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Associated Press e OpenAI, insieme per il giornalismo aumentato dall’IA


ChatGPT entra ufficialmente nell’industria dell’informazione: l’Associated Press (AP) e OpenAI, società madre del chatbot e della tecnologia GPT-4 che lo “anima”, hanno appena annunciato una collaborazione che durerà due anni e che prevede lo scambio di tecnologie e contenuti. L’AP otterrà l’accesso alla tecnologia e all’esperienza di prodotto di OpenAI, mentre dal canto suo, l’azienda guidata da Sam Altman avrà licenza di accesso a parte dell’archivio Associated Press, per poter così addestrare i suoi algoritmi di IA su articoli dal 1985 a oggi.

Al momento le due società stanno ancora definendo i dettagli tecnici relativi a come si svolgerà la condivisione di risorse. Intanto però le due aziende hanno già dichiarato che stanno esaminando anche “potenziali casi d’uso per l’IA generativa in prodotti e servizi giornalistici”, senza tuttavia fornire maggiori dettagli. Come si legge sul sito di Associated Press, «OpenAI e AP credono entrambe nella creazione e nell’uso responsabile di questi sistemi di IA».

Il caso

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Ad una prima analisi, in questa prima fase la partnership sembra più importante per OpenAI che non per AP: da un lato, perché l’azienda hi-tech ha bisogno di grandi data set di informazioni verificate e affidabili per addestrare la propria IA; e, dall’altro, perché il nuovo accordo risponde in qualche modo alle molte preoccupazioni sollevate dalla recente diffusione delle intelligenze artificiali generative. In particolare, relativamente al modo in cui scritti, opere d’arte, musica o le notizie prodotte dalle stesse organizzazioni giornalistiche sarebbero stati utilizzati per “addestrare” i modelli di intelligenza artificiale senza rispettare i diritti d’autore.

«Siamo lieti che OpenAI riconosca che i contenuti giornalistici basati sui fatti e non di parte sono essenziali per questa tecnologia in evoluzione, e anche che rispettino il valore della nostra proprietà intellettuale», ha dichiarato Kristin Heitmann, vicepresidente senior e chief revenue officer di AP. «Associated Press sostiene fermamente un quadro che garantisca la protezione della proprietà intellettuale e che i creatori di contenuti siano equamente compensati per il loro lavoro».

Intanto, è di questa settimana la notizia che la Federal Trade Commission, o FTC, ha comunicato a OpenAI di aver aperto un’indagine per verificare se l’azienda abbia adottato pratiche sleali o ingannevoli in materia di privacy e sicurezza dei dati nello scraping di dati pubblici, o se abbia causato danni pubblicando informazioni false attraverso i suoi prodotti chatbot. Preoccupazioni simili a quelle che, lo scorso aprile, avevano spinto il Garante per la Privacy italiano a sospendere ChatGPT in Italia.

Intelligenza artificiale

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Dal canto suo, l’Associated Press sfrutta da oltre un decennio l’intelligenza artificiale per rafforzare il proprio servizio giornalistico di base: per esempio, per automatizzare la produzione dei rapporti sugli utili aziendali, oppure per generare riepiloghi di alcuni eventi sportivi. In più, l’azienda mette a disposizione il proprio expertise per aiutare le organizzazioni giornalistiche locali a incorporare l’IA nelle loro operazioni, e ha anche lanciato da poco una ricerca di immagini in archivio alimentata dall’IA. All’appello manca dunque solo l’intelligenza artificiale generativa, che ora grazie alla collaborazione con OpenAi potrebbe rapidamente trovare applicazione nella filiera di produzione delle notizie non solo per AP, ma con il  tempo anche per le molte testate giornalistiche con cui essa ha da sempre profondi legami.

In ogni caso, l’accordo tra l’AP e OpenAI appare come un passo significativo verso l’utilizzo sempre più articolato dell’intelligenza artificiale nel giornalismo, nonché un segno di come le testate di informazione si stiano muovendo per comprendere e imbrigliare il potenziale dell’IA, al fine di migliorare la propria capacità produttiva e di svolgere servizio al pubblico.

Lo studio

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Written by bourbiza mohamed

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