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«I miei sei interventi al cuore. Vivo con una spada di Damocle»- Corriere.it


di Rosanna Scardi

Il rocker ex Timoria ricoverato all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo. Gli esami per valutare un altro intervento. Convivere con una spada di Damocle: «Com’è? Ti godi il presente». A maggio l’uscita del nuovo disco: «Da inguaribile ottimista penso al tour»

Si è fermato ai box per un pit stop bergamasco al suo cuore «malandrino» che è durato una settimana. Omar Pedrini chiama così, sdrammatizzando, gli esami effettuati all’Humanitas Gavazzeni, ospedale all’avanguardia nazionale nella cardiochirurgia robotica e mininvasiva. Il responsabile dell’area, il dottor Alfonso Agnino, sta valutando con la sua équipe se per il rocker bresciano sia necessario un intervento. Lo stesso cantante ha postato sui social le foto che lo ritraggono sorridente davanti al reparto degenze B3 insieme ai ringraziamenti per il personale medico e sanitario. L’ex Timoria convive da anni con dei gravi problemi cardiaci.


Pedrini, perché ha scelto l’Humanitas Gavazzeni di Bergamo?

«Mi è stato scoperto un affaticamento cardiaco importante. E il mio cardiologo, Alberto Lanzone, che è diventato un amico, mi ha consigliato l’Humanitas Gavazzeni, dove ha lavorato per cinque anni, per compiere accertamenti ed esami di alto livello. Ho anche un cuore un po’ ipertrofico, più grande del normale».

Un cuore più grande, sembra molto poetico.

«In realtà, è anche una rottura di scatole. Ho subìto sei interventi con altrettante anestesie totali, quattro dei quali nell’ultimo anno e mezzo. Da plurioperato, il mio corpo quasi bionico ha mille coaguli, aderenze, protesi, non è terreno facile per un chirurgo. Usare la tecnica robotica e non dovermi aprire è un grande vantaggio. Sto aspettando con ansia il parere dei dottori Agnino, Paolo Panisi e Valentina Grazioli. Mi hanno accolto come se fossi il Papa, con competenza e umanità. Il vostro ospedale è un orgoglio lombardo».

Come e quando ha scoperto l’ultimo affaticamento al cuore?

«Casualmente. In agosto ero al mare a Badalucco, in Liguria, con la famiglia e sono stato “tamponato” mentre spingevo mio figlio Faustino sul passeggino. Sono finito al pronto soccorso di Sanremo: quando ho detto ai medici che avrei preferito essere all’Ariston a cantare piuttosto che con loro, ci siamo messi a ridere. Era sabato sera e mi hanno dimesso. Ma essendo stato operato all’aorta, mi erano venuti dei dubbi. E così sono stato all’ospedale di Bologna, dove avevo subìto l’intervento, per sottopormi a una tac, scoprendo che la botta dell’incidente mi aveva squarciato i punti. Dopo l’operazione per richiuderli, a settembre, mi è stato diagnosticato l’affaticamento alle valvole cardiache».

Nella sua battaglia contro i capricci del cuore è anche diventato testimonial della prevenzione cardiologica.


«Nel 2004 ho superato il primo intervento d’urgenza. Dieci anni dopo, ho avuto un malore al termine di un concerto a Roma. Ero alla fine del tour, ai bis. Un’altra corsa in ospedale. Nel primo avevo un picco di pressione a 250. Mi sono sentito un cretino a non averla mai controllata e a non aver mai fatto un ecocardiogramma. Magari mi avrebbero operato senza urgenza. Agli amici e ai lettori consiglio di provare la pressione e fare un tagliando a se stessi. E non solo alla macchina».

Come si convive con la spada di Damocle?

«Tutti ne abbiamo una: è sostenuta da un crine di cavallo, il mio è solo più sottile della media. E come me c’è chi ha una malattia oncologica o infettiva, come si è visto a Bergamo e Brescia, dove la pandemia ha spazzato via una generazione. Di sicuro la spada di Damocle ti porta a essere a posto con la tua coscienza ogni volta che chiudi gli occhi; a comportarti meglio nei rapporti umani: non hai voglia di litigare se domani hai una visita per cui preghi Dio che vada bene. E poi, ti godi il presente. Non immagina con che occhi guardo i miei bambini…».

Spesso ripete il messaggio dello scrittore americano Kurt Vonnegut: «Quando siete felici fateci caso».


«Deve essere così. Come dicono i saggi orientali: “Sarebbe bello vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo e imparare come se non dovessimo morire mai. Per questo adoro chi prende il diploma a 90 anni».

Quali progetti ha?

«Mi hanno invitato alla manifestazione per il Tibet il 10 marzo a Roma. Vorrei esserci, sempre che non sia ricoverato».

É buddista?

«Sono un uomo spirituale, non osservo nessun credo. Seguo il Dalai Lama, mi piace la figura di Gesù. E sono un anarchico pacifista».

In questa «finestra» fuori dall’ospedale a cosa si dedica?

«Sto dando gli ultimi ritocchi di vernice al mio nuovo disco che uscirà a maggio, anticipato dal singolo in aprile. La musica toglie l’ansia, mi distrae. E, da inguaribile ottimista, penso al tour e, quando sono in ospedale, dalla finestra, guardo la bellezza di Città Alta e penso a me con il mio maestro Gino Veronelli».

23 febbraio 2023 (modifica il 23 febbraio 2023 | 07:34)



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Written by bourbiza mohamed

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