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La bugia della sostituzione etnica e le altre teorie del complotto messe in giro da Elon Musk


“Sta succedendo veramente”, ha scritto Elon Musk su Twitter alcuni giorni fa, condividendo e mostrando ai suoi quasi 180 milioni di follower il video di un certo Western Lensman, uno che come foto profilo ha il volto dell’attore Lee Van Cleef e che nella bio (incorniciata fra le immancabili bandiere a stelle e strisce) si professa “anticomunista e massimalista della libertà”.

Il video spiegherebbe, “in meno di due minuti”, il presunto Piano dei Democratici per Aprire i confini e Imporre il Partito unico. Che non solo è un piano che ovviamente non esiste e ha a che fare con la teoria complottista della Grande Sostituzione, ma anche non è l’unica fra le grandi bufale cui Musk ha contribuito a dare enorme visibilità e diffusione grazie ai suoi tweet.

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Nota anche come Piano Kalergi (dal nome dell’aristocratico di origine austriaca che iniziò a teorizzarla ai primi del Novecento) e citata in vari momenti anche da politici italiani di alto profilo, come Meloni (qui), Salvini (qui), Lollobrigida (qui) o Scajola (qui), questa bufala prevede che ci sia un piano segreto delle élite del mondo per rimpiazzare i bianchi in Europa, negli Stati Uniti e in Australia con masse di migranti o altre minoranze etniche che sarebbero più facilmente malleabili e controllabili.

Relativamente agli USA, Musk ha dichiarato nella discussa intervista con Don Lemon di ritenere che “gli immigrati clandestini abbiano una forte propensione a votare per i Democratici” e che dunque “più ne entrano nel Paese, più è probabile che votino in quella direzione”. Senza entrare nel dettaglio delle tante ragioni per cui questa cosa è impossibile e non ha alcun fondamento nella realtà (la principale è che i clandestini non hanno diritto di voto), il punto è che chi sostiene questa teoria non teme che il piano sia indebolire politicamente gli occidentali ma proprio farli sparire dalla faccia della Terra. E il punto è che Musk sembra credere a tutte queste falsità, che negli Stati Uniti sono fra l’altro state alla base di almeno 4 attentati che dal 2016 a oggi hanno provocato oltre 40 morti: lo scorso novembre ha risposto positivamente a un utente di Twitter che accusava le “i popoli giudei” di inviare “orde di minoranze” nei Paesi occidentali, e prima ancora aveva condiviso in più occasioni tweet sulla presunta “invasione ispanica” dell’America. Ovviamente per mano dei Democratici e dei loro padroni.

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Le altre bufale in cui è cascato Elon Musk

Come detto, quella della Grande Sostituzione è solo l’ultima fra le clamorose fake news in cui è cascato o comunque ha dato visibilità il numero uno di Twitter, dalle falsità su George Soros (che è del resto è l’obiettivo preferito di ogni complottista) “nemico dell’umanità” alle tante e oggettivamente indelicate e insensibili sulle stragi con armi da fuoco che avvengono negli Stati Uniti.

Fra quelle più imbarazzanti c’è probabilmente la storia del “woke mind virus”, che Musk ha iniziato a tirare fuori già a fine 2022 come spiegazione per la (non sua) decisione di comprare Twitter, usando un termine abusato dai complottisti per indicare il politicamente corretto che (è la teoria) impedirebbe la libera espressione del pensiero e invece lo condizionerebbe con le idee care alle élite e ai poteri forti. Ovviamente.

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Ancora più grave, tant’è che il tweet è stato poi cancellato (ma comunque dopo essere stato visualizzato oltre 15 milioni di volte), il sostegno dato a novembre 2023 alla bugia del cosiddetto Pizzagate, una teoria che anticipa la più nota QAnon secondo cui la famiglia Clinton e i leader del Partito Democratico sarebbero a capo di una setta satanica di pedofili. Che si riunirebbe in una pizzeria di Washington. Anche questa bufala, molto citata dai sostenitori di Trump durante le elezioni del 2016, è alla base di un attentato poi fallito, e quello che ha fatto Musk è stato raccontare ai follower che il giornalista che l’ha smontata sarebbe “andato in prigione per pornografia infantile”. Cosa che non è vera.

Andando ancora più indietro nel tempo, ci sono le frasi sul coronavirus, attraverso le quali ha collezionato parecchie brutte figure: è stato fra i tanti che hanno cercato di fare l’inutile distinzione fra i morti “con Covid” e “di Covid”, ha elogiato la strategia della Svezia (salvo poi fare un po’ di retromarcia), ha criticato le misure anti-contagio decise dal governo americano, arrivando a litigare su questo con Bill Gates. Più indietro ancora, il 2 giugno 2016 Musk ha spiegato durante un’intervista le ragioni per cui la realtà non sarebbe reale e invece staremmo tutti vivendo in una simulazione indistinguibile dal vero. Le nostre vite sarebbero un videogioco, secondo questa teoria che è onestamente la più sensata fra tutte quelle cui l’imprenditore ha dimostrato di credere negli anni.

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“Stavo solo chiedendo”, la scappatoia dei complottisti

Credere è forse un verbo troppo specifico, almeno secondo Musk, che spesso si è nascosto dietro frasi di circostanza per non ammettere di essersi fatto abbindolare da teorie assurde: “Se riporto qualcosa, non significa che io sia d’accordo con tutto quello che viene detto – ha spiegato di recente – È semplicemente qualcosa che penso che le persone dovrebbero considerare”. Anche se è una bugia, pare di capire.

Lo ha spiegato sia per la teoria della sostituzione etnica sia in altri casi in cui è stato chiamato a rispondere di avere preso certe posizioni: “Se cito la frase di qualcuno, non vuole dire per forza che gli credo”. Va detto che Musk si trova nella non facile situazione di essere sia utente di Twitter sia proprietario di Twitter: da un lato vuole dare spazio a stupidaggini e fake news, che portano indubbiamente traffico, dall’altro non vuole perdere gli investitori pubblicitari, che non vogliono comparire in un ambiente tossico e inquinato da falsità e stupidaggini. Il suo balletto nasce probabilmente da qui, anche se la mossa del “l’ho detto ma forse non ci credo” è un classico del complottista, che si trova spesso a districarsi fra un “esprimevo soltanto un dubbio” e l’immancabile “stavo solo chiedendo”. Che era poi quello che diceva Trump quando nel 2020 gli facevano notare che no, la Covid-19 non si poteva curare con la candeggina o con i raggi solari: “I was just asking”, cioè appunto “stavo solo chiedendo”.

E però, se queste (finte) domande possono fare presa su menti deboli e impressionabili, finiscono per arrivare a decine di milioni di persone e possono scatenare attentati e provocare morti, forse sarebbe il caso di non farle. O almeno di prendersene la responsabilità.

@capoema

 





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Written by bourbiza mohamed

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