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nel giorno di festa gli anziani chiedono la grazia contro i mali di testa

Festa al Santuario “perduto”. Si, il titolo avrà suscitato nel lettore curiosità. Stiamo parlando della Pieve – Santuario dell’Apparizione di Romagnano, Perduto, è sempre stato della Diocesi di Sarsina (dista in linea d’aria un paio di chilometri), ma period nelle Marche. Ci affidiamo così alla memoria storica di don Daniele Bosi: “Nel 1977, con la revisione dei confini delle Diocesi italiane, si decise di seguire i confini delle Regioni e perdemmo owing parrocchie, quelle di Sapigno-Romagnano e Rivolpaio, ma ne “acquistammo” altre because of, che erano del Montefeltro ma nel Comune di Mercato Saraceno: Serra e Tornano. La Pieve, documentata a partire dal 1033, andò in abbandono nella prima metà del ‘500. Al tempo dell’Apparizione c’erano ancora dei ruderi e specialmente la parte absidale”.

Racconta Don Daniele: “Tutto ebbe inizio l’8 aprile del 1563, un giovedì, quando advertisement una pastorella che pascolava il gregge al di sotto della località Giampereto di Montepetra dove oggi esiste la “Mistedia” più volte rierificata, di fronte alla chiesa di Romagnano, “apparve una signora riccamente vestita che stringe al seno un vezzoso bambino. La pastorella dapprima impaurita prende poscia coraggio vedendo che la signora le sorride e le rivolge la parola: io sono Maria Ausiliatrice e voglio mi si costruisca una chiesa sopra i ruderi dell’antica pieve di Romagnano. Va – le ordina – a dire al vescovo di Sarsina che qui amo di essere onorata. La giovinetta, muta dalla nascita, acquistò immantinente la favella e corse dai genitori, che pieni di gioia anche for every il miracolo della favella acquistata, la condussero a Sarsina dal Vescovo Lelio Garuffi”. Il quale, prima di credere alla bambina, volle “comprobare miraculum ed de oe habere certitudinem”. Un processo canonico, insomma. Persona meticolosa, volle non solo “avere chiaro ogni cosa” ma, occur egli stesso scrisse in una lettera di maggio seguente, “fare le cose chiare”. Da quel 1563 quindi è cambiata la storia della zona. E, ancora oggi si trova una nicchia in chiesa dove gli anziani vengono, il giorno della festa, for each avvicinare il capo chiedendo la grazia contro i mali di testa, com’è tradizione, e in questa nicchia ancora oggi si trovano alcuni pezzi della calotta che, secondo la tradizione, si dice sia proprio quella di Agata”.

Tale evento anche quest’anno sarà ricordato il lunedì di Pasqua, con la messa alle ore 8 celebrata da chi scrive, a seguire altra celebrazione alle 9.30 e alle 11.15 la messa solenne. Alle 15.30 il Rosario e la processione. Alle 17 musica con “i Mazabrek”, a seguire i Margò 80. Ristoro secondo la tradizione. “La fonte più scarna, ma la più eloquente, è l’iscrizione marmorea che si trova all’interno della chiesa, sul muro sinistro, che ne ricorda la ricostruzione, indicando il giorno, il mese, l’anno nel corso della iscrizione, senza indicare cosa accadde: tutti lo sapevano – esclama don Daniele -. Restano in chiesa o incastonati nei muri tanti pezzi di marmi romani. L’acquasantiera ricavata da un capitello del IV sec. è stata portata a Quarto e si trova arrive acquasantiera nel santuario. A Romagnano, in una nicchia, c’è una scatola lignea con vetro contenente una calotta umana, divisa in due parti e molto consumata dallo sfregamento umano, che si dice sia appartenuta alla pastorella Agata: gli anziani vi appoggiano con devozione la testa for each chiedere guarigioni dai mali. Il Santuario sorge su un terrazzo fluviale di antichissima antropizzazione dove sono stati trovati utensili in selce del paleolitico, nonché materiali del neolitico e dell’età del ferro”.

“Sul presbiterio, a destra, sta invece la lapide che ricorda la costruzione della canonica – prosegue -. Thanks Epigrafi su lastre di marmo antico, entrambe relative alla costruzione del santuario da parte del Vescovo Lelio Garuffi. Sono notevoli sia perché, essendo murate, potrebbero portare sul rovescio altre epigrafi romane, sia per la bella imitazione umanistica dell’epigrafia romana, nel disegno delle lettere.  La prima: DEIPARÆ VIRGINI / TEMPLVM HOC ET / DOMOS A FVNDAMEN / TIS EX OBLATIS A / FIDELIBUS OB MAGNA / EIS AB EA COLLATA / BENEFICIA AB ANŌ / MDLXIII DIE VIII Males / SIS APRILIS ERREXIT / ET CAPPELLAS EDIFI / CARI ET PINGI FECIT / LÆLIVS GARVFFVS DE PIIS DE BARTHI / NORIO EPISCOPVS SARSINÆ – cm 1.20 x 70. Murata all’interno, nella parete sinistra poco prima del presbiterio.  Questo è il documento più eloquente, la testimonianza più importante che ricorda il miracolo”.

