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Alberto Vacchi riceve la laurea ad honorem all’Università di Bologna: «Più ingegneri e meno burocrati. Gli operai non sono controparte»


La cerimonia

«Il futuro dei mercati è ricco di incertezze, guerre, cambiamenti climatici, ma anche di opportunità. Realtà come Ima apparentemente virtuose dovranno fare nuove alleanze, crescere ulteriormente, allargare gli orizzonti geografici. Ad esempio noi stiamo lavorando per rinforzare la nostra presenza negli Usa, attraverso fusioni e collaborazioni. Se vogliamo conservare il nostro territorio, mantenere il centro sulla via Emilia, dobbiamo avere il coraggio di aprirci, accettare le visioni di altre storie di successo, imporre i nostri punti vincenti». La conclusione della lezione di Alberto Vacchi è stata sul futuro. Il presidente di Ima nella cerimonia di conferimento della laurea ad honorem in Ingegneria gestionale ha raccontato molto di più della storia della sua multinazionale tascabile del packaging. In platea ad ascoltarlo c’era il Professore, Romano Prodi («Ha costruito un’impresa-modello che è un gioiello della città. L’industria del packaging sta conquistando il mondo, e dobbiamo esserne orgogliosi») e Luca Cordero di Montezemolo: «Sono molto contento, anzitutto perché Alberto è un grande amico da tanti anni. Condividiamo la passione per la campagna e siamo anche soci, in un allevamento di mucche Angus». Poi il mondo di Confindustria Emilia (il presidente Caiumi, la vicepresidente Bonfiglioli, Maurizio Marchesini, la direttrice Ferrari), il sindacato, imprenditori, professionisti e pure qualche giovane studente.


Un’impresa nata un po’ per caso

A loro Vacchi ha raccontato la storia di un’impresa nata un poper caso che è diventata una multinazionale da oltre un miliardo di ricavi. «Siamo nati come un gruppo familiare in cui i nostri nonni, che facevano altri mestieri, decisero di investire parte dei loro risparmi. I nostri nonni credettero nelle idee di un progettista dalle incredibili capacità tecniche, Andrea Romagnoli e di un capacissimo commerciale, Renato Taino», ha spiegato il neo laureato in Ingegneria. Vacchi ha anche evidenziato tutti limiti dell’impresa familiare. «Ho conosciuto imprenditori, di grandi capacità, ma che hanno fatto l’errore di legare troppo l’impresa alla loro storia familiare, che proprio per far crescere l’azienda e garantire i posti di lavoro, può richiedere forti cambiamenti». La cerimonia è stata aperta dal rettore Giovanni Molari («Il problema della carenza di alloggi rischia di compromettere l’attratività del territorio») e poi il professor Federico Munari ha pronunciato la «Laudatio» di Vacchi e della sua impresa che ha scelto sempre di stare dentro la società.

«Lavoro come controparte è idea sbagliata»

Nel rapporto con i fornitori, con la comunità e con i sindacati. «L’idea di operare con il mondo del lavoro come controparti da cui difendersi oggi è sbagliata. Almeno nelle nostre realtà — ha spiegato Vacchi —. Per questo non ho mai creduto alle logiche di imprenditori falchi e colombe, forse perché conosco bene il mondo naturale che è la mia grande passione. Non è una visione buonista, è la visione per stare nel giusto». Questo, come detto, vale anche per la filiera. «La rete della subfornitura è il motore della crescita interna e non solo», ha detto Vacchi che poi ha parlato della sua esperienza associativa.

Meno burocrati, più ingegneri

Da presidente di Unindustria ha dato il via a due rivoluzioni: l’organizzazione in filiere e la fusione tra Bologna, Modena e Ferrara. «Ho imparato che il mondo associativo non deve essere una corporazione di gente che si lamenta, ma una realtà capace di trasmettere al decisore pubblico la domanda sulla ricerca ed innovazione, sul fisco, sulla formazione e anche sull’Università». Un passaggio sulla politica: «L’Emilia-Romagna, per noi industriali, è stata governata meglio di altre aree italiane. Ma c’è consapevolezza che l’Italia avrebbe bisogno di più ingegneri per modernizzare e di meno burocrati vecchio stile». La conclusione sul futuro e una lunga lista di ringraziamenti. Ai 6.800 dipendenti Ima, alla madre Anna Maria, al padre Marco, alla moglie Gaia e al figlio Gregorio. In quel momento anche Vacchi si è emozionato.

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21 gennaio 2023 (modifica il 21 gennaio 2023 | 15:48)

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Written by bourbiza mohamed

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