di Redazione online
Boccata di ossigeno per i lavoratori di Marcianise dopo l’incontro al Ministero
Licenziamenti sospesi per tre mesi: è l’esito del tavolo tenutosi a Roma al Mimit – Ministero delle Imprese e del Made in Italy – sulla vertenza relativa allo stabilimento di Marcianise della multinazionale americana Jabil, che alcuni mesi fa ha deciso di licenziare 190 lavoratori su un totale di 430, al fine di ridurre l’organico a 250 unità. Un numero ritenuto adeguato per il lavoro, consistente soprattutto nella realizzazione di colonnine per la ricarica di batterie elettriche per conto dell’Enel, che la multinazionale giudica piuttosto scarso.
In cerca di alternative
In una nota emessa dopo il tavolo cui hanno preso parte i rappresentanti sindacali e i vertici della Jabil, la Rsu (Rappresentanza sindacale unitaria che raccoglie i delegati sindacali interni all’azienda) spiega che «Jabil ha accettato su richiesta della sottosegretaria Bergamotto una ulteriore sospensiva della procedura di licenziamento con la proroga della cassa integrazione di ulteriori tre mesi con il decreto legislativo 148. La sottosegretaria ha sottolineato che questa proroga deve servire ad intercettare delle opportunità condivise con l’azienda per evitare i licenziamenti e salvaguardare il sito di Marcianise. Al momento non hanno ancora soluzione proponibili, ma c’è la volontà delle istituzioni di intraprendere percorsi da costruire e condividere tra le parti».
Ennesima sospensiva
La vertenza Jabil dunque continua a trascinarsi di sospensiva in sospensiva senza alcuna soluzione concretamente alternativa ai licenziamenti; più volte l’azienda ha accettato di prorogare di qualche mese la cassa integrazione, così è accaduto anche il 31 gennaio scorso, ma le alternative, come i progetti di reindustrializzazione o gli esodi incentivati, non sono al momento emersi. «Si tratta di un risultato per ora ancora parziale – dice Mauro Musella, dipendente nonché delegato sindacale Uilm – ma in cui si è rivelato determinante l’intervento del Governo. Ora c’è tempo per trovare soluzioni alternative ai licenziamenti».
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