: la cosa giusta da fare”, ha dunque detto il presidente parlando esposto al vento, un cappellino da baseball con le insegne della Casa Bianca sulla testa.

Una designazione, quella del nuovo “monumento nazionale”, che è solo la prima tappa di un viaggio che lo porterà pure in New Mexico e Utah – sempre per parlare di clima – in occasione dell’anniversario della firma del suo Inflation Reduction Act (avvenuto il 16 agosto 2022), considerato vero fulcro del suo mandato, il maggior investimento fatto dagli Stati Uniti per combattere insieme inflazione e cambiamenti climatici: 370 miliardi di dollari per ridurre le emissioni di gas serra del 40 per cento entro il 2030 – rispetto ai livelli del 2005 – attraverso una transizione energetica focalizzata particolarmente nella produzione di batterie per auto elettriche e pannelli solari e finanziata con l’aiuto di sussidi e una strategia di autarchia industriale.

Il piano per ora sembra funzionare più dal punto di vista economico (l’inflazione un anno fa era al livello più alto degli ultimi 40 anni ed ora è effettivamente calata) che da quello ambientale. E pazienza se per vedere risultati in tal senso ci vuole un tempo che lui, con le elezioni 2024 dietro l’angolo, non ha. Un bel problema: lo conferma un sondaggio realizzato da Washington Post e University del Maryland, pubblicato proprio alla vigilia del viaggio, secondo cui il 57 per cento degli americani pensa non stia facendo abbastanza per affrontare la crisi climatica. Mentre – ed è altrettanto allarmante – il 71 dice di sapere “poco” o “nulla” delle misure effettivamente messe in atto. La sfiducia è quasi bipartisan, col 74 per cento degli intervistati scettico verso i repubblicani e il 59 pure verso i democratici.

Il clima, questa estate è in cima alle preoccupazioni degli americani: e non è dunque certo un caso che il viaggio parta proprio dall’infuocata Arizona: stato per lui politicamente essenziale, dove nel 2020 la vittoria gli fu contestata da Donald Trump e pure nel 2022 bisognò ricontare fino all’ultimo voto. “I sondaggi non raccontano l’intera storia” si è lamenta coi giornalisti la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre, sull’aereo verso il Sunset State: “Continueremo a raccontare i successi economici e ambientali di Biden sperando che il messaggio arrivi”.

Di sicuro, la designazione della nuova area protetta fa esultare gli ambientalisti. Si chiamerà “Baaj Nwaavjo I’tah Kukveni”: le prime due parole nella lingua dei nativi Havasupai, significano “terra delle tribù”. le seconde due, nell’idioma Hopi: “orme dei nostri antenati”. Questo status proibirà il lancio di nuovi progetti di estrazione di uranio sul sito, “senza intaccare i diritti minerari esistenti”. Certo, le estrazioni di uranio erano già state limitate dal 2012 dall’allora presidente Barack Obama: ma la moratoria sarebbe scaduta nel 2032 mentre ora è permanente e sarà più difficile da smantellare per un eventuale presidente repubblicano. Il timore maggiore, è il rischio di inquinare le falde acquifere del cruciale fiume Colorado già messo a dura prova dal caldo tanto che il suo flusso, particolarmente basso, sta mettendo a rischio la fornitura di acqua sia ad aree urbane che al settore agricolo. “Il cambiamento climatico è una minaccia esistenziale” ha infine detto prima di firmare la proclamazione circondato da leader locali, alcuni con gli abiti tradizionali. “Ma non c’è niente che può spaventarci se lavoriamo tutti insieme”.



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Written by bourbiza mohamed

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