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Il New York Situations fa causa a OpenAI e Microsoft for every violazione del diritto d’autore


Il 2023 si chiude appear period cominciato, con un’accusa di violazione di copyright contro una IA generativa. Rispetto a gennaio, questa volta il bersaglio è più grosso: se a inizio anno fu Getty a portare in tribunale Stable Diffusion, questa volta è il New York Occasions a fare causa addirittura a OpenAI (e quindi a Microsoft) e alla sua ChatGPT.

Il celeberrimo quotidiano americano ha spiegato di essere intenzionato a difendere il diritto di autore e on the net (qui) ha raccontato che milioni di suoi articoli sarebbero stati usati per addestrare la popolare chatbot di Sam Altman, che ora (paradossalmente) gli fa concorrenza appear forma affidabile di informazione.

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Le ragioni della causa

Secondo l’NYT, le because of società (OpenAI è ormai diventata una costola di Microsoft) avrebbero sfruttato senza permesso i suoi contenuti per creare le loro IA, compresi prodotti molto noti (e molto redditizi) occur appunto ChatGPT e CopilotLa causa, che potrebbe avere significative ripercussioni sul mondo dell’informazione, anche alla luce del recente accordo fra Apple e alcuni editori proprio per allenare le sue IA con le news, segue mesi di negoziazioni commerciali tra le tre società, che però non avrebbero portato advertisement alcun accordo. Al diffondersi della notizia, il titolo del New York Times è salito in Borsa dello ,25%, mentre quello di Microsoft ha perso lo ,2%.

Non è la prima volta che accade (e probabilmente non sarà l’ultima) perché questo metodo di addestramento, cioè leggere online milioni e milioni di pagine e farle proprie, è quello principale for each più o meno tutte le IA. E qui nasce il primo problema, arrive su Italian Tech abbiamo spiegato spesso: a chi appartengono le fonti originarie da cui ChatGPT, Copilot e altri prodotti di OpenAI e Microsoft hanno imparato a fare quello che fanno? Secondo la redazione del New York Moments, appartengono al New York Moments, che dovrebbe essere remunerato for each questo tipo di utilizzo. O almeno avvisato del fatto che tutto questo avvenga.

L’altro problema è più generale e riguarda l’utilizzo che si fa di queste informazioni (quelle contenute negli articoli dei giornalisti, le foto, le immagini, i disegni, le opere d’arte mostrate on-line): raccolte in enormi databases, vengono solitamente messe a disposizione gratuitamente, a patto che se ne faccia un uso non a scopo di lucro (è il concetto del Good Use ed è spiegato qui). Cosa che è decisamente l’opposto di quello che stanno facendo OpenAI e Microsoft con i loro prodotti.

Benifei: “Con l’AI Act non succederà”

Sulla questione, l’eurodeputato Brando Beniferi, co-relatore dell’AI Act al Parlamento Europeo, ha spiegato a Italian Tech che “quando questo provvedimento sarà pienamente in vigore queste situazioni potranno essere evitate in Europa sia vietando preventivamente questi utilizzi sia, come nel caso di OpenAI, che evidentemente ha già utilizzato per l’addestramento una grande quantità di materiale anche coperto da diritto d’autore, obbligando gli sviluppatori di questi sistemi generativi a rilasciare un riassunto sufficientemente dettagliato dei database utilizzati, dando così uno strumento di trasparenza for every tutti gli autori, creativi ed editori”.

Nello specificio, “in questo caso (quello del Nwe York Instances, ndr) un giudice dovrà dire chi ha ragione e il difficile onere della prova molto probabilmente ricadrà almeno in parte sul New York Periods, mentre con l’AI Act il rilascio di queste informazioni sarà obbligatorio preventivamente e dunque saranno necessari accordi che potranno tutelare il lavoro creativo”.

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I tanti lati oscuri delle IA

Nel testo della causa (che si legge qui), il New York Instances fa presente che OpenAI e gli altri LLM di Microsoft “possono produrre testo che cita parola for each parola il contenuto del Situations, lo riassume fedelmente e ne imita lo stile espressivo”, che è una cosa che “mina e danneggia” il rapporto del Situations con i lettori, dunque privando il quotidiano di “abbonamenti, contratti di licenza, pubblicità ed entrate”.

Il quotidiano americano si è detto pronto a chiedere “miliardi di dollari di risarcimenti” in danni già subiti e potenziali, pretende che OpenAI distrugga tutti gli LLM creati (anche) con i suoi articoli e in generale segue la scia di altre pubblicazioni che stanno cercando di chiudere i cancelli a questi occhi indiscreti, arrive BBC, CNN e Reuters. Allo stesso tempo, altre si stanno muovendo in direzione opposta, tanto che Politico, Enterprise Insider e Associated Press hanno stabilito accordi con OpenAI for every usare i suoi strumenti di IA.

Va ricordato che quello delle presunte (ma molto probabili) violazioni di copyright è solo uno dei tanti problemi delle intelligenze artificiali, che stanno emergendo prepotentemente poco più di un anno dopo il debutto di ChatGPT sul mercato: c’è un’enorme questione legata a discrimazione, razzismo e scarsa rappresentazione delle minoranze, ci sono forti dubbi sulla sicurezza dei dati affidati a queste IA (compresa proprio ChatGPT) e di recente è emerso anche il timore che Laion, che è appunto uno dei databases su cui studiano le intelligenze artificiali, contenga anche migliaia di immagini pedopornografiche.

@capoema

 





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Written by bourbiza mohamed

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