Accolto dalla Cassazione il ricorso di Amanda Knox contro la condanna a tre anni di reclusione per calunnia a Patrick Lumumba nell’ambito dell’inchiesta per l’omicidio di Meredith Kercher. I giudici hanno infatti disposto un nuovo processo, a Firenze. La condanna a Knox per calunnia era stata definitivamente confermata dalla Cassazione con la sentenza che l’aveva assolta, insieme a Raffaele Sollecito, per l’omicidio Kercher. E’ stata però impugnata dai suoi difensori sulla base di una pronuncia della Corte europea dei diritti dell’uomo che aveva riconosciuto la violazione del diritto di difesa di Knox. “Non sono più una condannata. E combatterò con i miei avvocati per dimostrare la mia innocenza una volta per tutte”: Amanda Knox commenta così, con l’ANSA, la revoca da parte della Cassazione della condanna a suo carico per calunnia a Patrick Lumumba, disponendo un nuovo processo a Firenze.
“All’epoca di questi tragici eventi, Patrick Lumumba era mio amico racconta Amanda Knox –. Siamo entrambi vittime della violazione dei miei diritti umani durante il mio interrogatorio, durante il quale sono rimasta impotente contro la pressione coercitiva della polizia”: “L’esito di quell’interrogatorio ha fatto deragliare le indagini sull’omicidio di Meredith Kercher e ha condotto all’ingiusta detenzione di tre persone innocenti” ha aggiunto.
“Patrick Lumumba – ha proseguito Knox – ha subito dieci giorni di ingiusta reclusione, e io e Raffaele quasi quattro anni. Un giorno in prigione da innocente è un giorno di troppo”.
Patrick Lumumba
(ansa)
“Come tutti sanno, il 27 marzo 2015, la Corte di Cassazione ha assolto in via definitiva me e Raffaele Sollecito dall’accusa di omicidio di Meredith Kercher, per non aver commesso il fatto” ha ricordato Amanda Knox. “È stata una decisione senza precedenti da parte della Corte – ha aggiunto – che ci ha scagionati sulla base di elementi fattuali di innocenza, riconoscendo errori sorprendenti e colpevoli omissioni da parte degli inquirenti. E’ stata una evidente rivalsa. Ma questa sentenza definitiva ha confermato anche la mia condanna per calunnia. La Corte di Cassazione mi ha condannato per calunnia a una pena già scontata in carcere, il che significa che secondo lo Stato italiano tre dei miei quattro anni di reclusione sono stati giustamente scontati. Anche se sono stata scagionata dall’accusa di omicidio, sono rimasta ingiustamente condannata per calunnia. Meno noto -prosegue knox – è che, nel 2019, la Corte europea dei diritti dell’uomo mi ha dato ragione, stabilendo che durante il mio interrogatorio erano stati violati i miei diritti fondamentali ad essere assistita da un avvocato e da un interprete. Ora, sedici anni dopo, la Corte di Cassazione, attraverso un nuovo strumento giurisdizionale previsto da una recente riforma, ha recepito quanto statuito dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Mi sta dando ora – ha concluso Knox – l’opportunità di ottenere la mia piena assoluzione anche da questa ingiusta accusa di calunnia”.