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Sequestrate venti tonnellate di mandorle californiane con parassiti e muffe destinate al consumo umano. Il volto nascosto dell’industria alimentare


Un carico di 20 mila chilogrammi di mandorle californiane destinato al consumo umano nonostante risultasse con “parti marce, presenza di rancidità, danni da insetti, larve, muffe e bave sericee” è stato bloccato nel porto di Vado Ligure dall’Agenzia delle Dogane e dagli Ispettori del Ministero della Salute.
Il ricorso presentato dalla società importatrice, la Alfrus di Bari – con sede anche a Udine – controllata dal colosso statunitense Pomona Farming, è stato respinto dai giudici del Tar che hanno accolto le tesi dell’Avvocatura di Stato che rappresentava Ministero della Salute e Dogane.

Il caso rivela al grande pubblico aspetti poco conosciuti dell’industria alimentare. Tutto inizia quando nel porto di Vado Ligure gli ispettori verificano il contenuto di un carico proveniente dagli Stati Uniti. Si tratta di 20 tonnellate di mandorle. L’analisi, con il supporto dei laboratori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta fa scoprire “alterazioni compatibili con una estesa infestazione da parassiti e muffe, suscettibili di determinare un possibile danno per la salute”. Da quanto si capisce dalla sentenza non è proibito in sé che un carico alimentare arrivi in condizioni non commestibili.

Gli avvocati di Alfrus spiegano infatti che “Premesso di importare mandorle di varietà U.S. Standard e qualità “Serious Defects” (difetti gravi) – ovvero caratterizzate, nella misura del 5%, da difetti quali parti marce, rancidità, danni da insetti o da muffe, suscettibili di essere commercializzate tra operatori del settore alimentare – lamenta che il preteso danno alla salute umana sarebbe necessariamente da escludersi, in considerazione del fatto che i prodotti non verrebbero commercializzati tal quali nel canale di vendita business to consumer (B2C), e che, anteriormente alla vendita business to business (B2B), sono soggetti a lavorazioni e trattamenti idonei ad eliminare qualsiasi rischio per la salute umana”. In altre parole si sostiene che quelle mandorle non sarebbero finite in vendita su scaffali di negozi bensì destinati a trattamenti industriali con “fumigazioni, lavaggi ad alte temperature e pelatura” che le avrebbero rese commestibili.
Ma due sono i punti sollevati dagli ispettori della Salute e delle Dogane. Il primo riguarda la documentazione che accompagnava il carico la seconda il livello di deterioramento delle mandorle.

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Per il primo aspetto, sottolineano i giudici in sentenza, la bolla di accompagnamento dichiarava che “era certificata la destinazione immediata al ‘consumo umano’, senza la scelta della specifica opzione “further process” , pure disponibile per la spunta”. L’indicazione further process, ossia ulteriore processo indica che il carico dovrà essere trattato. Ma in questo caso la dicitura non lo specificava.

Il secondo punto riguarda le condizioni delle mandorle. Scrivono i giudici che è vero che dopo un trattamento anche un carico deteriorato può essere commercializzato ma “ma a patto che il tenore del contaminante sia inferiore a quello massimo stabilito nell’apposito allegato, e che gli alimenti siano conformemente etichettati e contrassegnati, nell’originale del documento di accompagnamento”. E in questo caso conclude il Tar: “i successivi controlli fisici che comunque hanno rilevato una contaminazione superiore ai limiti ammissibili”.
Gli avvocati di Alfrus hanno anche ricordato come “prodotti analoghi importati dalla ricorrente e sdoganati presso altri porti italiani (come ad esempio Bari, Livorno, Salerno e Trieste), sono sempre stati ammessi all’importazione sul suolo nazionale” ma i giudici non cambiato idea. Nel 2023 la Alfrus ha importato dalla California 471 partite di mandorle, di queste 7 sono state respinte e 10 sottoposte a fermi in corso



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Written by bourbiza mohamed

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