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Bergamo, dimesso dall’ospedale Papa Giovanni «Mario», il bimbo a cui il papà ha donato un polmone. «Gioca, un sogno averlo a casa»- Corriere.it


di Redazione Bergamo online

Il trapianto stato eseguito il 17 gennaio. L’operazione riuscita e il decorso stato lineare sia per pap nduel, 34 anni, che per suo figlio, di 5 anni. Un mese dopo l’intervento il piccolo uscito dall’ospedale

Il trapianto di polmone da un donatore vivente, il primo in Italia per questo organo, era stato eseguito lo scorso 17 gennaio all’ospedale
Papa Giovanni XXIII. Un mese dopo l’intervento, marted scorso (21 febbraio), il bambino che tornato a respirare grazie al polmone donato da suo padre stato dimesso.

Protagonisti di questa storia a lieto fine sono nduel, 34 anni, ingegnere edile di origini albanesi, e suo figlio di 5 anni, soprannominato Mario in ospedale vista la sua grande passione per i videogiochi di Super Mario Bros. Mario arrivato in Italia nell’estate del 2018, quando aveva solo 1 anno, insieme alla mamma Ornla, raggiunta pochi mesi dopo dal marito. L’anno successivo i genitori di Mario portano il figlio all’ospedale Meyer di Firenze per alcuni segnali di malessere, tra cui la febbre che non accenna a diminuire. Dopo gli esami, arriva la diagnosi di talassemia o anemia mediterranea, una patologia del sangue; seguono due anni di trasfusioni di sangue periodiche,prima che si renda necessario un trapianto di midollo. Nonostante la buona riuscita del trapianto, proprio questa donazione del midollo dal padre, con conseguente trasferimento del sistema immunitario del genitore sul figlio, genera la cosiddetta malattia da trapianto contro l’ospite (Graft versus Host Disease, GvHD), una grave complicanza che si osserva nei pazienti sottoposti a trapianto allogenico. Si tratta di una complessa reazione immunitaria, dove le cellule trapiantate provenienti dal donatore attaccano gli organi e i tessuti del ricevente, che il nuovo sistema immunitario non riesce a riconoscere come propri. Questa malattia, cui si somma l’effetto dei farmaci utilizzati per il trapianto, danneggia i polmoni al punto che il bambino stava perdendo completamente la capacit di respirare in modo autonomo. Un danno che risulta irreversibile e che non lascia altra possibilit al bambino se non un trapianto di polmoni per sopravvivere. Cos, lo scorso autunno, gli specialisti dell’ospedale Meyer contattano il Papa Giovanni XXIII di Bergamo per valutare ed eventualmente inserire il bambino in lista per il trapianto.

Le fasi pre-trapianto

La famiglia arriva all’ospedale Papa Giovanni a dicembre, per eseguire tutti gli accertamenti in preparazione del trapianto polmonare. Il bimbo ricoverato nel reparto di Pediatria, diretta da Lorenzo D’Antiga, accolto nella sezione di Epatologia e Gastroenterologia pediatrica e dei trapianti, specializzata nella gestione dei pazienti sottoposti a trapianto per qualsiasi organo solido, fatta eccezione per il cuore. Il bambino si presenta in buone condizioni, ma ha bisogno continuativo di ossigeno ad alti flussi, cio di un sistema di assistenza respiratoria non invasiva, gestito anche grazie all’esperienza maturata dal personale infermieristico durante il periodo pandemico. Durante la discussione del team multidisciplinare dei trapianti pediatrici, Michele Colledan, direttore del Dipartimento di insufficienza d’organo e trapianti e dell’Unit di Chirurgia generale 3 – trapianti addominali, mette in evidenza l’enorme vantaggio rappresentato da un trapianto con un organo donato dal padre, che ha gi donato il midollo e quindi trasferito la sua immunit al figlio e che avrebbe eliminato il rischio di rigetto.

