Forse non c’è città più di Bologna che abbia adottato il linguaggio dell’arte contemporanea come moneta da spendere in termini di cultura e turismo, come occasione di incontro di una comunità, come dispositivo con cui animare musei e gallerie ma anche piazze, palazzi storici e collezioni d’arte antica. Per questo motivo la Giornata del Contemporaneo, che si festeggia oggi in tutta Italia, qui replica un modello vincente partito e cresciuto con Arte Fiera e Art City che mette insieme diversi soggetti, dal pubblico al privato, dai piccoli operatori alle istituzioni più importanti. Il risultato è un ricco calendario di eventi sparsi un po’ per tutta la città.
Per l’occasione Palazzo Bentivoglio apre al pubblico il giardino, con accesso da via del Borgo San Pietro 1/c dalle 16 alle 22. Angolo nascosto e privato in cui una ricca vegetazione va a braccetto con diverse opere d’arte contemporanea: l’installazione al neon di Ugo Rondinone “Life time”, il “Bologna Pavilion” di Dan Graham, “Motivi ossei” della bolognese Sissi, le “Scarpe vincolanti” di Franco Raggi, un lavoro di Jasper Morrison. Dalle 19 spostandosi su via del Borgo San Pietro 3/a si può ammirare in un nuovo spazio che accede sulla strada come una vetrina, l’installazione della bolognese Irene Fenara.
“Le mani nel sacco” in Pinacoteca
Alla festa partecipano anche alcuni musei. Il Mambo, in primis, che alle 15 organizza una nuova “Giornata di studi sulla critica in ricordo di Giovanni Maria Accame” durante la quale sarà presentata la nuova edizione del saggio “La performance a Bologna negli anni ‘70”. La Pinacoteca apre al contemporaneo con il progetto “Le mani nel sacco”: la performance di Silvia Costa e Nicola Ratti oggi (19.30 e 21) e da domani l’installazione composta dalle opere di Nicola Martini.
Uno dei motori principali dell’arte contemporanea in città è costituito dalle gallerie private, in gran parte aderenti all’Ascom, che per oggi lanciano l’iniziativa “Bologna è contemporanea”, una serie di inaugurazioni e di aperture straordinarie. «Soprattutto dopo la débâcle delle piattaforme NFT che ha annullato quasi 70.000 collezioni immateriali, rivendichiamo oggi il nostro ruolo e la nostra presenza. Un ruolo che svogliamo tutto l’anno e che ora incuriosisce anche tanti turisti di passaggio a Bologna», spiegano Fabrizio Padovan e Patrizia Raimondi, rappresentanti delle gallerie Ascom.
Le gallerie private
L’elenco proposto dagli associati è lungo e articolato. Parte dai maestri come Enrico Baj (alla Di Paolo Arte), Garutti, Nannucci e Piacentino (in una collettiva da Astuni), De Chirico, Picasso, Campigli e Manzù (alla Maggiore). E arriva alle generazioni più giovani rappresentate da Alessandro Roma (da Car Gallery), Enkhtur, insieme a Francesconi e Siedlecki (alla de’ Foscherari), Elisa Grezzani (da Stefano Forni), Jacopo Mazzonelli (allo Studio G7), Monika Stricker (alla p420). Completano il calendario Claudio Verna (da Labs), Alberto Colliva (da Forni), Mirella Guasti (alla Cinquantasei), il cinese Jingge Dong (a L’Ariete), l’inglese Felicity Hammond (a Galleriapiù), la collettiva “Stazionari altrove” (alla Otto Gallery).