La compagnia teatrale riminese dei Motus, Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande, riprende in mano un classico della letteratura per ridefinire il ritratto della contemporaneità, ponendo interrogativi sull’identità dell’essere umano in relazione alla natura e agli altri esseri viventi. Questa volta tocca al “Frankenstein” di Mary Shelley, che la critica etichetta come primo romanzo di fantascienza ma che per la coppia di artisti diventa invece la cartina di tornasole capace di mettere in evidenza alcune questioni di grande attualità: le definizione di “mostruosità” da ribaltare nell’accezione positiva di qualcosa di diverso, altro, non conforme; l’accettazione dell’essere umano come ibrido di parti differenti; la definizione di creazione in cui si ribadisce il diritto a riprodursi liberamente; la riflessione sull’impossibilità dell’uomo di…