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La libertà di parola secondo Elon Musk: X cita in giudizio una noprofit che combatte l’hate speech

Lo staff legale di X, il social network precedentemente noto come Twitter, deve avere parecchio da fare negli ultimi mesi. Il nuovo proprietario Elon Musk ha minacciato di citare in giudizio gli ex dipendenti che rivelassero informazioni riservate e avviato un procedimento contro un utente che postava i suoi voli. Ha portato in tribunale Threads, accusando il nuovo social di Zuckerberg di essere troppo simile a Twitter, e ora sta citando in giudizio un gruppo di ricercatori indipendenti che hanno documentato un aumento dei discorsi razzisti e sessisti sulla piattaforma.

Un legale di X ha scritto al Center for Countering Digital Hate dieci giorni fa, minacciando di intraprendere un’azione legale: “Il CCDH intende danneggiare l’attività di Twitter allontanando gli inserzionisti dalla piattaforma con affermazioni incendiarie”, si legge nella mail di Alex Spiro, avvocato superstar al servizio di vip come Megan Thee Stallion e Jay-Z.

Il Center for Countering Digital Hate è un’organizzazione no-profit con uffici negli Stati Uniti e nel Regno Unito, che pubblica regolarmente rapporti su discorsi di odio, estremismo o comportamenti dannosi su piattaforme di social media come X, TikTok o Facebook. In diversi rapporti, il Centro si è espresso criticamente nei confronti della leadership di Musk, descrivendo un aumento dei discorsi d’odio anti-LGBTQ e della disinformazione sul clima dopo il suo acquisto.

Nello specifico, Spiro cita un rapporto di giugno, secondo cui la piattaforma non ha rimosso i contenuti neonazisti e anti-LGBTQ degli utenti verificati che violavano le regole di Twitter. Nella lettera, l’avvocato mette in dubbio la competenza dei ricercatori e accusa il Centro di cercare di voler danneggiare la reputazione di X. Di più: suggerisce anche che il CCDH abbia ricevuto fondi da alcuni concorrenti di X, per quanto siano pubblici altri rapporti del Centro critici verso TikTok, Facebook e altre grandi piattaforme.

Imran Ahmed, fondatore e amministratore delegato di Center for Countering Digital Hate, ha osservato che il suo gruppo non ha mai ricevuto una reazione simile da nessuna azienda tecnologica, nonostante la sua storia di studi sul rapporto tra social media, hate speech ed estremismo. Al contrario, le piattaforme citate nei vari report di solito hanno risposto difendendo il loro lavoro o promettendo di affrontare i problemi individuati.

Ahmed ha dichiarato di temere che la risposta di X al lavoro del centro possa avere un effetto raggelante se spinge altri ricercatori a non studiare la piattaforma. Ha aggiunto di temere anche che altre industrie possano prendere nota della strategia. “Si tratta di un’escalation senza precedenti da parte di un’azienda di social media contro ricercatori indipendenti. Musk ha appena dichiarato guerra aperta”, ha dichiarato Ahmed all’Associated Press. “Se riuscirà a metterci a tacere, altri ricercatori saranno i prossimi ad essere messi in riga”.

Intanto, tra malfunzionamenti, fake news in crescita, utenti fasulli che si spacciano per veri perché bastano 8 dollari per avere la spunta blu, X oggi è un luogo assai diverso da quella piattaforma per la libertà di espressione che Musk aveva promesso quando acquistò Twitter per 44 miliardi di dollari il 27 ottobre dello scorso anno. Anzi, secondo un’altra ricerca, quella dell’organizzazione no-profit americana Glaad, tra tutti i social network, è quello che meno tutela i diritti e l’immagine delle persone LGBTQ+: nessuna sorpresa, visto che Musk stesso non pare così interessato al tema.

“Spero che anche i miei peggiori critici rimangano su Twitter, perché questo è il significato di libertà di parola”, aveva scritto l’allora Ceo in un tweet dello scorso anno. Ha dato il benvenuto sul suo social ai suprematisti bianchi e ai negazionisti delle elezioni americane, ha ridato l’account a Donald Trump, e ha riammesso anche Kanye West. Più volte si è dichiarato un assolutista della libertà di parola. Purché non si trasformi in critiche rivolte a lui e alle sue aziende.

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Written by bourbiza mohamed

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