ZAPORIZHZHIA — Seduta nel rifugio antiaereo, la preside Svitlana Panina è sola. Eppure, ieri era il primo giorno di scuola, il terzo anno scolastico dall’inizio della guerra. «Una volta era una festa. Per tradizione i bambini portano un mazzo di fiori all’insegnante, ed essendoci qui circa 400 iscritti, tra elementari e medie, erano 400 mazzi di fiori». Bei tempi, finiti già con la pandemia, «poi siamo entrati direttamente qui», in un sotterraneo che per quanto abbellito, resta un rifugio freddo con materassi e coperte, i bidoni dell’acqua potabile, le riserve di emergenza.
Ucraina, la scuola ferita dalla guerra. Primo giorno all’ombra delle bombe
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