Viaggio tra residenti e negozianti delle vie diventate oggetto di scontro tra Rolfi e Castelletti. Si segnala il 40% di negozi sfitti in corso Mameli e qualcuno chiede più decoro ma per tutti la via «è pulita»
Le prime scintille da campagna elettorale per le amministrative in città tra il candidato sindaco ufficioso del centrodestra Fabio Rolfi e quella ufficiale del centrosinistra Laura Castelletti si sono accese nei 600 metri tra Corso Garibaldi e Mameli. «Zone abbandonate e fuori dai progetti per l’anno di capitale italiana della cultura», come afferma l’assessore regionale, oppure «rinate grazie all’intervento pubblico» come sostiene la vicesindaca?
Se si ascolta chi vive, lavora e frequenta la principale arteria ovest della città i giudizi sono spesso diversi e contrastanti, ma tutti convergono su due aspetti: qualcosa andrebbe sistemato, mentre alle promesse non si crede molto. «Sono schermaglie da campagna elettorale, la questione è ben più complessa — taglia corto Lucia Pedrali che sintetizza bene il pensiero prevalente dei residenti secondo il quale “da un lato non è facile convivere con i fruttivendoli che occupano il marciapiede, scaricano quintali di merce ogni giorno e altrettanta la buttano la sera. Un po’ di decoro in più non guasterebbe, ma non posso lamentarmi perché la zona è pulita e sicura». Garibaldi d’altronde è zona di commercio, come evidenziano i dati del distretto urbano del commercio (DUC) per cui una saracinesca sollevata su due è quella di un negozio: si passa da quello etnico alla boutique, e poi telefonia, macellerie, alimentari, farmacie, bar, fornerie e anche probabilmente l’ultimo negozio di vendita di lana in centro, «L’Ovile», presente da 45 anni e gestito da Emanuele Bertagna secondo il quale «gli affari non vanno male, forse perché sono rimasto l’unico. Se devo trovare un problema è quello della concorrenza dei centri commerciali, non altro».
Dal grande palazzo al centro della via, proprietà dell’Istituto zooprofilattico, escono i residenti in affitto e giurano che «la via ha passato periodi ben peggiori, adesso sembra andare meglio, seppur ci sia ancora da fare, magari differenziando di più i negozi» indicando sempre gli esuberanti negozi di frutta. Esuberanza che in Corso Mameli vede protagonisti invece gli universitari che frequentano la sala studio e limitrofi, ma «non creano problemi» dicono diversi residenti, mentre nella storica «Camiceria Zani» il proprietario Fabrizio sostiene sia «cambiato poco o nulla negli ultimi 5 anni. Non credo alle promesse elettorali, valuto i fatti e in questa via i problemi sono diversi, così come le responsabilità da ripartire tra alcuni negozianti, proprietari che chiedono affitti troppo alti per la zona e l’amministrazione che ha dato deleghe al Commercio, ma non un assessorato dedicato, seppur il tema sia centrale». In Mameli il numero di locali commerciali sfitti tocca il 40%, il doppio che in Garibaldi. Secondo la Loggia l’inserimento della sala studio e mensa universitaria starebbe invertendo la rotta, ma mancano i numeri: il DUC diffonde solo percentuali e sostiene che i dati numerici siano ancora «in fase di rielaborazione» e «non possono essere resi pubblici». Peccato.
22 febbraio 2023 (modifica il 22 febbraio 2023 | 07:35)
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