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Capitalismo, déjà-vu e rapporti umani: Starfield oltre la superficie


Ho trascorso giorni immersa nell’affascinante universo di Starfield, il kolossal fantascientifico firmato Bethesda (qui la prova di Italian Tech).

Mi sono costruita un alter ego che mi assomiglia, non solo fisicamente, e durante i miei viaggi oltre l’ultima frontiera, ho esplorato pianeti, affrontato le implacabili leggi del capitalismo cosmico e incontrato personaggi che mi hanno raccontato storie, alcune esilaranti e altre tragiche, in un intrigante intreccio di citazioni e riferimenti a opere letterarie, film, fumetti e altri videogiochi.

Starfield va oltre il semplice videogioco: è un’esperienza che dipende da come ci si avvicina e da chi si vuole essere, è un viaggio personale che si intreccia con concetti universali.

attenzione: il racconto contiene alcuni spoiler

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Il capitalismo cosmico dove tutto l’universo è paese

Dopo poche ore di gioco ho capito esattamente chi volevo essere: sarei diventata una Elon Musk de noantri. Altro che avamposti, creazioni o ricerca spirituale: le astronavi, quelle potenti, quelle veloci, sono diventate la mia fissazione. Un’ossessione costosa che prevede un considerevole esborso di crediti, la valuta di Starfield.

Così senza neanche accorgermene mi sono ritrovata assorbita dai meccanismi dell’economia comportamentale e ho iniziato a desiderare beni e status, quindi mi sono comprata immediatamente una casa che mi hanno detto che potevo pagare in comode rate. Per garantire la solvibilità, ho deciso di cercare un prestigioso lavoro presso una multinazionale a Neon, una città ricca di opportunità, in un pianeta assai opulento.

Forte dalla mia laurea e del permesso di soggiorno regolarmente fornito dalla mia adesione all’Avanguardia, sono stata assunta. Ora sono felice di servire caffè ai dirigenti mentre immagino un sorridente Karl Marx e rifletto sulla questione del superamento del materialismo storico.

Emancipazione in Starfield: la regola dell’offerta e della domanda

Per emanciparsi in Starfield la regola della domanda/offerta garantisce notevoli possibilità e il contrabbando mi sembrava un’ottima strada da percorrere. Sempre sognato di essere come il giovane Han Solo, che fra l’altro aveva il Millennium Falcon. I traffici illeciti di beni proibiti sono il crimine più lucroso e contrastato in tutta la galassia, ma un buon contrabbandiere sa che corruzione e truffa possono riservare grandi soddisfazioni.

L’economia illegale rappresenta una parte considerevole del Pil di Starfield: si può delinquere, arrangiarsi per mera sussistenza nei pianeti con condizioni svantaggiate, oppure portare a termine operazioni torbide, come lo spionaggio industriale per conto di multinazionali, ma come mi ha spiegato il capo della sicurezza di Neon, senza provocare confusione, perché “il caos non fa bene agli affari, e nessuno può intralciare gli affari”. Mentre il rappresentante delle forze dell’ordine parlava mi sembrava di sentire l’accento di Vito Corleone, quindi ho deciso di lasciare immediatamente il pianeta, prima di trovare la testa mozzata di una creatura erbivora aliena nel letto della mia nuova casa. Casa di cui sto ancora pagando il mutuo, fra l’altro.

Decollata d’istinto ho risposto a una richiesta proveniente da quello che ho scoperto essere un pianeta-vacanza: sole, sabbia, mare, una cornice da far invidia a Los Cabos. Sarà una coincidenza, ma il posto si chiama Paradiso (proprio così, in italiano).

Declinato l’acquisto di un esclusivo pacchetto relax, entrata nella lussuosa struttura mi sono ritrovata ad assistere a una riunione del consiglio di amministrazione del resort, con 3 alti dirigenti che mi hanno illustrato il problema: un’astronave, che non hanno neanche voluto contattare, da tempo orbita fastidiosamente sopra le teste dei vacanzieri. Naturalmente offrivano un lauto compenso per risolvere la spiacevole situazione.