Nonostante al Papa Giovanni questa strategia sia stata gi adottata per il trapianto di fegato, nel caso del polmone tale intervento non era mai stato fatto in Italia ed aveva pochissimi precedenti in Europa, a causa della grande difficolt tecnica e della rarit di tale situazione. Colledan spiega ai genitori di Mario che trapiantare al bambino, al posto del suo polmone destro, il lobo inferiore del polmone destro del padre, sarebbe stato sufficiente a salvargli la vita con un organo che non sarebbe mai stato rigettato. Un altro vantaggio rispetto alla donazione da deceduto rappresentato dal fattore tempo, con la possibilit di programmare l’intervento in poche settimane anzich aspettare la chiamata dalla lista d’attesa. I tempi di medi a livello nazionale per un trapianto di polmone, per casi non in urgenza, sono infatti di 2,6 anni. Subito iniziano gli esami preparatori in vista del duplice intervento di prelievo e di trapianto. Il padre del bambino viene seguito dalla Pneumologia, che offre la propria consulenza al team trapianti in vista della preparazione dell’intervento. Il direttore Fabiano Di Marco, professore di Malattie dell’apparato respiratorio all’Universit degli studi di Milano, e la sua quipe valutano in fase preoperatoria il padre-donatore a livello funzionale, clinico e di imaging.

L’intervento e il decorso post-operatorio

Il trapianto viene eseguito in due sale chirurgiche adiacenti, che lavorarono in parallelo. L’intervento guidato e coordinato da Michele Colledan, che effettua il trapianto sul bambino, mentre A
lessandro Lucianetti, direttore della Chirurgia generale 1 – addominale toracica, esegue il prelievo del lobo polmonare destro dal pap, ricoverato poi nel reparto di Terapia intensiva per adulti, diretta da Fabrizio Fabretti. nduel verr dimesso dopo circa una settimana.

Mario, invece, rimarr ricoverato per circa due settimane, nella Terapia intensiva pediatrica guidata da Ezio Bonanomi. Al suo arrivo in rianimazione e per quattro giorni rimarr attaccato al sistema di circolazione extracorporea Ecmo utilizzato per l’intervento, fino alla ripresa di una buona funzione polmonare. Otto giorni dopo il trapianto, Mario raggiunge l’autonomia respiratoria e il 1 febbraio viene trasferito nel reparto di Pediatria. Il decorso clinico molto lineare. Mario ricomincia le sue normali attivit senza bisogno di alcun sostegno respiratorio, grazie al suo nuovo polmone perfettamente funzionante. I genitori hanno potuto essere presenti in camera ad assistere il figlio per tutto il periodo della degenza. Mario rester per qualche tempo a Bergamo per sottoporsi ai controlli post-operatori, poi potr tornare a casa e ricominciare una vita normale. La sola limitazione per il padre, invece, riguarda una riduzione del 20% del volume polmonare complessivo, ma le normali riserve polmonari di un uomo adulto consentono, nonostante questa riduzione, non solo di condurre una vita del tutto normale, ma pure di eseguire attivit sportiva.

stato un lavoro di equipe in cui molti operatori in perfetta armonia e condivisione hanno raggiunto un risultato che conferma l’ospedale Papa Giovanni tra le strutture di eccellenza sui trapianti a livello nazionale e non solo — commenta il direttore generale Maria Beatrice Stasi —. Desidero rivolgere un pensiero affettuoso al piccolo Mario e alla sua famiglia augurando una vita piena e gioiosa. Credo che qui abbiamo fatto una cosa grande, che gratifica di tanto impegno e sacrifici il nostro personale e mostra nella sua forma pi bella la dedizione ai pazienti del nostro servizio sanitario.

Vedere un bambino tornare a respirare autonomamente dopo un trapianto e vederlo uscire dall’ospedale ci che rende il nostro lavoro unico — aggiunge il direttore sanitario Fabio Pezzoli —. significativo che ci sia avvenuto proprio a Bergamo, a tre anni esatti dallo scoppio di una pandemia che ha tolto il respiro a tanti nostri cari. Quello di Mario certo un caso particolare, avendo ricevuto un dono speciale da suo padre vivente. Ma la sua storia la testimonianza di quanto sia importante scegliere di donare i propri organi dopo la morte. Questo ha permesso ai nostri professionisti, nel corso di un’attivit quasi quarantennale, di trasformare il dolore di una perdita in una possibilit di cura per migliaia di bambini ed adulti che non avevano alternative terapeutiche e in una possibilit di salvare vite umane.

27 febbraio 2023 (modifica il 27 febbraio 2023 | 15:54)



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Written by bourbiza mohamed

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