Nell’estate del 2018 avevano imperversato lungo le strade della Riccione balneare con l’unico obiettivo di puntare i facoltosi turisti che portavano al polso preziosi orologi e, in quel periodo, avevano messo a segno due colpi per un bottino che si avvicinava ai 50mila euro. Dopo la condanna dei tre principali protagonisti delle rapine, tutti di origini partenopee e già noti alle forze dell’ordine, è stata ritenuta colpevole anche la basista del gruppo: una napoletana 47enne residente a Cattolica. La donna, difesa dall’avvocato Piero Martini Ippoliti, era accusata di concorso in furto in quanto dalle indagini era emerso come la signora avesse aiutato la banda ad avere un alloggio sicuro in riviera fornendo anche il supporto logistico. Il pubblico ministero Davide Ercolani aveva chiesto nei suoi confronti 6 anni e 6 mesi e i giudici del Collegio, presieduto da Fiorella Casadei, hanno emesso una sentenza di 5 anni e 9 mesi oltre a 1500 euro di multa.
Il gruppo di malviventi era stato arrestato dai carabinieri di Riccione nel luglio del 2019 quando, grazie a un’indagine certosina, i ladri erano stati traditi dal gps dell’auto utilizzata dai malviventi che aveva permesso agli inquirenti dell’Arma di incastrarli e di scoprire il loro modus operandi. All’epoca, a finire in manette erano stati due 30enni e un 20enne che avevano prima strappato dal polso di un imprenditore bolognese un Patek Philippe da 26mila euro mentre l’uomo passeggiava dopo cena tra viale Milano e piazzale Roma per poi ritornare in Riviera e aggredire una seconda vittima per sottrargli un Rolex da 10mila euro appena acquistato. Dopo il primo colpo, i carabinieri avevano scandagliato le telecamere di videosorveglianza della città fino a individuare i malviventi che, come è emerso, si spostavano a bordo di una Fiat 500 e uno scooterone Honda. Si era così risaliti al terzetto che, secondo gli inquirenti dell’Arma, aveva a Riccione una sua base fissa ed erano iniziate anche le intercettazioni telefoniche.
E’ stato proprio grazie a queste che i carabinieri avevano potuto scoprire come, la banda, partisse ogni fine settimana da Napoli per spostarsi nelle principali località turistiche italiane. A permettere agli investigatori di tracciare ogni mossa dei napoletani è stato il sistema gps antifurto montato sulla Fiat 500 che, nei weekend, macinava chilometri e chilometri per raggiungere gli obiettivi. Spesso e volentieri, inoltre, l’auto coi malviventi “bruciava” letteralmente i caselli autostradali utilizzando le corsie Telepass in maniera impropria per non pagare i pedaggi. Grazie alle intercettazioni era emerso che il fine settimana prima di colpire a Riccione il gruppo si era spostato in Versilia ma non aveva trovato le condizioni giuste per mettere segno la rapina.
Per nulla preoccupati, i tre napoletani erano così tornati in Romagna dove potevano contare sull’aiuto della complice, residente a Cattolica, ma i loro spostamenti erano tenuti d’occhio dai carabinieri. I malviventi, a loro volta, avevano iniziato a cercare il classico turista con al polso un orologio da diverse migliaia di euro fino a quando avevano individuato un avvocato bolognese 50enne. L’uomo era stato pedinato costantemente per circa 3 ore fino a quando, i rapinatori, erano entrati in azione in via Carducci con uno dei 30enne che aveva raggiunto la vittima alle spalle e con una mossa fulminea gli aveva portato via dal polso un Rolex da 26mila euro acquistato solo un paio di giorni prima. I carabinieri, che tenevano monitorata la situazione, avevano iniziato a inseguire i malviventi, due a bordo dello scooter e il terzo al volante della Fiat, fino a quando li avevano bloccati tra Misano e Cattolica. L’autore del colpo aveva ancora il prezioso orologio al polso e, nel bauletto dello scooter, era stata ritrovata una pistola finta sprovvista del tappo rosso.
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