Il tecnico nerazzurro intervistato da Andrea Barzagli su Dazn, dai giorni in cui rischiava l’esonero alla Champions
Al Centro Bortolotti di Zingonia, nell’ufficio di mister Gasperini, ci sono appesi vari articoli di giornale. Niente di celebrativo però, «i pezzi delle imprese sono nei cassetti», svela il tecnico nell’intervista realizzata da Andrea Barzagli per Dazn. Una lunga chiacchierata in cui Gasperini parla del suo calcio andando in profondità sotto la sua storia, una carriera che l’ha reso il vero fenomeno del calcio italiano di questo ultimo decennio. Gli articoli appesi al muro sono datati 19 settembre 2016, il giorno dopo il 3-0 che il Cagliari inflisse alla sua prima Atalanta. In quei giorni si parlava di crisi ed esonero, ed è una soddisfazione rileggere quei titoli, ora che il tempo gli ha dato ragione. Un tempo che l’Inter non gli diede, risolvendo il contratto il 24 settembre 2011, dopo sole 5 partite: «La bocciatura totale è stata per la difesa a tre, ma non avevo neanche iniziato, non ricordo uno di quei giocatori che poi abbia fatto bene», ci tiene a sottolineare il Gasp. Che già 12 anni fa aveva le idee chiare: «Speravo di far ripartire una macchina vecchia con una batteria nuova».
Un po’ quello che ha fatto con l’Atalanta dopo aver ascoltato il sogno di patron Percassi, vedere in prima squadra 7-8 giocatori cresciuti nel vivaio: «Erano già nella rosa, bastava togliere la polvere per scoprire le pepite». Li ricorda tutti il Gasp, con gli occhi che luccicano ancora: Caldara, Gagliardini, Conti, Petagna, Cristante, Spinazzola, Mancini, «tutti italiani che sono andati subito nelle migliori squadre». Oggi invece, di giovani italiani in Serie A se ne vedono pochi: «La qualità è scesa, si è fatto il gravissimo errore di non coltivare il nostro prodotto, eppure l’80% dei bambini gioca a calcio, significa che non abbiamo creato le strutture e la possibilità che vengano fuori a discapito di tanti giocatori mediocri arrivati in Italia che hanno abbassato il livello del campionato. Servono idee per rilanciare i nostri ragazzi, bisogna avere il coraggio di dirlo!». Lui di coraggio ne ha da vendere. Basta ricordare la vittoria sul Napoli il 2 ottobre 2016, in pratica con la Primavera in campo: «In allenamento ho provato a far finta di arrivare da un altro pianeta e di guardare quali mi sembravano migliori sotto l’aspetto tecnico e del gioco, e a me piacevano quei giovani», ricorda il tecnico di Grugliasco. Che non si definisce un padre di famiglia per i giocatori, a cui chiede molto «ma solo sul campo».
E dire che all’inizio della carriera era un sostenitore del 4-3-3. «Ma ero stanco di dire a un terzino di inserirsi e all’altro di fermarsi, poi vidi fare all’Ajax la difesa a tre propositiva e non catenacciara, una novità in Italia, e l’ho copiata, ma non ho inventato niente — si schermisce —. Per anni pensavano tutti facessi le marcature a uomo ma non è mai stato così, da quando si è affacciata nel calcio la zona pressing ho chiesto di accorciare sull’avversario per andare a conquistare la palla». Accanto al quadro con la maglia celebrativa delle 100 panchine nerazzurre, raggiunte il 16 febbraio 2019, nell’ufficio condiviso con il fedele Gritti dove ogni tanto ci scappa una partita a carte, ci sono gli schermi per riguardare gare e sedute: «Mi piace diversificare e personalizzare gli allenamenti, ma se qualcuno è affaticato lo fermo — svela Gasperini —. Quest’anno ho inserito esercitazioni tecniche copiate dal settore giovanile per incrementare i fondamentali». Perché tutti possono sempre migliorare, anche i fuoriclasse. In questi sette anni alcuni in particolare l’hanno fatto innamorare: «Ripenso al Papu e a Ilicic, con loro mettevi la palla in banca, poi con Zapata abbiamo completato il reparto ed è arrivata la Champions, con Muriel ci siamo riconfermati. Poi per due anni siamo stati un po’ fermi, ma ora è arrivata una bella spinta con Højlund e Lookman», ammette Gasperini. Oggi gli occhi brillano per un altro prodotto del vivaio: «Scalvini è un talento, per tecnica, fisicità, prospettiva e testa, è un leader positivo in campo e già competitivo, con un senso di appartenenza molto alto».
24 febbraio 2023 (modifica il 24 febbraio 2023 | 10:11)
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