Il cavalcavia della strage Mestre era già finito sotto la lente della procura di Venezia. A dicembre del 2021, dopo che alcuni calcinacci si erano staccati, i pm avevano deciso di acquisire tutta la documentazione sulla storia del viadotto e sui progetti di ristrutturazione. C’erano timori, poi rientrati, sulla staticità del cavalcavia. E l’indagine non aveva avuto sviluppi. A quella documentazione, ancora nella disponibilità della procura, si aggiunge quella acquisita venerdì 6 ottobre attraverso la polizia locale, relativa agli aggiornamenti progettuali degli ultimi due anni per la ristrutturazione del cavalcavia. Perizie e pareri tecnici. È anche da questi documenti che la pm Laura Cameli e il procuratore capo Bruno Cherchi dovranno cercare di capire se il guardrail fosse o meno a norma. E se quel varco di due metri fosse da chiudere e rappresentasse un pericolo per i mezzi in circolazione.
Mestre, il buco nel guard-rail: da qui il pullman è precipitato
Il progetto di ristrutturazione da 7 milioni di euro
Nelle relazioni tecniche che accompagnano il progetto di ristrutturazione da quasi 7 milioni di euro iniziato poche settimane fa in un altro tratto dello stesso cavalcavia si legge che ci sono alcune motivazioni che “rendono non più rinviabile una serie di interventi di riqualificazione”. Tra queste “la necessità di garantire la sicurezza del transito”. Più in generale a certificare lo stato di degrado del cavalcavia sono i “frequenti distacchi di materiali che cascano nel sedime sottostante”. La procura, come reso noto dal procuratore capo Cherchi, ha già deciso di affidare una perizia sul guardrail. E c’è un altro aspetto sul quale si stanno concentrando le indagini.

Il cavalcavia di Mestre
(fotogramma)
Il cedimento di una parte della banchina
Riguarda il cedimento di una parte della banchina – lo spazio tra il guardrail e la ringhiera secondaria – in prossimità del punto in cui l’autobus elettrico guidato da Alberto Rizzotto si è rovesciato, alzandosi con il retrotreno, alle 19.38 di martedì, e precipitando di sotto, tra via della Pila e via dell’Elettricità, con le ruote all’aria. Quel che le indagini devono accertare è se il cedimento della banchina sul lato destro della carreggiata abbia contribuito a fare da perno per il rovesciamento del bus, avvenuto pochi metri dopo il varco aperto tra i guardrail.

Chiudere uno dei varchi
Oggi lo stesso Comune valuta se “chiudere” uno dei varchi. Oltre a quello in prossimità della caduta del bus, ce n’è un altro più avanti. “Gli uffici tecnici stanno valutando”, spiega l’assessore alla Mobilità Boraso. Sono una ventina, intanto, i testimoni sentiti in queste ore dagli investigatori. Tra loro anche un poliziotto intervenuto per primo, che ha lanciato l’allarme e messo a disposizione un estintore. Sugli accertamenti sono impegnati i vigili urbani, i carabinieri e la polizia. Tre i rispettivi filoni: chiarire le dinamiche della tragedia, ascoltare i racconti dei feriti e occuparsi del doloroso compito di dare un nome e un cognome ai cadaveri. La navetta si trova in un deposito all’ex mercato ortofrutticolo di Mestre.

Il cavalcavia di Mestre
(fotogramma)
La pista del guasto meccanico
Sul fronte delle indagini, si aspettano gli esiti dell’autopsia sul corpo dell’autista Alberto Rizzotto, quarant’anni, l’unica vittima italiana della strage. Tra gli approfondimenti necessari, quelli istologici e tossicologici. Anche la pista di un guasto meccanico della navetta non viene esclusa: “Un problema tecnico”, ipotizzava ieri un collega dell’autista, intervistato dal Tg1, visto che Alberto “stava abbastanza bene”. Sono diversi i capitoli d’inchiesta: il cavalcavia, il bus, la scatola nera, i video dell’incidente, il telefonino dell’autista, i testimoni.