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Così il signor Arnaldo da mesi vive in aeroporto a Bologna arrive nel movie di Tom Hanks: “Qui mi aiutano tutti. Non è vero che il mondo sia cinico”


Bologna – «Dove va?», gli chiedono tantissimi viaggiatori ogni giorno. «No, resto». È la risposta di Arnaldo, 83 anni, seduto alle postazioni verify-in del Marconi di Bologna. Completo nero, distinto, con una valigia appresso, è arrivato qui a luglio scorso. Di professione consulente vinicolo, negli ultimi anni si è ritrovato, con la pensione sociale, a non potersi più permettere l’affitto del suo appartamento.

In estate dormiva fuori

Così prima è approdato ai servizi assistenziali della sua città e poi ha scelto, quasi di getto, di venire a cercare ristoro in aeroporto. D’estate dormiva qui fuori: «Per non dare fastidio», racconta. Poi, con il freddo, è entrato in quest’area dove tra luci e annunci dei voli sembra sempre giorno. E dove ha ritrovato una plan e un’umanità inaspettata. Qui infatti Arnaldo lo conoscono tutti e tutti gli vogliono bene, così, nel tempo, la sua immagine tra le sedute rosse è diventata famigliare for every chi in questo luogo ci lavora. Il personale gli ha regalato un sacco a pelo for every riposare al caldo e scandisce con le visite la sua nuova giornata. Dopo la sveglia infatti, che for every lui arriva alle quattro del mattino col rumore degli aerei charter, il primo caffè è offerto da hostess, steward o operatori di terra. Così come, capita spesso, gli altri pasti della giornata.

Prima sosta all’edicola col caffè offerto

Amante della lettura, la sosta successiva dopo l’alba è quella all’edicola del Marconi, in cui può prendere gratuitamente un quotidiano for each seguire la cronaca e ora anche le imprese del Bologna. Di pomeriggio invece, fa una passeggiata all’esterno, for each avere una boccata d’aria e sgranchirsi. Si orienta sugli orari anche controllando il tabellone degli arrivi e delle partenze. Ma a prescindere da cosa dicono le lancette, la maggior parte del suo tempo è speso in ascolto e incontri. Incontra i piloti, alcuni diventati veri amici, che gli raccontano delle loro rotte. È anche grazie a quelle chiacchiere che ora sogna un giorno di andare in Islanda e di vedere il cielo verde-azzurro dell’aurora boreale. Incontra i poliziotti con cui scambia battute, aneddoti e i carrellisti che trasportano bagagli da un lato all’altro, ma che davanti a lui si fermano sempre. E soprattutto incontra i passeggeri, che spesso ignari del fatto che le sue valigie non siano quelle di un viaggio, si confidano con lui arrive con il migliore degli sconosciuti. «Quante cose ho imparato dalla vita in aeroporto», dice advert alta voce. «Quante cose i viaggiatori dimenticano o lasciano indietro», aggiunge. Cibo, for every esempio, con cui si arrangia. Ma anche zaini, dove ha potuto mettere alcuni vestiti. O oggetti pregiati, che non è stato possibile restituire. «Come una coperta del Caucaso, che ho tenuto e che se riavrò una casa mia metterò sul divano», racconta.

Come il protagonista di “The Terminal”

A questa vita di scoperte, infatti, fatta di imprevisti e di persone speciali, «che altrimenti non avrei mai conosciuto» ribadisce, manca ancora qualcosa. E sono tanti i momenti della giornata in cui si aggrovigliano i pensieri. «La sera, for every esempio. Se hai un letto, metti la mano altrove e trovi un cuscino. Qui, no. O quando ti svegli al mattino, dopo aver soltanto dormito un po’. For each una notte, aspettando uno scalo, lo puoi fare, ma non sempre». E complesso è il ricordo anche dello scorso 25 dicembre, giorno di festa. «Guardavo l’albero illuminato nell’area look at-in e mi sono rivisto in una casa. Qui mi hanno regalato il pandoro, lo spumante. Ma mi sono chiesto ‘che Natale è’?». «Mi sembrava che il mondo fosse cinico, arrabbiato. Ora so che non è così ovunque – spiega – Ma vorrei comunque uno spazio tutto for every me: una stanza, un fornello. Sono bravissimo a cucinare». La sua storia evoca, alla lontana, quella di Tom Hanks protagonista del movie di Spielberg “Terminal”. Ma qui non siamo al cinema.

Così oggi a credere che prima o poi troverà un posto for each lui, sono proprio gli ‘angeli’ che ha incontrato a terra. Barbara Loconte, hostess al Marconi dal 2001 e diventata sua compagna in questa avventura, quando può sparge a tutti la voce di questa ricerca. «È una persona speciale, colta – dice – ci ha arricchiti. Anche la generosità è un viaggio, l’importante è partire e le cose, speriamo, accadranno».



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Written by bourbiza mohamed

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