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Guerra in Ucraina, un anno dopo a Brescia ancora 5mila rifugiati- Corriere.it


di Nicole Orlando

Nei giorni successivi allo scoppio del conflitto arrivarono in provincia oltre 8mila rifugiati. Meno di un terzo tornato nel proprio paese, gli altri sono ospiti di parenti, amici o in case offerte da terzo settore, parrocchie e privati

Appesi alle pareti del bar dell’oratorio ci sono ancora i disegni dei bambini, nessuno li ha pi tolti da l. Sono le prime testimonianze dell’esodo. E dell’accoglienza. Ma anche, racconta padre Domenico Fidanza, un appello per noi affinch si sia costruttori di pace. La parrocchia delle Sante Capitanio e Gerosa stata il punto di riferimento per i profughi ucraini arrivati nel Bresciano nelle settimane successive allo scoppio del conflitto, un anno esatto fa: era il 24 febbraio 2022 quando scatt l’invasione, quella che Putin continua a definire operazione militare speciale. Dalla tensostruttura allestita nell’oratorio che guarda verso la Questura sono passate donne sole, mamme, bambini, nonni, pezzi di famiglie che la guerra di Putin ha diviso. Il primo porto sicuro dopo fughe precipitose.

Sono circa 8 mila le persone arrivate in provincia, 1.800 di queste nella sola citt di Brescia. Oltre ai posti nelle strutture gestite dagli enti del terzo settore e all’ampia ospitalit offerta dai connazionali residenti sul territorio, sono centinaia le famiglie bresciane che hanno aperto le porte ai profughi ucraini: chi ha messo a disposizione una stanza, chi un appartamento intero, chi una porzione di casa. Noi abbiamo ospitato una donna con i due figli piccoli e la madre di lei — racconta Raffaella — nella nostra casa di Bovezzo. Abbiamo una taverna autonoma che un tempo usavano i nostri figli per stare con i loro amici, ora per sono grandi e vivono altrove. Cos quando abbiamo visto le prime immagini della guerra e abbiamo capito il dramma di queste persone abbiamo scelto di metterla a disposizione. Poco dopo — continua — il Comune ci ha comunicato che sarebbe arrivata questa famiglia. Sul momento ci siamo quasi spaventati, era una cosa nuova. A dissipare i dubbi stato il primo incontro con la nostra ospite pi anziana: si presentata solo con una piccola borsa di carta in cui custodiva tutto il suo mondo. Non riuscivamo a capirci perch non parlava italiano ma siamo scoppiate a piangere insieme, erano i sentimenti a parlare per noi. Sono rimasti per sei mesi, poi hanno scelto di tornare in Ucraina. La convivenza stata intensa e impegnativa ma ci ha arricchiti molto. Yulia invece arrivata da Kiev il 13 marzo con i figli, sua madre e sua suocera: Una famiglia ci ha messo a disposizione un intero appartamento, siamo molto fortunati. Al nostro arrivo avevamo solo uno zaino a testa: adesso se dovessimo partire ci servirebbe un camion. Le persone sono state molto generose, ci hanno donato abiti, giochi e tutto ci che necessario.

Nataliia era arrivata a Brescia in tempo di pace per trovare i genitori: Dovevo rimanere poco tempo ma il giorno dopo il mio arrivo scoppiata la guerra e sono ancora qui. Ho lasciato l’universit, i miei amici e il resto della mia famiglia. In un giorno capisci che devi abbandonare tutto. Se finisse la guerra vorrei tornare ma c’ ancora troppa incertezza. Molti ucraini hanno fatto ritorno in patria, ma molti — si stimano circa 5 mila persone — si trovano ancora nel Bresciano. Altre 250 persone si trovano invece nei Cas, i centri di accoglienza straordinaria e 100 nel circuito Sai, il sistema di accoglienza e integrazione. La maggior parte dei profughi ucraini tuttavia ancora ospite nelle case dei privati: sono un migliaio le famiglie che ospitano rifugiati nelle proprie case. E quelle che dovevano essere soluzioni provvisorie per molti sono diventate, a un anno di distanza, la sola opzione disponibile.

24 febbraio 2023 (modifica il 24 febbraio 2023 | 01:18)



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Written by bourbiza mohamed

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