MESTRE – «No, non ci credo. Vi siete sbagliati, lui non può essere morto». Negli occhi dell’uomo che parla c’è tutta l’incredulità della tragedia. Scuote la testa e guardando la psicologa ripete come un mantra una formula che purtroppo non può cambiare la realtà.
C’è sgomento nella saletta messa a disposizione dall’ospedale dell’Angelo, dove gli specialisti accolgono i familiari delle vittime dell’incidente che stanno arrivando da diverse nazioni. I sanitari parlano con i parenti e anche con le vittime.
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I quattro pazienti coscienti «chiedono informazioni sui cari che erano insieme a loro. C’erano famiglie intere, nonni, nipoti, coniugi. Ognuno chiede dei propri cari», spiega Chiara Berti, direttrice medica della struttura. «E’ successo meno di 24 ore fa, il primo problema è di salute e poi viene anche tutto il resto – aggiunge la dottoressa- Adesso stiamo cercando di curare, appena saranno nelle condizioni c’è chi interverrà dal punto di vista del trauma psicologico».
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I feriti dell’incidente, spiega la dottoressa Rita Lorio, responsabile della Psicologia dell’ospedale, «sono nella fase di choc, quindi hanno ricordi confusi e sono in stato di agitazione, tipica dell’evento traumatico. Non sono ancora consapevoli di quello che è successo o di quello che potrebbero aver perso».
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Il primario di psichiatria Moreno De Rossi, che coordina il servizio di sostegno, aggiunge «Abbiamo tre gruppi di familiari che stanno chiedendo informazioni su 12 persone. Di questi, noi abbiamo l’ufficialità di tre deceduti e con calma li abbiamo comunicati ai familiari. Gli altri parenti li stiamo sostenendo in attesa di avere le informazioni ufficiali».
Ci sono i familiari delle vittime e quelli dei feriti, ma ci sono anche quelli che hanno dovuto accettare una sofferenza persino doppia: «Alcuni hanno familiari sia tra i feriti che tra deceduti».