“25 agosto 2018, Catania, io ero Vicepremier e Ministro dell’Interno. L’estrema sinistra manifesta per chiedere lo sbarco degli immigrati dalla nave Diciotti: la folla urla “assassini” e “animali” in faccia alla Polizia. Mi sembra di vedere alcuni volti familiari…”. Il post è di Matteo Salvini e il “volto familiare” di cui parla è quello della giudice Iolanda Apostolico, sotto accusa da parte della destra per aver respinto, in base alla normativa europea, il trattenimento dei richiedenti asilo che provengono dai cosiddetti Paesi sicuri in attesa dell’esito della procedura di frontiera accelerata decretato dal governo.
Nelle immagini che risalgono a cinque anni fa si vede la giudice, vestito blu, collana, borsa e occhiali in testa, passare avanti e indietro tra il cordone di polizia e i manifestanti che gridano, tra le altre cose, “assassini” dopo la carica delle forze dell’ordine a un gruppo di attivisti che si opponeva al divieto, imposto da Salvini, allo sbarco di 177 migranti trattenuti per 10 giorni a bordo della nave Diciotti.
Apostolico osserva la scena in silenzio, guarda i manifestanti e guarda i poliziotti in assetto antisommossa. A pochi passi da lei c’è il marito, maglietta nera e occhiali da vista, che partecipa all’ultimo coro lanciato dagli attivisti che chiedono “libertà”.
La giudice Apostolico non ha ancora spiegato le ragioni della sua presenza sul molo. Se per motivi legati al suo lavoro e all’interesse rispetto a quanto stava accadendo o se perché solidale con i manifestanti.
L’Associazione nazionale magistrati ha fatto sapere che “valuterà insieme alla diretta interessata se e come intervenire”. Ma il presidente Giuseppe Santalucia ha aggiunto: “Si accentua la tendenza a giudicare la terzietà del giudice, che va valutata dentro il processo, andando dalla critica del provvedimento, che è legittima, allo screening della persona, cioè vedere chi è il giudice anzichè guardare quello che ha scritto. Sono preoccupato dalla china che si imbocca”.
Si dividono i consiglieri del Csm: “ll ruolo del magistrato richiede che l’autonomia e l’indipendenza non si limitino esclusivamente allo svolgimento delle funzioni giurisdizionali, ma deve riguardare anche la sua proiezione esterna”, afferma in una nota il consigliere laico Enrico Aimi (Fi). Roberto Fontana, invece, che all’interno del Csm è stato tra i promotori della pratica a tutela della giudice Apostolico, dice: “L’iniziativa del ministro Salvini vuole confondere i piani. La giurisdizione si esprime attraverso i provvedimenti, che possono essere criticati e impugnati sulla base di ragioni tecnico-giuridiche. Spostare l’attenzione sulla vita del magistrato e le sue eventuali attività esterne è un tentativo di delegittimare l’attività giurisdizionale”.
Intanto la Lega è passata all’attacco: “Può smentire?”, dichiara il deputato catanese Anastasio Carrà. “Nordio faccia chiarezza”, chiede la capogruppo in commissione Giustizia alla Camera, Ingrid Bisa. “Inaccettabile un giudice a una manifestazione contro la polizia”, affonda la deputata del Carroccio, Simonetta Matone. “Sconcertante, credo che sia il caso di ‘rivedere’ tutte le decisioni prese da questo magistrato”, sostiene il vicecapogruppo della Lega, Igor Iezzi. Mentre i senatori Kelany, Filini e Foti di Fratelli d’Italia hanno depositata alla Camera un’interrogazione al ministro Nordio in cui si accusa Apostolico di violare i princìpi di terzietà e imparzialità e di avere “un’impostazione ideologica”.
Il video di oggi è solo l’ultima accusa di Salvini alla giudice Apostolico. Sempre sui social, due giorni fa, aveva postato uno screenshot, chiedendo: “Ma è normale che un magistrato di Catania metta “mi piace” a post – del marito – che insultano il sottoscritto quando ero ministro dell’Interno, e poi decida di smentire i decreti del governo in materia di immigrazione?”. Sul post c’era scritto “Fanculo Salvini”.
E ancora prima era stata la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a dichiararsi “basita” per la sentenza di Apostolico giudicando “incredibili” le motivazioni. Un intervento che però, alla prova dei fatti, in quel caso non si era dimostrato corretto.