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Dolomiti, nell’ultimo secolo la durata della neve si è ridotta di un mese


Il cambiamento climatico particolarmente evidente in montagna, non solo per le valanghe causate da temperature troppo alte, ma anche perch nell’ultimo secolo la durata del manto nevoso si accorciata di oltre un mese. Lo dimostra uno studio condotto per 36 giorni sulle Alpi meridionali italiane, a 2500 metri di altezza, da un team di ricercatori dell’Universit di Padova e dell’Istituto di Scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna. La ricerca, coordinata dal professor Marco Carrer, ordinario del Dipartimento Territorio e Sistemi Agroforestali di Padova, stata pubblicata su Nature Climate Change.


Per 600 anni nessuna diminuzione

La neve sta diventando sempre pi effimera sulle nostre Alpi — spiega Carrer — nonostante la tipica variabilit che conosciamo bene tra un inverno e il successivo, dall’inizio del 1900 stiamo assistendo a una fenomeno mai riscontrato da prima della scoperta delle Americhe. La ricerca da noi condotta ci ha permesso di andare indietro nel tempo fino al 1400, scoprendo che per seicento anni non si registrata alcuna diminuzione della durata del manto nevoso, nell’ultimo secolo invece ridotta di un mese. Ed l’effetto del riscaldamento globale. Gli studiosi sono arrivati a questa conclusione analizzando il ginepro, un arbusto molto diffuso, dalle spiagge alla montagna, che per quando si trova in alta quota ha un portamento strisciante sul terreno, cio cresce orizzontalmente, molto vicino al suolo. Ed in grado di registrare nei suoi anelli di accrescimento la durata della copertura nevosa. Essendo alto 20-30 centimetri, la sua stagione di crescita dipende fortemente da quanto precocemente riesca ad emergere dalla coltre bianca che lo ricopre — illustra Carrer — abbiamo trovato esemplari vecchi di 400 anni. Incrociando le misure degli anelli di accrescimento del ginepro con un modello di permanenza del manto nevoso elaborato ad hoc, siamo riusciti a ricostruire le condizioni di innevamento negli ultimi sei secoli. E abbiamo visto che stiamo vivendo qualcosa che non si era mai presentato prima.

Indietro nel tempo

L’importanza dello studio sta anche nel fatto di aver raccolto informazioni su un cos lungo orizzonte temporale per questa importante variabile meteorologica. Finora infatti ci si doveva affidare alle rilevazioni delle stazioni nevose, spesso collegate alle piste da sci, ma funzionanti solo da 30-50 anni, tempi troppo brevi per inquadrare un fenomeno climatico. Avevamo bisogno di qualcosa che potesse consentirci di tornare indietro nel tempo e cos abbiamo scelto il ginepro — conclude il docente padovano —. Se c’ tanta neve la sua vita vegetativa si accorcia e gli anelli de

i rami sono pi stretti. Al contrario, se la neve si scioglie prima e l’arbusto riesce ad emergerne in anticipo, l’anello sar pi largo. Siamo in grado di datare i ginepri e cos facendo siamo arrivati a una conclusione che pu essere estesa a una buona parte delle Alpi. Ora la preoccupazione sta nel fatto che per 600 anni si assistito a un trend costante, nonostante inverni pi o meno freddi, mentre nell’ultimo secolo la durata del manto nevoso si ridotta. E prima ancora della presa di coscienza generale relativa al cambiamento climatico.

Bilancio energetico terrestre

La neve ha un ruolo chiave nel bilancio energetico terrestre, ma anche fondamentale per i sistemi naturali, sociali ed economici della regione alpina, che si sostengono grazie alla sua disponibilit. Secondo i ricercatori dovremmo acquisire maggiore consapevolezza delle nuove sfide dettate dai mutamenti in atto e futuri, per una regione i cui equilibri si sono mostrati fortemente sensibili ai cambiamenti climatici

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13 gennaio 2023 (modifica il 13 gennaio 2023 | 20:38)

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Written by bourbiza mohamed

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