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Zaia a Cortina: «Nessun esposto contro Crisanti, al telefono non parlavo con un sicario ma con un dirigente»


Luca Zaia a «Una montagna di Libri»

«Ho scoperto che ci sono 4 telefonate mie nelle intercettazioni e io non ero intercettato. Mi hanno detto che non dovevano esser pubblicate perché è vietato per legge. Ma io sono responsabile di quello che dico. La cosa strana è che io parlo in veneto al telefono e le intercettazioni sono in italiano», inizia con una battuta l’intervento di Luca Zaia a Cortina, ospite all’evento «Una montagna di libri» per presentare il suo libro «I pessimisti non fanno fortuna». E prosegue spiegando l’intercettazione choc circolata sui giornali in riferimento ad Andrea Crisanti, in cui emerge un governatore arrabbiato. «Di quella telefonata si citano solo tre parole: io dico, in sintesi, che è da un po’ che va avanti sta solfa che abbiamo denunciato Crisanti, ma non è vero. Al punto che il Senato accademico di Padova si interroga. Il problema è che i miei dirigenti fanno due righe e la polemica sparisce. Mentre io mi sono preso settimane di insulti, appostamenti e non abbiamo neanche fatto esposti. Solo dall’inizio del Covid io ho detto subito ai miei: «Notificate alle procure ciò che stiamo facendo». Perché era tutto una prova sul campo, abbiamo mandato bancali di carte in Procura, i tecnici rispondevano alle contestazioni e segnalavano alla Procura. Al telefono in quel caso non stavo parlando con un sicario ma col direttore dell’Azienda Zero. Siccome è stata messa in discussione la mia parola, io sto lì a fare la figura del bugiardo per settimane».


«Al “professore” mai negate risposte e investimenti»

Sul tema della faida con Crisanti Zaia mette le mani avanti: «Credo nel lavoro di squadra, lavoriamo con molti accademici nel comitato tecnico regionale». E ricorda il loro primo incontro: «Il professore l’ho conosciuto dopo il Covid, dopo il 21 febbraio 2020. Io, quella sera, da solo, decido di chiudere Vo’, di fare 3.500 tamponi. Sta diventando una leggenda metropolitana. Questo professore, che io non conoscevo e non avevo mai sentito e mai visto, mi chiama, e secondo me con un’intuizione mi dice che ho fatto una roba che non esiste nel mondo scientifico. “Lei – mi dice – ha tamponato 3.500 abitanti, li ha chiusi, e quindi ha creato un’enclave dove noi possiamo studiare il virus. Mi finanzia, credo fossero 300.000 euro, il giro dei tamponi alla fine della quarantena, e vediamo cosa è accaduto”.». Zaia rivendica così la paternità della decisione di fare i tamponi a Vo’: «Alla fine abbiamo visto che 83 positivi erano diventati negativi, abbiamo visto che c’era la negativizzazione. Poi tutta una serie di altre riflessioni che competono al professore e al mondo accademico. Ma i tamponi li ho fatti io, lo dico non per narcisismo ma perché il tavolo dei tecnici mi aveva detto che non si poteva fare perché era contro le linee guida dell’Oms», ha concluso. Per poi cercare di gettare acqua sul fuoco della polemica con Crisanti che lui chiama «il professore»: «Ho cercato di fare squadra, ho trovato tutti i primari di microbiologia in difficoltà. Ma al professore non sono state mai negate risposte e investimenti, per me resta un valido professionista. Ma mettetevi nei miei panni, mi chiamano in vacanza e mi dicono: “Guarda che il professore ha distribuito copia dei Whatsapp che hai mandato”. Queste sono state le mie giornate».

Lo scontro tra Zaia e Crisanti

Lo scontro tra Zaia e Crisanti risale alle prime fasi della lotta della pandemia. A dividere il presidente del Veneto e il microbiologo dell’università di Padova era l’efficacia dei test rapidi per il Covid: per Zaia strumenti validi; per Crisanti bocciati già nell’ottobre 2020 come inattendibili nel 30 per cento dei casi. Giudizio che il professore ha ribadito in un articolo pubblicato sulla rivista Nature. Il caso è riesploso il 2 gennaio 2023 dopo che la trasmissione Report ha diffuso l’intercettazione di una telefonata tra il presidente della Regione Veneto e il numero uno del «cervello» della sanità veneta, Azienda Zero. «Sono qua a rompermi i coglioni da sedici mesi – sbottava Zaia – stiamo per portarlo allo schianto e voi andate a concordare la lettera per togliere le castagne dal fuoco al Senato accademico, per sistemare Crisanti! È un anno che prendiamo la mira a questo, e adesso fa il salvatore della patria, mentre io faccio la parte del mona cattivo».

L’inchiesta sui 480 mila tamponi

Si tratta dell’ultimo atto di un duello sfociato anche in un’inchiesta giudiziaria in corso dopo la denuncia dello stesso Crisanti nel novembre 2020: sotto la lente una fornitura di 480 mila tamponi comprati da Azienda Zero alla Abbott srl per 2.160.000 euro. Indagati il dottor Roberto Rigoli, al tempo coordinatore delle Microbiologie del Veneto, che dichiarò di averli testati, e Patrizia Simionato, allora direttore generale di Azienda Zero, che indisse la gara e assegnò l’appalto. Entrambi sono stati rinviati a giudizio — è iniziata l’udienza preliminare — con le accuse di falso ideologico e «turbata libertà di scelta del contraente».

La Regione si difende, Crisanti si dimette

La Regione Veneto difende il proprio operato: «La capacità di testing dei tamponi antigenici ha consentito di individuare un numero elevato di casi, c limitando il contagio e quindi il numero dei decessi, tra i più bassi d’Italia. Voler far passare il concetto che i test rapidi abbiano favorito la mortalità e non siano stati utili negli screening è un vilipendio alla professionalità dei tanti esperti impegnati nella miglior tutela della popolazione». Lo scorso 31 dicembre Andrea Crisanti si è dimesso dall’università di Padova perché le intercettazioni coinvolgono anche alcuni colleghi e lo scienziato vuole «essere libero di seguire l’inchiesta senza condizionamenti e senza creare imbarazzo all’Ateneo».

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3 gennaio 2023 (modifica il 3 gennaio 2023 | 20:09)

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Written by bourbiza mohamed

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