La Regione continua il pressing sul governo sui fondi alla sanità e sulle spese sostenute per il Covid e per gli aumenti energetici non rimborsate. Al tempo stesso continua ad investire, lanciando la Rete oncologica ed emato-oncologica territoriale. Vale a dire portare le diagnosi e i trattamenti contro i tumori vicino al cittadino, al domicilio oppure nelle Case e negli ospedali di comunità.
Il depotenziamento
«Penso che chi ha più sanità pubblica come noi meriti di non vedere depotenziato tutto ciò che è stato costruito in questi anni, oppure lo si dica che si vuole depotenziare la sanità pubblica a favore di quella privata». Scandisce queste parole il presidente Stefano Bonaccini che si aspetta «dalla destra all’opposizione in Emilia-Romagna una mano alle Regioni a chiedere e ottenere ciò che meritano». E annuncia che «come presidente dell’Emilia-Romagna chiederò un incontro al ministro Schillaci», per rafforzare, se mai ce ne fosse bisogno, la lettera inviata la scorsa settimana dall’assessore Raffaele Donini, in veste di coordinatore della commissione Salute delle Regioni ai ministri Schillaci e Giorgetti.
Tempo ragionevole
«Ci aspettiamo in un tempo ragionevole di essere convocati», assicura Donini che rincara l’allarme che le Regioni con i bilanci in rosso possano non farcela più a mantenere il sistema sanitario universalistico e siano costrette a tagliare. Ripropone i conti del 2022, vale a dire i circa 400 milioni di euro spesi per la pandemia e la campagna vaccinale e i 200-250 milioni in più per le spese energetiche, mentre «le assegnazioni da parte dei governi sono state di 1,4 miliardi con il decreto Aiuti ter e 200 milioni per i costi energetici», soldi che ripartiti tra le Regioni hanno portato nelle casse dell’Emilia-Romagna «circa 120 milioni». Riparto che avviene sulla base della popolazione e che Viale Aldo Moro da tempo contesta. «Noi abbiamo un quarto delle Case della Salute del Paese — spiega Bonaccini —, non si può continuare a dare sulle spese energetiche rimborsi in percentuale non sufficiente e ricevere ciò che in percentuale ricevono altri che non hanno nessuna Casa della salute, non c’è bisogno della calcolatrice per capire che c’è uno squilibrio non accettabile. Nonostante questo noi stiamo investendo».
I numeri
L’investimento è anche la Rete oncologica ed emato-oncologica. Per assicurare la migliore qualità e appropriatezza delle cure per il paziente in un percorso assistenziale efficace e sicuro che si estende dall’ospedale al territorio. La Regione ha deciso di portare più vicini al cittadino, in particolare in Case e ospedali di comunità, la diagnosi, le terapie anti-tumori e i successivi controlli. «Cambierà davvero la vita, in meglio, alle circa 30.000 persone a cui ogni anno in Emilia-Romagna viene diagnosticato un tumore», assicura Donini. «E non si tratta solo di un miglioramento qualitativo, ma di una sperimentazione della medicina di prossimità sul fronte più importante, la lotta al cancro, considerando proprio il territorio come il luogo dove ricevere la diagnosi, fare gli esami e addirittura fare la chemioterapia». Ogni anno in regione ci sono in media 30.747 nuove diagnosi di tumore (escusi i carcinomi cutanei) e 13.621 decessi per queste malattie. La sopravvivenza a cinque anni è al 60% per gli uomini e al 66,5% per le donne. La regione è tra le migliori in Italia per sopravvivenza a cinque anni per il tumore della mammella (89%), del colon retto (69%) e del polmone (18%). Fondamentali sono gli screening, la cui adesione è tornata solo recentemente ai livelli pre-pandemia: all’1 gennaio 2023 ha eseguito i test nei tempi raccomandati il 71% delle donne chiamate per lo screening mammario e il 65% per la cervice uterina, mentre per lo screening colorettale il dato è al 53%. «I clinici ci dicono che la diagnosi non è più così precoce come prima del Covid, ma stiamo recuperando moltissimo», sottolinea Donini.
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20 gennaio 2023 (modifica il 20 gennaio 2023 | 09:40)
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