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Perché gli attori hanno paura delle IA? Un esempio concreto


“L’uso dell’intelligenza artificiale ha permesso ad attori con disabilità di superarle e di poter recitare in film dove non avrebbero potuto recitare, di lavorare da remoto, di ringiovanire e pure di essere pagati per sempre”: sono parole di Duncan Crabtree-Ireland, direttore esecutivo del sindacato SAG-Aftra, che gli abbiamo sentito dire a Las Vegas durante un incontro appunto sull’uso delle IA a Hollywood.

Sei mesi più tardi, Crabtree-Ireland è la stessa persona e rappresenta lo stesso sindacato che, proprio per i rischi legati all’utilizzo delle IA nel mondo del cinema, tuona contro le major cinematografiche e proclama lo sciopero degli attori. Che è successo in questi 6 mesi? Perché l’opinione di Crabtree-Ireland è così radicalmente cambiata?

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Dall’amore all’odio: Hollywood e le IA

La cosa più recente che è successa è che i membri di SAG-Aftra si sono visti sottoporre dagli studios alcune proposte ritenute “irricevibili” (su tutte, quella sulla digitalizzazione delle comparse). Più importante, è successo che in questi 6 mesi le IA hanno fatto enormi passi in avanti e che ora sono in grado di fare molto di più rispetto a quanto si poteva immaginare a gennaio.

Non solo aging e deaging (che agli attori piace, come dimostra il caso di Harrison Ford), non solo doppiaggio e lip-sync ma molto, molto di più. Sta succedendo quello che la scrittrice Nina Schick, specializzata proprio in IA generativa, immaginò sempre a Las Vegas, ma che allora passò un po’ sotto silenzio: “Assisteremo a una sorta di democratizzazione della creatività e si abbasseranno le barriere d’ingresso”, così che “si potranno avere sceneggiature, storie ed effetti speciali a una frazione del costo attuale”. E anche completamente scavalcando le persone che prima svolgevano questi compiti.

Questo è il timore più grande degli attori e degli sceneggiatori e questo è quello che sarebbe in grado di fare Showrunner AI, descritta (non dai suoi creatori, ovviamente) come “la madre di tutte le paure di Hollywood”: svelata da una compagnia chiamata The Simulation, “può creare episodi di serie tv partendo da un prompt”, occupandosi di “sceneggiatura, animazione, regia, doppiaggio ed editing”.

L’esperimento con South Park

Nonostante che in Italia siano poco noti, quelli di The Simulation non sono sprovveduti: l’azienda prima si chiamava Fable Studio e fra le sue fila raccoglie anche ex dipendenti di Oculus e Pixar. Soprattutto, c’è una dimostrazione pratica di quello che Showrunner AI è capace di fare: allenata con ore e ore di visione di South Park, l’IA è riuscita a creare da sola un nuovo episodio di 22 minuti del popolarissimo cartone animato. Fra l’altro intitolato Westland Chronicles e incentrato proprio sull’uso delle IA nel cinema e lo sciopero degli sceneggiatori, in una sorta di loop un po’ curioso e parecchio inquietante.

Dall’azienda hanno sottolineato più volte, anche su Twitter, di non avere “alcun rapporto con i produttori di South Park” e di avere scelto questo show per lo stile minimalista delle animazioni (al momento Showrunner AI non è in grado di riprodurre le persone in carne e ossa) e per l’enorme mole di materiale a disposizione con cui addestrare l’IA.

Un’altra cosa messa subito in chiaro è che Showrunner AI non ha (almeno per il momento) scopi commerciali: è stata creata, come spiegato in un dettagliato paper scientifico, per mostrare “sia agli attori sia ai produttori che la minaccia (delle IA, ndr) è reale” ed è ritenuta talmente capace che la società non sembra intenzionata a renderla pubblica, lasciandola invece accessibile solo a ricercatori e giornalisti.

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Lo scopo finale: creare una IA cosciente

È vero: quello fatto da Showrunner AI con South Park, per quanto fatto davvero bene e decisamente credibile, sembra una sorta di evoluzione della cosiddetta fan fiction, applicata però alla televisione invece che alla letteratura. E però, stando a quanto annunciato, le potenzialità sembrano davvero notevoli.

Per esempio, quello che questa IA può fare è “non solo creare gli episodi di una serie tv ma anche metterti dentro a quella serie tv”. Metterci dentro una persona vera, la sua voce, i suoi tratti somatici, il suo modo di fare e di agire. Che è quello che Showrunner AI ha fatto con il giornalista Charlie Fink di Forbes, diventato un docente in un altro (finto) episodio di South Park. Sono i “15 minuti di celebrità” di Andy Warhol portati all’ennesima potenza e trasformati in 6 stagioni e 80 episodi di celebrità. Di cui chiunque può essere protagonista e che chiunque potrebbe guardare in streaming su Internet.

Non è finita, perché le ambizioni di The Simulation, secondo quanto dichiarato pubblicamente, sono ben altre: non solo dare alle persone la possibilità di creare le loro serie tv, eventualmente esserne protagoniste e guardare quelle create da altri, ma soprattutto mettere in piedi una sorta di Westworld nel mondo reale (per quanto virtuale). Dare vita a un reality show fatto solo da IA, che gli umani possano seguire quotidianamente e con cui possano anche empatizzare: “Guardando Friends ci sembrava di essere davvero nella vita di quegli amici e abbiamo stabilito una connessione con loro – si legge in un tweet – La nostra AI TV permetterà di vedere la vita delle IA e di stabilire una connessione con loro”. Per farlo, da quel che si capisce, verranno create altre intelligenze artificiali, simili a Showrunner AI ma diverse: “Il nostro obiettivo è avere IA che siano veramente vive, non chatbot che si attivano solo quando parliamo con loro, ma IA come persone, che vivono le loro vite vere e crescono nel tempo”. Il loro obiettivo è creare una AGI (la sigla sta per Artificial General Intelligence), cioè un’intelligenza artificiale che sia in grado di risolvere da sola problemi di carattere generale e potenzialmente superiore agli umani.

È un obiettivo ambizioso, è (era) lo stesso obiettivo di Sam Altman e di OpenAI ed è ancora decisamente presto per capire se verrà raggiunto oppure no. Quel che è certo è che l’ultimo caso di show creato da una IA e trasmesso in diretta online non è andato benissimo. Ma era 5 mesi fa, e da allora di passi in avanti ne sono stati fatti tanti.

@capoema

 





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Written by bourbiza mohamed

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