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Il Cefa in piazza Maggiore riempie i piatti vuoti per le mense dei poveri a Bologna. “Aumenta chi ha fame e vive in strada”


“Riempi il piatto vuoto”: è l’iniziativa del Cefa realizzata in piazza Maggiore per sostenere le mense cittadine che supportano le persone in difficoltà e un progetto per l’accesso all’acqua in Kenya. Centinaia di piatti riempiti In vista della giornata mondiale dell’alimentazione. E chi ha fame è anche sotto le Torri. “Negli ultimi mesi i numeri sono quasi raddoppiati, ogni settimana raggiungiamo per strada circa 250 persone e sono tante”, afferma Simona Cocina della Comunità di Sant’Egidio. “La sospensione del reddito di cittadinanza sicuramente potrebbe essere una causa ma lo sono anche le guerre nel mondo, che ci riguardano molto perché incrementano i flussi migratori” e poi, una volta che le persone arrivano in Italia, “ci sono rallentamenti burocratici che non permettono di trovare soluzioni immediate e la prima risposta è la strada”.

“Più pasti nelle mense perché cresce il bisogno”

Negli ultimi anni “abbiamo visto crescere il bisogno e la gente che viene alla mensa dell’Antoniano“, aggiunge fra Etjen: “se prima il numero era di 140 pasti al giorno, da maggio a qui siamo arrivati a 240 di media e un giorno siamo arrivati anche a 290. C’è un forte bisogno di aiuto e il segreto è non solo riempire il piatto ma anche instaurare relazioni”.

Purtroppo “i nostri pasti aumentano perché aumentano i bisogni delle persone e questo è un tratto molto critico”, afferma Giovanni Melli, il presidente delle Cucine popolari che ogni giorno danno da mangiare a quasi 600 persone in difficoltà: “anche a causa di alcuni provvedimenti che hanno disorientato la gente, vedi il reddito di cittadinanza temporaneamente sospeso, ci sono intere famiglie che si trovano in grande sofferenza e per fortuna gli sforzi della rete che c’è in questa città riescono a dare qualche risposta in più”.

Caritas: “Povertà alimentare, digitale e abitativa”

Il tema della casa ha creato le condizioni per una “nuova povertà” che si affianca a quella alimentare. A dirlo è don Matteo Prosperini, direttore della Caritas diocesana, partecipando all’iniziativa. Se è vero che “il cibo è la base di ogni povertà”, afferma, oggi bisogna fare i conti con almeno tre “nuove povertà” che risultano “abbastanza evidenti negli ultimi tempi”. Dimensioni “interconnesse l’una con l’altra”, sottolinea il direttore della Caritas, aggiungendo che quindi “non possiamo pensare di affrontarne una per risolvere il problema della persona”. Ebbene, “la prima è certamente la povertà abitativa perché sappiamo che oggi nella nostra città e non solo c’è un tema abitativo molto grave e importante”. Ma c’è anche la “povertà digitale, che oggi è equiparabile quasi a quella alimentare e poi la povertà di relazione, di rete. Le persone oggi devono avere sempre più informazioni affinché possano trovare la possibilità di risolvere o affrontare i loro bisogni”. Bisogni che “oggi si risolvono soltanto in rete, non soltanto con un intervento, quindi le persone devono essere orientate a dove poterli affrontare”.



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Written by bourbiza mohamed

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