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Quella penitenza delle prove Invalsi


diGiancarlo Visitilli

Sono la dimostrazione che nelle scuole l’autonomia differenziata esiste già

a Quaresima non è soltanto il tempo penitenziale per i cattolici. Esiste anche nella scuola, e quest’anno lo stesso tempo in cui nelle parrocchie tutto è di colore viola, il colore della scuola, coincide coi giorni in cui, fra docenti, presidi e studenti c’è la penitenza delle Prove Invalsi. Quelle che interesseranno le classi II e V della Primaria, le classi III della Secondaria di primo grado, le classi II e V della Secondaria di secondo grado. Secondo gli scienziati, quelli che fra uno studio statistico dell’industria che va e la produttività nella scuola, da questi test si riesce a comprendere il livello di apprendimento delle studentesse e degli studenti. Quelli «normali», della razza pura, gli «eccellenti», quelli del merito, perché, per esempio, dalle Prove Invalsi sono esclusi i disabili. Loro sono a parte, rispetto all’Istruzione e al Merito.

Le differenze tra Nord e Sud

Quindi, ho provato a pensare a una scuola diversa da quella a cui, grazie anche a queste indicazioni Invalsi, saranno dati i pallini alle scuole che valgono, a quei geni di insegnanti del Nord, rispetto a quelli scadenti del Sud. L’autonomia differenziata esiste da sempre. Anche nella testa di chi pensa ed è convinto delle Prove Invalsi. Ho immaginato che nei test si potesse chiedere agli studenti se a scuola esiste una cultura ospite, rispetto a quelle ospitate (stranieri, omosessuali, poveri, disabili, ecc.). E loro a quale si sentono di appartenere. Cosa pensano della standardizzazione delle conoscenze, che disconosce le specificità, non interroga sulle identità e li rende omologati: la loro risposta-crocetta ha un valore. Come con noi insegnanti il voto, il numero. Perché la scuola sia uguale per tutti e tutti siano uguali per la scuola: così ci vogliono le Prove Invalsi. Lo richiede l’Europa, lo richiede l’industria. Funziona così in politica. Per cui, nei prossimi giorni, basterebbe fare qualche foto, per vederci stipati nelle palestre, negli auditorium, incolonnati, uno dietro l’altro, per non «copiare», tutti come dietro una catena di montaggio: studenti e studentesse anonimi: privati di storia, sesso, emozioni.

Conseguenze in corso

Ho provato a immaginare che fra le domande potesse esserci quella su quanta emozione hai provato durante le straordinarie lezioni frontali dei tuoi docenti. Se i tuoi prof ti chiedono di quello che ascolti, leggi, vedi, senti. Perché è la scuola del Sentire che fa le scintille con queste e altre Prove standardizzate, omologate, anonime e che riescono a dirci, come quelle altre di cui leggiamo ogni giorno, a giornate alterne: aumentano gli occupati e tracollo dell’occupazione. Andrebbero boicottate da tutti queste ed altre Prove. Ma il rischio della riservata da parte dei presidi fa paura, compresa la disobbedienza, mai potrebbe essere considerata così civile, da parte degli stessi, che dovrebbero rifiutarsi di far credere anche ai loro docenti, studentesse e studenti che possa esistere un valore oggettivo per verificare il sapere. Ad esclusione del sentire. L’unica azione per la quale l’Istruzione è meritoria d’esistere.

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05 marzo 2023 ( modifica il 05 marzo 2023 | 09:03)





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Written by bourbiza mohamed

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