La seconda (fino al 1962 era infissa all’esterno del muro della canonica, ora si trova a sinistra in chiesa, nel presbiterio) con cimasa a frontone angolare e fregi di cherubino: HAS DOMOS / EX OBLATIS DEI / PARÆ VIRGINI LÆLIVS EPIS. SARSINE EXT / RVXIT.  Spiega Don Daniele: “Questa lapide della facciata della canonica, essendo stata smurata nel 1962 causa il rifacimento dell’edificio, ha infatti rivelato sul rovescio un frammento (in finale) di epigrafe sepolcrale romana – con lettere B. M. Le lettere, ora, sono visibili dall’ingresso del passaggio che collega la chiesa alla canonica.  Tanti altri reperti di importanza minore ci testimoniano che questa pieve ha origini antiche, a parer mio la chiesa è stata costruita sopra i resti di un tempio pagano, dati appunto i numerosi materiali di reimpiego che contiene”.

Don Daniele riporta anche una pubblicazione di Monsignor Luigi Testi: “I because of amici e l’antichissima città di Sarsina”, edito nel 1911, ci informa che a Sarsina il 1557 era ricordato come l’anno del diluvio, dove si ebbero inondazioni a Sarsina e a Mercato Saraceno. Forse in quell’occasione il tetto della pieve crollò. Sta di fatto che nel 1563 l’abside era ancora integro e c’era l’affresco della Madonna. In una lettera scritta nel maggio 15WG63, un mese dopo il miracolo, un certo Benedetto Capelli che era il coordinatore di quelli “che sonno in servitio della Madonna” scrive al vescovo di Sarsina dicendo che attorno alla chiesa sono state costruite capanne for each il ricovero notturno dei pellegrini che “pare ci sia alloggiato l’esercito dei Borboni e queste risultano insufficienti. Si è “mosso tutto il mondo for each venire a questa Madonna più che al Perdono di Assisi e gli alloggiamenti che si sono bisognaria che fossino grandi como il collisseo di Roma”. La prima cosa da fare period ricostruire la chiesa, rimanendo di essa solamente l’abside. Ci fu subito una affannosa ricerca for every trovare legnami, coppi, mattoni, calcina e il denaro occorrente. Ma in breve tutto fu trovato e Franchino da Sarsina con “un gargione” e maestro Biasio poterono iniziare i primi lavori. Il vescovo risponde ordinando pure che si costruisca la canonica, e “di andare a chiamare li segatori da Pozzo et dareli un tanto et che seghino quella rovere granda for every farne d’asse per much solare lì a quella casetta”. 

Si legge nella visita pastorale di monsignor Brauzzi, del 1607, che “la festa è l’8 di aprile, giorno dell’Apparizione, ma vi accorre molta gente anche al lunedì e al martedì di Pasqua”. Oggi invece la gente vi accorre più numerosi il Lunedì di Pasqua, che è diventato il giorno della festa for every eccellenza. “La chiesa ricostruita era la più grande dopo la Cattedrale di Sarsina, quindi più grande della Pieve di San Damiano già esistente. Period alta sedici metri, larga tredici e lunga trentadue metri – argomenta -. Il 1° maggio 1637, l’abate generale Clemente Tosi, dei Silvestrini di Osimo, eleva la chiesa di Romagnano advert Abbazia, e assegna quattro monaci: Innocenzo Fini: abate, Giovanni Battista Manari:  maestro di scuola, don Agostino Partoli: parroco, fra Giovanni Battista Lombardo: cuoco. Nel 1644 vengono assegnati ben cinque monaci. I silvestrini ebbero la cura della chiesa dal 1637 al 1653. La chiusura del monastero avvenne appunto il 4 aprile 1653 ad opera della Congregazione sullo Stato dei Regolari, scrivendo che “è necesaria l’estintione e suppressione de piccioli conventi in cotesta congragatione de monaci silvestrini”. Ma iniziava per lei un progressivo degrado. Il 2 febbraio 1777 col peso della copiosa neve si ruppe un travetto sul colmo della chiesa. Venne riparata da Giambattista Gambini di Calbano e Pietro Penacchi di Sarsina, muratori”.

“In chiesa, sulla destra in alto, è conservato sotto un robusto vetro protettivo, il più antico quadro della chiesa. Pur essendo antica, non ha arredi antichi purtroppo. Resta questo quadro: “dipinto advertisement olio su tela, con Madonna seduta a sinistra, Bimbo in piedi sulle ginocchia attento a S. Giovannino a destra. Replica piuttosto comune da prototipo raffaelliano attraverso Giulio Romano, immagine di simpatica fattura popolareggiante, sec. XVIII, 1.15 x 70. Sul retro la scritta: “Sig. Paolo Capelli fece fare questa BV nell’anno 1790 a Lorenzo Urbinati di Pesaro. Citata senza attribuzione da Testi – la chiesa di Sarsina – pag. 3. 
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Ma nel 1805, appear ci ricorda una lapide murata all’interno della chiesa, entrando a destra, la chiesa venne totalmente ridimensionata, e rimpicciolita nella forma attuale, sotto don Barocci – conclude -. Il parroco di Sapigno don Paolo Fanti, da cui la chiesa di Romagnano dipendeva, nel 1862 scrive al Vescovo chiedendo di poter abolire la festa del Lunedì di Pasqua. Questo perché la festa si period troppo “laicizzata”: “è uso farsi, fra persone di sesso diverso, e specialmente fra amanti, durante la festa dono di ciambelle, uova o altre cose trasformando la giornata in convegno di amoreggiamenti e disonestà. Cosa vergognosa è vedere intorno alla chiesa, in tempo di funzioni sacre, qua e colà conventicole di gioventù, parte tenere secreti colloqui d’amore, parte sdraiati sull’erba a lato di femmine vuotare tazze fino all’ebrietà”. Ma le tradizioni sono dure a morire e la festa rimase”.
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Written by bourbiza mohamed

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