Dall’autunno Luciano Floridi, professore di Unibo,lascia Oxford e andrà a fondare un centro di ricerca sull’etica digitale all’università di Yale. «Si crea un ponte tra Stati Uniti ed Europa, tra l’università di Yale e quella di Bologna — spiega —, ci saranno tantissime opportunità di scambio e collaborazione, il rischio è che vadano sprecate. Bologna ha tutte le carte in regola per essere una città internazionale, ci vuole l’ambizione e la visione politica. E servirebbe anche un aeroporto internazionale dove si possa atterrare direttamente da New York». Floridi, tra le voci più autorevoli della filosofia contemporanea e tra i massimi studiosi mondiali di etica digitale, chiamato all’Alma Mater nel gennaio 2021, ha annunciato sui social il suo nuovo incarico a Yale.
Professore, quando lascerà l’università di Oxford?
«Quest’estate farò trasloco, sarà molto intenso, vivo da 35 anni in Inghilterra, quindi si tratta di spostare casa, ufficio, libri, documentazioni mediche, acquistare un nuovo cellulare. Il primo settembre spero che la transizione sia completa. Lascio Oxford completamente, non si torna più indietro».
Come mai?
«Diciamo che la situazione attuale inglese ha reso più facile la decisione, con la Brexit c’è un’atmosfera non più piacevole per gli stranieri, per quanto io ho anche il passaporto britannico. Brexit è stato uno strappo doloroso, mi sono sempre considerato un europeo in Inghilterra, ora non è più così. Inoltre mia moglie ed io abbiamo ricevuto due proposte parallele da Yale senza che sapessero che eravamo sposati. A lei è stato proposto di dirigere un centro di neuroscienze umane, a me il centro per l’etica digitale. Offerte talmente generose che non si potevano rifiutare».
Resta all’Alma Mater?
«È stata la cosa più difficile da ottenere perché Yale chiedeva l’esclusiva, ho insistito e ho fatto capire l’importanza dei collegamenti non solo con Bologna e l’Emilia-Romagna ma con l’Unione europea. A Oxford adesso è estremamente difficile la collaborazione con le università straniere».
Che tipo di rapporto si potrà creare?
«Un ponte collaborativo importante, a Yale è stato capito subito. Si creerà un canale di scambio, a cui tengo tantissimo: studenti capaci potranno venire negli Stati Uniti con borse di studio, colleghi potranno venire a fare periodi di insegnamento. C’è un enorme interesse da parte di entrambi, i fondi ci sono, faciliterò questo scambio dal punto di vista organizzativo».
Cosa farà il centro che fonderà e dirigerà a Yale?
«In due-tre anni metterò su un gruppo di ricerca di 20-25 persone, indipendente, che da un lato coordinerà e valorizzerà varie iniziative che già ci sono a Yale dell’impatto della trasformazione digitale sul governo, l’etica, la società, la giustizia. Sarà un centro di eccellenza che lavorerà su questi temi, per i quali rappresenterà Yale nel mondo».
Lei presiede il comitato scientifico della Fondazione sui Big Data al Tecnopolo. Quali opportunità nuove ci saranno?
«Tante. Negli ultimi anni, con l’impegno continuo di tanti, anche di amministrazioni diverse, Bologna ha ottenuto tanto: il Tecnopolo, il Centro meteo, il super computer Leonardo, arriverà anche l’Università dell’Onu. Sono tutte cose straordinarie per una città che non è Berlino. Andrebbero valorizzate a livello internazionale. Ho avuto un colloquio fruttuoso con il sindaco, c’è l’ambizione di giocare in serie A, di mettersi a un livello in cui non si è una straordinaria realtà locale, ma anche internazionale. I numeri ci sono, le persone anche, ci vuole una visione. Non c’è ragione per autolimitarsi. Bologna è conosciuta nel mondo, la sua Università anche, è una questione di visione politica».
Cosa manca?
«Serve un aeroporto più grande, internazionale, dove si può atterrare arrivando da New York. E poi andrebbe internazionalizzato il mondo accademico, il corpo docente, un limite che ha tutta Europa a dire il vero. Si può fare».
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19 gennaio 2023 (modifica il 19 gennaio 2023 | 12:07)
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