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Israele boicotta la più grande conferenza tech europea: “Il suo fondatore sostiene i nostri nemici”


Israele boicotterà il Web Summit. E lo faranno anche centinaia di startup, di aziende e di investitori vicini alla sua causa. È bastata una frase. Un passaggio in un tweet. “I crimini di guerra sono crimini di guerra. Anche se sono commessi da alleati”. L’autore è Paddy Cosgrave, il fondatore della conferenza. Nessun riferimento specifico a Israele. Ma il messaggio era già chiaro. L’effetto sui social è stato immediato, complice una radicale polarizzazione delle opinioni sul conflitto tra Israele e Hamas. 

La nazione delle startup, così come è stata ribattezzata Israele che deve a questo settore il 20% del proprio prodotto interno lordo e il 60% dell’export, non andrà alla conferenza più importante del mondo delle startup. La più grande dedicata all’innovazione in Europa. Una delle più grandi conferenze tech al mondo, capace di portare ogni anno da 5 anni a Lisbona 72 mila persone da ogni parte del mondo.

 

L’accusa di sostenere Hamas. Il Web Summit in trattative col Qatar

Ma una buona parte di quel mondo viene da Israele o ha fondatori, manager, investitori di religione ebraica. Il peso di Israele in questo settore è enorme. Ed è fotogravato nelle risposte al post di Cosgrave, che invitano a boicottare la conferenza che si terrà il prossimo novembre in Portogallo.

A questo si aggiunge un’accusa nei confronti di Cosgrave. Il suo tweet è stato fatto da Doha, in Qatar, dove il Web Summit porterà il suo evento per un accordo che potrebbe valere decine di milioni di dollari. Il Qatar però è tra gli stati sospettati di finanziare Hamas. E Cosgrave viene accusato di aver fatto quel tweet per concludere al meglio i propri affari. Per dimostrare vicinanza alle ragioni di chi si oppone a Israele, in un momento in cui si sta per concludere un accordo a sette zeri.

 

L’analisi

Israele e Hamas polarizzano i social. E su X già si combatte una “guerra culturale”


Prima del suo tweet sui crimini di guerra, Cosgrave aveva elogiato il governo irlandese per aver respinto il tentativo di sospendere gli aiuti dell’Unione Europea ai palestinesi. Una presa di posizione netta. Ma che adesso sembra minare alle basi il successo stesso di una conferenza che da sola muove 40 milioni di dollari di fatturato e almeno altrettanti di indotto per l’intera città di Lisbona.

 

L’ambasciatore di Israele: “Dichiarazioni oltraggiose”

L’ambasciatore di Israele in Portogallo, Dor Shapira, ha annunciato lunedì che il suo Paese non parteciperà più alla conferenza Web Summit a seguito delle “dichiarazioni oltraggiose” di Cosgrave. “Anche in questi momenti difficili, non è in grado di mettere da parte le sue idee politiche estreme e di denunciare le attività terroristiche di Hamas contro persone innocenti”, ha scritto Shapira su X. Shapira ha dichiarato che “decine” di aziende si sono ritirate dall’evento e ha incoraggiato altre a farlo. Ma l’onda si è presto allargata. Ha preso vigore nella tarda serata di ieri.

Medio Oriente

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Diverse società leader del settore hanno poi dichiarato che annulleranno le loro apparizioni e partecipazioni alla prossima conferenza Web Summit. Tra loro, Garry Tan, amministratore delegato di Y Combinator, il più importante acceleratore di startup al mondo, quello da cui sono usciti colossi come Airbnb e Stripe. Lo stesso ha fatto Ori Goshen, di AI21 Labs; Ravi Gupta, partner di Sequoia, tra i principali fondi di venture capital al mondo con radici a Wall Street. Poi centinaia di startup e aziende più grandi come Tome, Taboola, PayPal.

“Noi di AI21 non possiamo essere parte di una tale indecenza e bancarotta morale”, ha scritto Goshen, che avrebbe dovuto tenere un discorso programmatico alla conferenza. Ma sono centinaia i post su X che testimoniano stati d’animo simili. Mentre si fa sempre più strada l’utilizzo di hashtag come #BoycottWebSummit dove fondatori e imprenditori annunciano di annullare la loro presenza e invitano gli altri a farlo.

 

Cosgrave prova a rimediare. Ma anche il tech in Israele è in guerra

Cosgrave ha provato a rimediare al proprio tweet. Ha ricordato di aver attaccato anche la strage di Hamas. Ma Israele è in guerra. E il suo settore tecnologico, il fiore all’occhiello della sua industria e probabilmente il settore per cui Tel Aviv è più conosciuta nel mondo, non è disposto a fare sconti. Nemmeno se si tratta di mettersi contro l’evento più importante del più importante dei suoi asset produttivi. Lo racconta bene una fonte anonima a TechCrunch: “Qui in Israele la rabbia è lo stato d’animo principale per tutti. Non abbiamo tempo per scherzare con chi suggerisce lontanamente che Israele debba starsene buono e non porre fine ad Hamas”.

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Intanto la lista di investitori e aziende partner che decidono di lasciare la conferenza si allunga: “Mi rattrista la vostra posizione poco informata. Avreste potuto prendere una posizione più sfumata, condannando queste atrocità e invitando alla moderazione. Sarebbe stato accettabile”, ha scritto ieri in un tweet David Marcus, imprenditore fintech di lunga data e dirigente di Meta. “Avete scelto di sostenere i terroristi. Per questo non parteciperò/sponsorizzerò/parlerò mai più a uno dei vostri eventi”.

E ancora: “Mi rifiuterò di lavorare con chiunque parli a questa conferenza in Qatar per il resto della mia carriera”, ha commentato Keith Rabois, partner e imprenditore di Founders Fund, uno dei fondi più importanti in Silicon Valley ma con ramificazioni in tutto il mondo. Alcuni ritengono le reazioni esagerate. Ma è una minoranza esigua nelle migliaia di commenti presenti in queste ore su X.

@arcamasilum





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Written by bourbiza mohamed

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