in

Anche l’Alaska a numero chiuso. La capitale Juneau fissa un tetto per i croceristi: 16mila al giorno (vs 32 mila abitanti)


Alaska a numero chiuso. No, non è uno scherzo. Persino una landa da oltre 1,7 milioni di chilometri quadri e poco più di 730mila abitanti, il che si traduce in una densità di poco superiore a 0,4 abitanti per chilometro quadro, ha problemi di overtourism. La capitale Juneau, meno di 32 mila abitanti, ha appena concordato con le grandi compagnie di navi da crociera che la visitano un tetto massimo di 16mila sbarchi giornalieri di viaggiatori-turisti tra la domenica e il venerdì, che scendono a 12mila al sabato.

Novità che a 10 ore di fuso orario potrebbe stupire ma che sorpresa non è. Si immagini una terra, che nonostante il cambiamento climatico, rimane selvaggia e di certo poco accessibile per sette-otto mesi l’anno, ma che da giugno a settembre letteralmente fiorisce in una lunga e bellissima primavera-estate. Per la cronaca, gli abitanti locali ti dicono che il loro “national bird” è la zanzara: sono enormi e pungono h24. Volatile di stato a parte, l’estremo stato nordoccidentale degli Usa, con il suo straordinario paesaggio – non solo ghiacciai, tundra e montagne, ma lo scenario di queste ultime che crollano sul mare da 5mila metri e oltre in pochi chilometri tra acqua e ghiaccio; una biodiversità animale che comprende orsi – ci sono i grizzly più grandi del mondo – alci, caribù, aquile testa bianca (ke “bald”, quelle del dollaro) – e sono molto facili da avvistare; una natura e un’orografia che sembrano fatte apposta per atttirare appassionati di pesca e amanti de kayak, trekker e fotografi.

Il paradiso degli americani che amano l’outdoor

Aggiungete a tutto questo la naturale vocazione outdoorsy degli americani, la posizione sul Pacifico, di cui, ad esempio non beneficia il limitrofo Yukon canadese, concorrente naturale per attrattive, mare escluso e la comunque impervia orografia che non permette di accedere facilmente che a una piccola quota del territorio. Il risultato è un trenino di navi da crociera che prendono d’assalto gli stessi cinque-sei porti – da Seward – non lontano da Anchorage, la città più popolosa dello stato a Seattle o Vancouver, attraverso l’Inside Passage. E un mare di persone, che, tutti i giorni, converge in quelle due-tre attrattive, che a Juneau sono l’ascesa in funivia per ammirare il porto dall’alto del Mt. Roberts; il Mendenhall Glacier, che qualcuno ricorderà immortalato come sfondo di Barack Obama durante la sua campagna sul cambiamento climatico; il palazzo del governo e un minimo di shopping nel downtown. Ci sono poi i tour in elicottero sopra i ghiacciai, magari con atterraggio: numeri bassi ma danno ambientale e disagio acustico per gli abitanti alle stelle.

Il Mendenhall Glacier 

Passata la stagione del covid, i croceristi, nel 2023, sono sbarcati nel numero record assoluto di 1,6 milioni. L’anno scorso, nelle giornate di picco, il numero di ospiti sbarcati dalle navi nella capitale del 49mo stato nordamericano ha superato quota 20mila, in pratica i due terzi dei 32mila residenti. Il tutto ha cominciato a causare attrito tra chi, anche tra la popolazione locale, trae beneficio dal turismo e chi invece ne riceve solo disturbo.

Obiettivo, non oltre 1,6 mln di sbarchi annui

Già l’anno scorso, con la stagione delle grandi navi che si va via via allungando rispetto ai tradizionali 4 mesi e si protrae ormai da inizio aprile a fine ottobre, già l’anno scorso gli operatori interessati si erano accordati su un massimo giornaliero di 5 grandi navi all’ormeggio. Nell’illustrare l’intesa per il 2024, Alexandra Pierce, direttrice dell’industria del turismo di Juneau ha speato che l’obiettivo è quello di stabilizzare il numero annuo di arrivi sull’attuale valore di 1,6 milioni.

“L’idea è che l’accordo faccia guadagnare tempo a tutti non solo per vedere se è sostenibile, ma anche per costruire l’infrastruttura che lo farà percepire più sostenibile”, ha affermato Pierce, aggiungendo di aspettarsi che una serie di progetti da completarsi nei prossimi cinque anni “aiuteranno i nostri numeri attuali a sembrare meno influenti”. Ha citato una cabinovia nel comprensorio sciistico di proprietà della città, gli aggiornamenti alla passeggiata sul mare in centro e l’aumento della capacità di visitatori nell’area ricreativa del citato ghiacciaio Mendenhall.

L’accordo, firmato dall’amministratore della città e dai dirigenti delle principali compagnie di crociera, prevede anche incontri annuali per “rivedere le lezioni apprese, rivedere e ottimizzare le operazioni della stagione successiva e allinearsi su parametri, obiettivi e opportunità della comunità e del settore”. Pierce ha affermato che i leader della città stanno “cercando di bilanciare i bisogni dei residenti, quelli della nostra economia e quello di creare future opportunità per far rimanere le persone nella nostra comunità”.

Favorevoli e contrari: l’idea del sabato senza sbarchi

Karla Hart, critica di lunga data di questo modello economico, è scettica nei confronti dell’accordo, che a suo avviso non fa abbastanza per affrontare le preoccupazioni di molti residenti sull’insostenibilità degli attuali livelli di turismo. “Sembra che ci stiamo semplicemente facendo traghettare, che l’espansione continuerà, che passerà altro tempo e che l’impatto negativo sarà mantenuto”.

Hart sta contribuendo a promuovere una proposta di iniziativa elettorale locale che istituirebbe dei sabati senza navi, nel quali nessuna nave da crociera con capacità superiore ai 250 passeggeri possa fare scalo a Juneau nei sabati o il 4 luglio. Il processo di revisione delle firme per la proposta la misura è in corso. Se il provvedimento sarà certificato, potrebbe figurare nel turno elettorale di ottobre.

Renée Limoge Reeve, vicepresidente delle relazioni governative e comunitarie di Cruise Lines International Association Alaska, ha affermato che simili iniziative “cancellano l’opportunità di collaborazione e discussione, e penso che ciò lasci molto a desiderare”. Reeve ha aggiunto che gli accordi con Juneau sono i primi di questo tipo firmati dall’industria in Alaska. Secondo lei, sottolineano l’impegno delle compagnie di crociera “ad essere buoni partner nelle comunità che visitiamo”. Tra le comunità del Sud-est della costa dell’Alaska, normalmente visitate dalle navi da crociera, anche la piccola Sitka (8.400 anime) è alle prese con il dibattito sui numeri del turismo.



Leggi di più su repubblica.it

Written by bourbiza mohamed

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

G7 in Puglia, sospeso da oggi Schengen: tornano i controlli alle frontiere fino al 18 giugno

Elisabetta Franchi condannata per le frasi sul lavoro: “Assumo solo donne over 40”