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Carlo Fumagalli e Silvana Erzembergher: inizia il processo per gli omicidi di Fara e Treviglio


diMaddalena Berbenni

L’operaio che uccise la compagna era in aula. Presenti anche suo figlio maggiore, e la madre e il fratello della vittima. Per la pensionata che sparò ai vicini le parti civili chiedono una perizia psichiatrica

Dieci mesi e i due omicidi di aprile 2022, a Fara Gera d’Adda e Treviglio, approdano a processo. Oggi (24 febbraio 2023), davanti alla Corte d’Assise del giudice Giovanni Petillo (a latere Andrea Guadagnino) è comparso per primo Carlo Fumagalli, l’operaio di 49 anni imputato per avere ucciso la compagna Romina Vento,madre dei suoi due figli minori che oggi hanno quasi 17 anni, la ragazza, e 11 anni il maschietto. Il maggiore, avuto da una precedente relazione, era presente in aula e si è avvicinato alla gabbia degli imputati a fine udienza mentre il padre veniva riportato in carcere. Hanno assistito anche Sofia Venerina e Luca Vento, madre e fratello della vittima. Sono loro, oggi, a prendersi cura dei figli di Romina, insieme ai quali si sono costituiti parti civili (avvocati Eleonora Radaelli e Matteo Anzalone per Venerina e Vento mentre i figli minori sono assistiti dall’avvocato Cristina Maccari).

Sia il pm Carmen Santoro sia la difesa, con gli avvocati Luca Bosisio e Carmelo Catalfamo, hanno acconsentito all’acquisizione degli atti di indagine per sveltire un processo che, prima dell’ultima riforma sui reati da ergastolo, sarebbe stato quasi sicuramente celebrato con il rito abbreviato. Fumagalli, che si lanciò con l’auto nel fiume per poi spingere sott’acqua la compagna, aveva confessato subito dopo l’arresto da parte dei carabinieri. I suoi legali puntano comunque a fargli ottenere il rito abbreviato. Come già avevano fatto in udienza preliminare, hanno sollevato una questione di illegittimità costituzionale sull’aggravante contestata, quella della convivenza «more uxorio», che ha appunto impedito a Fumagalli di accedere a riti alternativi. La Corte si è riservata. Se dovesse respingere l’istanza, l’imputato parlerà nella prossima udienza del 10 marzo.

Passaggi «tecnici» quasi identici nell’udienza successiva per il caso di Silvana Erzembergher, la pensionata di 71 anni che ha sparato a una coppia di suoi vicini di casa, uccidendo il marito 62enne Luigi Casati. È accaduto il 28 aprile, a Treviglio, sotto al condominio dei coniugi e dell’imputata con gli altri vicini che, dopo gli spari, hanno assistito alla scena dai loro balconi e girato il video agghiacciante che quella mattina aveva fatto il giro del web. Nessuna della parti era in aula: né Erzembergher, che si trova nella struttura dedicata a detenuti con problemi psichiatrici di Castiglione delle Stiviere (Mantova), né i familiari di Casati.

Si sono costituiti parti civili la moglie (avvocato Marco De Cobelli), il figlio Emanuele (avvocato Federico Merelli) e il fratello Gianluca (avvocato Michele Ribaudo). Dovrebbero anche testimoniare, ammesso che la Corte (con il giudice Alberto Longobardi a latere) non sciolga prima il nodo sull’imputabilità di Erzembergher. Il consulente del pm Guido Schininà l’ha dichiarata incapace di intendere e di volere al momento dei fatti, così come quello della difesa (avvocato Andrea Pezzotta). Le parti civili, invece, che non erano state ammesse in fase di indagine a partecipare con un loro professionista, ora chiedono che siano ascoltate sul punto e che sia disposta un’ulteriore valutazione con un perito nominato dalla Corte. Sempre che nel frattempo le condizioni di salute dell’imputata non siano cambiate: anche per questo il suo legale si è fatto autorizzare dalla Corte per avere la cartella clinica dalla struttura del Mantovano.

Altro nodo, questa volta sollevato dalla stessa difesa, riguarda l’aggravante dei futili motivi. Per l’avvocato Pezzotta, Erzembergher, che si sentiva perseguitata dalla coppia, non poteva percepirli come tali, vista la sua patologia psichiatrica. Oltre all’omicidio di Casati, ucciso con quattro colpi a testa, gambe e torace, le è contestato il tentato omicidio della moglie, raggiunta da tre proiettili; il fatto che abbia portato un’arma in un luogo pubblico; infine, le lesioni e le minacce per l’episodio avvenuto il 28 maggio 2021, quando la 71enne colpì con un bastone Monica Leoni, avvertendola: «Se ti vedo ancora suonarmi il campanello di notte, farai una brutta fine». Dispetti che, nella realtà, non erano mai esistiti. Si torna in aula, il 3 aprile.

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24 febbraio 2023 ( modifica il 03 giugno 2023 | 14:50)



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Written by bourbiza mohamed

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