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«Un film monumentale e straziante»- Corriere.it


di Redazione Bergamo online

Al Festival stato presentato il lungo documentario girato in citt nei momenti peggiori della pandemia, e che stato accolto entusiasticamente dai primi critici. Sono storie che meritano di essere iscritte nella memoria comune

Prima la proiezione per la stampa, poi quella per il pubblico: sembra avere avuto un grande impatto The Walls of Bergamo, il documentario che ha filmato in diretta i giorni peggiori della pandemia in citt. Per il sito della International cinephile society The Walls of Bergamo un’opera vitale non solo per la citt di Bergamo, ma per tutti noi nel processo di guarigione da un’epidemia che tutti noi affrontato. La prima met all’insegna del terrore, della disperazione e del dolore, ed una visione straziante ed emozionante. Un’esperienza condivisa con un pubblico che ha avuto un’esperienza simile a s stante, anche se non cos devastante a livello di comunit, accerta che il film taglia in profondit. Per il sito uscendo dalla pandemia, il cinema ci rifletter sicuramente nei prossimi anni; ma sembra che Savona abbia gi realizzato il documentario definitivo sull’argomento, un film monumentale a volte difficile e straziante da guardare ma che ora, in questo momento in cui ci sembra di essere fuori pericolo, quasi purificante e terapeutico esperienza. L’importanza di questo documento empatico non pu essere sopravvalutata; un modo per guarire le cicatrici sulle anime dei custodi o dei membri della famiglia che hanno sofferto il peggio, e un modo per capire cosa significasse davvero il peggio per quelli di noi abbastanza fortunati da averlo evitato.

Si intitola Dare un volto ai morti la recensione del tedesco Tagesspiel, che parla di Bergamo come di un paesino del Nord Italia che fece il giro del mondo e divenne lo pseudonimo di una minaccia che poteva colpire chiunque e che nessuno capiva. Ma come fare un film e perch toccare di nuovo il dolore? – si chiede il giornale – Raramente si sentito come qui nel film di Stefano Savona che il cinema nasce probabilmente dalla stessa radice di tutta la cultura umana, dalla memoria dei morti. Si parla del dramma dietro tante case e negli ospedali: Quanti anni ha il paziente, 91? Non ventiliamo un 91enne. Le sue possibilit sono troppo scarse, l’ossigeno troppo scarso. Il regista, si spiega, riesce a cogliere l’atmosfera di una citt profondamente scossa. E poi sar primavera a Bergamo. La natura ricomincia da capo, anche le persone? No, impossibile. La macchina da presa di Savona accompagna i tentativi dei bergamaschi di restituire i volti dei morti, di renderli nuovamente individui, di raccontarne le storie. Il grande concerto nel cimitero principale della citt anche per i vivi, ma soprattutto per i morti.

Per Cineuropa il film si concentra principalmente sulle conseguenze, su come le persone hanno elaborato collettivamente quegli eventi da incubo. Vediamo diversi livelli di consapevolezza e diverse fasi del processo del lutto, che diventano collettivi sul prato davanti a un antico bastione delle mura della citt di Bergamo. “Vorrei restituire la loro umanit a quelle persone che sono state ridotte a numeri”, dice Roberta, una volontaria incredibilmente impegnata che possiede anche una delle pompe funebri della citt. Savona ha una distanza antiretorica. Alcuni spettatori potrebbero sentirsi sopraffatti da tanta emozione e dall’ascolto delle tante storie di morte. Ma, come la storia del medico di base ucciso dal virus dopo aver rifiutato di trascurare i suoi pazienti, sono storie che meritano di essere iscritte nella memoria comune.

24 febbraio 2023 (modifica il 24 febbraio 2023 | 17:58)



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Written by bourbiza mohamed

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