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«Disco Boy», il film del tarantino Giacomo Abbruzzese premiato alla Berlinale: l’Ilva come il Niger


di Francesco Mazzotta

Anteprima a Taranto della pellicola del regista tarantino che ha vinto l’Orso d’Argento al Festival del cinema di Berlino

«La mia Taranto? Nel bene e nel male me la porto sempre dietro», ha raccontato il regista Giacomo Abbruzzese all’anteprima di «Disco Boy», il film per il quale è stato premiato alla Berlinale con un Orso d’Argento andato alla direttrice della fotografia Hélène Louvart. Saltata la proiezione di sabato al Cinema Splendor di Bari (per motivi tecnici), la prima italiana si è tenuta proprio a Taranto, il 5 febbraio, nel cineteatro Orfeo, dove Abbruzzese, accolto con grande calore dai concittadini, è intervenuto con la protagonista femminile del film, l’attivista, modella e artista ivoriana Laetitia Ky (ad intervistarli, il critico cinematografico Massimo Causo).

La guerriglia ambientale del Niger come l’Ilva

In effetti, l’imponente industria di estrazione del petrolio che in «Disco Boy» traccia lo skyline delle scene di guerriglia ambientate nel delta del Niger, ricorda l’ex Ilva e si propone con gli stessi temi di un disastro ambientale che non conosce latitudini. Nel 2011 il cineasta tarantino fece saltare in aria l’acciaieria nel corto «Fireworks», protagonista un gruppo internazionale di ecologisti. E lo fece evidentemente non con l’intenzione sediziosa di suggerire una strada alla soluzione del problema, ma lasciando trasparire un senso di impotenza di fronte a un cancro estirpabile solo nella finzione, unico spazio aperto ad azioni clamorose.

Il «mostro» è sempre lì. E rimane nelle coscienze. Per tradursi in immagini nell’esperienza intima di Giacomo Abbruzzese. E anche se «Disco Boy», contaminato dalle splendide musiche elettroniche di Vitalic, ha il taglio del film di guerra – e ce l’ha in una dimensione lisergica alla maniera di «Apocalypse Now» (alimentata dalle scene girate con la termocamera) – in realtà affronta il tema dell’altro e dell’identità lungo le rotte delle migrazioni da Est e da Sud, in un’Europa accogliente come può esserlo la Legione straniera nella quale decide di arruolarsi in Francia il bielorusso clandestino Aleksei, interpretato dall’attore tedesco Franz Rogowski (una somiglianza impressionante con Joaquin Phoenix).

È lui il ragazzo con la passione per le discoteche che, armi in pugno, conduce una missione in Niger contro un gruppo di guerriglieri. A capo di questi c’è Jomo (il gambiano Morr N’Diaye), un giovane ribelle che con la sorella Udoka (Laetitia Ky) pratica una forma di sciamanesimo attraverso una danza tribale che la ragazza, una volta fuggita dalla Nigeria, esibirà in una discoteca di Parigi, dove al fratello si sostituirà proprio Aleksei, in uno scambio di identità nel quale si intravede una possibilità di riconoscimento nell’altro, oltre i corpi, al di là di qualsiasi confine. Perché alla fine il nemico non è affatto diverso da noi.

Distribuito da Lucky Red nelle cinque lingue originali parlate dagli attori (francese, russo, polacco, inglese e nigeriano), con sottotitoli in italiano, «Disco Boy» sarà in 30 sale italiane dal 9 marzo, 90 in Francia e 15 nel resto d’Europa.

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07 marzo 2023 ( modifica il 07 marzo 2023 | 09:09)





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Written by bourbiza mohamed

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