L’astronave misteriosa ha ospitato generazioni di coloni partiti dalla Terra, un viaggio durato 200 anni e ora gli occupanti vorrebbero sbarcare. Messi al corrente della richiesta, i 3 membri del consiglio di amministrazione mi hanno fatto sapere che: saranno pur esseri umani, ma non possono atterrare, rovinerebbero il paesaggio e dal punto di vista commerciale sarebbe una catastrofe. Da coloni a profughi è solo una questione di reddito, così ai poveri terrestri vengono proposte due opzioni: lavorare a Paradiso, ma il compenso che riceveranno sarà impiegato per ripagare la gentile ospitalità; acquistare un nuovo e costoso sistema di propulsione che li porti lontano da lì. Nel capitalismo cosmico, tutto il mondo è Paese.

I rapporti umani contano

Starfield incorpora caratteristiche tipiche dei simulatori di vita declinati in chiave space opera: i rapporti umani sono fondamentali, così come le azioni e le scelte che compiamo, poiché hanno conseguenze significative. In tutto l’universo, i personaggi condividono storie che vanno ascoltate attentamente, mai rispondere d’impulso. Ogni frase deve essere ponderata.

Abbandonata l’idea di diventare una nuova Musk, un obiettivo chiaramente fuori dalla mia portata, mi sono data ai rapporti umani. Anima e corpo, ovviamente. Ho iniziato a flirtare con alcuni dei personaggi che si incontrano durante la campagna e con i quali si interagisce spesso: con fluida disinvoltura ho cercato di irretire Sam Coe, padre single di un’adolescente decisamente logorroica. Il mio comportamento però urtava costantemente il suo alto senso etico e sulla sua espressione da cowboy spaziale tutto d’un pezzo capeggiava costantemente la frase “Sam disapprova”.

Ho quindi spostato le mie galanti attenzioni su Matteo Khatri, esperto di teologia di Constellation, ma l’approccio mistico mi metteva ansia. Tutto quel parlare di religioni, il Sanctum Universum, gli Illuminati, Casa Va’ruun e il loro Grande Serpente: per compiacerlo mi sono anche vestita da sacerdotessa. Ma io volevo solo essere un’adepta del culto del poliamore e in preda alla frustrazione sono fuggita da Matteo e da ben due proposte di matrimonio.

Fuggita e approdata in un remoto pianeta, dove mi sono rifugiata in una libreria e ho incontrato Ahnjog Sinclair, la proprietaria. Citando Giulio Cesare e Omero, mi ha persuasa a venderle una prima copia del romanzo Moby Dick. Ecco, questa è una di quelle situazioni che, sia oggi sia tra 3mila anni, difficilmente accadrebbe nella realtà.

Le capacità di persuasione svolgono un ruolo cruciale nei rapporti umani e in tutto il gioco. Ho risolto numerosi conflitti scegliendo saggiamente le parole e l’assunzione di droghe che aumentano il fascino mi hanno fatto risparmiare proiettili e crediti ed evitato la galera. Poi però mi sono dovuta disintossicare. La diplomazia ha qualche vantaggio, ma anche entrare in possesso di un certo tipo di astronavi, della tute spaziali di chi le ha pilotate, offre bonus non indifferenti: nei rapporti umani, essere scambiati per una leggenda ha un notevole peso, e in più regala dialoghi esilaranti.

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Ti ho già visto, o forse no

Starfield è pieno di citazioni, tributi più o meno velati a moltissime produzioni non solo di fantascienza: nella sua space opera, Bethesda ha messo in campo l’intero dizionario della cultura pop. Alcune voci chiare come i riferimenti alle precedenti produzioni dell’azienda o quelli a 2001: Odissea nello Spazio di Kubrick. Altre sono suggestioni sotto forma di musica o di un murale che ricorda l’estetica di Akira o quei graffiti che fanno tanto Banksy e altri Fallout.

Se la presenza degli scritti di Arthur C. Clarke è potente, le influenze di alcuni film si sentono e si vedono: la lista è lunga e va da Star Wars a Contact, passando da Interstellar e Star Trek, arrivando alla serie televisiva di culto Battlestar Galactica per poi tornare alle atmosfere bruciate del deserto di Dune e alle luci abbacinanti della città di Blade Runner 2049.

Sono suggestioni, poi ti volti un attimo per osservare quel poster sopra il letto di un dormitorio, in una base remota ormai abbandonata, una locandina che pubblicizza il Rollerball. O forse no, forse si tratta solo di un miraggio, di quelle cose che vedi nella solitudine del cosmo prima di abbandonarti alla follia.



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Written by bourbiza mohamed

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