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Come funziona la proposta di legge per vietare i social ai minori di 15 anni in Italia

Una proposta bipartisan. Nata in seno alla Commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza. Una legge per limitare l’accesso ai social ai minori di 15 anni. Presentata il 13 maggio scorso da due parlamentari di opposto segno politico: Lavinia Mennuni, Fratelli d’Italia, e Marianna Madia, Partito democratico. “Internet non è nato a misura di bambino. I più piccoli sono stati catapultati in questo mondo che non è stato disegnato e pensato per loro”, spiega Madia. Che ci tiene a sottolineare come la norma non voglia essere in alcun modo proibizionista.

“Penso che Internet sia comunque uno strumento positivo, ma porta con sé dei pericoli che vanno messi a fuoco e sui quali bisogna intervenire”, ragiona. Privacy compresa. Diritto che spesso online viene negato. Anche se si tratta di minori. La proposta di legge, che ha già avviato il suo iter e per la quale le due parlamentari sperano una “più ampia condivisione possibile da tutte le forze politiche presenti in commissione”, parte dal presupposto che non sia impossibile verificare l’età online. Vecchio principio apparentemente inalienabile dell’online.

Ma che la proposta di legge si propone di scardinare. Anche grazie allo strumento che stanno mettendo a punto Agcom e Garante per la privacy che dovrebbe consentire un puntuale riconoscimento dell’età di chi accede a un portale. Pensato per ostacolare l’accesso ai siti porno da parte di minori. Inserito nel decreto Caivano, con il quale il governo ha imposto ai servizi di ‘comunicazione elettronica’ la disponibilità di una app di controllo parentale. Non un divieto inderogabile quindi. Con il consenso dei genitori il minore avrà sempre e comunque libero accesso alle piattaforme. 

 

Un limite a 15 anni senza il benestare dei genitori

“La nostra proposta è di porre un limite all’accesso ai social a 15 anni, sul modello francese. La verifica dell’età evita di profilare minori di 18 anni, cosa già vietata da Digital service act, ma senza una verifica sicura dell’età questo principio resterà solo qualcosa di astratto”, ragiona Madia. Anche perché già alla delicata categoria dei minori, si aggiunge quella dei minori più fragili. “Sui bambini e ragazzi fragili è ancora peggio. Profilando la loro età, le loro ricerche, gli algoritmi delle piattaforme possono indirizzare su di loro contenuti mirati. E se un ragazzo è affetto da disturbi alimentari e fa ricerche in quel campo, la profilazione può innescare spirali pericolose”.

La proposta di legge contiene anche una parte che riguarda i Baby influancer. Le star delle piattaforme social con milioni di seguaci e decine di migliaia di euro di giro d’affari. “Sono lavoratori”, spiega Madia. “E come tali devono essere trattati. Youtube è pieno di baby influencer. Noi proponiamo una regolamentazione di questo settore, un contratto con compenso superiore a una certa soglia, così come avviene con la contrattualistica di un minore avvenga anche con minore nella rete. Non è un lavoro diverso dagli altri”, ragiona la parlamentare.

 

“Bambini diventati merce di un ambiente non nato per loro”

“Mi rendo conto che i bambini sono diventati merce di un mercato. Ora sta emergendo in modo evidente che questo mercato, i meccanismi stesso con cui sono pensati i social, possono causare un danno ai bambini stessi”. Un tema dibattuto. Ma che pare oramai giunto a un punto d’accordo comune. I social sono pensati per stimolare la dopamina durante il loro utilizzo. Molti studi hanno dimostrato che questo neurotrasmettitore legato al meccanismo di ricompensa e piacere viene stimolato dall’uso dei social. Per alcuni ‘scientemente’ da parte dei grandi possessori delle piattaforme. Cosa che due giorni fa ha spiegato anche Elon Musk intervenendo a una conferenza a Parigi. Musk ha chiesto a tutti gli stati di limitare l’uso dei social per i minori, perché “sono strumenti pensati per stimolare la dopamina e creare dipendenza”.

Un circolo che è possibile rompere. Almeno questo nelle intenzioni della proposta di legge italiana. Che vede opposizioni e maggioranza unite, per una volta almeno. “Vorremmo che fosse una proposta istituzionale, di tutti i partiti all’interno di quella commissione. Vogliamo le firme di tutti i partiti dei componenti di quella commissione, fuori dalle partigianerie legittime della politica, e che diventino la base per accelerare l’indagine conoscitiva e arrivare alla migliore legge possibile, sia a livello italiano che internazionale”, conclude Madia.



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Written by bourbiza mohamed

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