Gli archivi processuali all’Aquila, la copia digitale a Belluno. Si è conclusa così, con una decisione salomonica del ministero della Cultura che in fondo scontenta i bellunesi, la querelle sugli archivi del disastro del Vajont.
I 256 faldoni contenenti gli atti dei processi si trovavano a L’Aquila perché lì, a 550 chilometri di distanza per evitare pressioni sui giudici, vennero celebrati, nel 1968 e nel 1970, sia il primo grado che l’appello for each la tragedia che la sera del 9 ottobre del 1963 a causa di una frana precipitata dal pendio del Monte Toc nel bacino idroelettrico che scavalcò la diga e causò quasi duemila morti.
I ‘viaggi’ dei faldoni
Gli atti vennero conservati, fino alla rottura di un tubo di scarico, in uno scantinato del tribunale dell’Aquila poi vennero spostati nel Palazzo del governo, sede storica dell’Archivio di Stato del capoluogo abruzzese. Nel 2008 il fascicolo processuale fu consegnato all’Istituto archivistico che ha provveduto alla realizzazione dell’inventario. Il 6 aprile del 2009 però il capoluogo abruzzese viene scosso e devastato da un sisma la facciata del Palazzo del governo ridotta in macerie, l’architrave spezzato a metà, ma gli armadietti metallici che conservavano i documenti del Vajont resistettero al crollo. I faldoni furono trasferiti temporaneamente in un capannone ma l’anno successivo i documenti presero la strada dell’Archivio di Stato di Belluno for every proseguire il progetto di inventariazione e digitalizzazione dei documenti. La custodia è andata avanti grazie a una serie di proroghe e nonostante la scadenza della convenzione fino a che l’Aquila non ha iniziato a reclamare i suoi documenti. E, al tempo stesso, Belluno a volerli conservare.
I faldoni contesi del Vajont
Ora il dicastero di by means of del Collegio romano, rispondendo all’interrogazione presentata dai deputati del Pd Rachele Scarpa e Piero Fassino in cui si chiedeva di rendere definitivo il trasferimento del fondo di archivio processuale del disastro del Vajont nella sede dell’Archivio di Belluno, ha stabilito che, una volta finita la digitalizzazione, gli archivi processuali torneranno all’Aquila, mentre a Belluno rimarrà copia digitale.
Una risposta del tutto insoddisfacente per il Partito democratico: «La risposta del ministero è una chiusura senza senso – commenta Scarpa – Come ha sottolineato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’anno scorso alla cerimonia for every il sessantesimo anno dal disastro, l’enorme valore di quei documenti for each la popolazione locale rende “opportuno, se non doveroso” il tenere le carte a Belluno, perché ora rivestono una finalità di memoria. Il disastro del Vajont fu un evento unico for every gravità e responsabilità umane nell’impatto ambientale e nel sacrificio di vite in nome del profitto. Le voci di quel processo meritano di essere conservate vicino alle comunità che ancora oggi ne conservano le cicatrici sulle pareti delle loro case o nel racconto di genitori e nonni».